Lettera al British Medical Journal. Palestina-Israele: Andate a constatare la verità voi stessi. Io l’ho fatto.

Ripubblichiamo questo articolo, perché indicativo della tragica situazione palestinese e della ferocia aggressiva di Israele.

Lettera al British Medical Journal
Palestina-Israele: Andate a constatare la verità voi stessi. Io l’ho fatto

Asad KHAN

"Il dottor Khan è un medico inglese. Questi commenti sono apparsi nel British Medical Journal, dove è in corso un accesso dibattito riguardo alla proposta di boicottare Israele da parte dei medici britannici."

14 ottobre 2007

Ho seguito il dibattito su queste colonne con un misto di interesse ed incredulità. Mi chiedo quanti tra coloro che accusano Tom Hickey and Derek Summerfield di "pregiudizi anti-israeliani" e di "anti-Semitismo" abbiano mai visitato la Cisgiordania e Gaza per vedere i fatti con i loro occhi. Io ho avuto la fortuna di visitare Israele e la Cisgiordania per due settimane, in Agosto. Ciò che ho visto laggiù ha cambiato la mia vita per sempre.

Abbiamo trascorso un mucchio di tempo ai checkpoint in Cisgiordania. Sfortunatamente, la parola checkpoint suona talmente benevola da trasmettere a fatica l’orrore del posto. Avete presente una stalla per bovini traboccante di bestie? Con un solo cancello per uscire, sorvegliato da un fattore con un bastone? Bene, sostituitelo con un soldato israeliano armato di fucile-e i palestinesi a far la parte degli animali-e ci andrete vicino. Al checkpoint di Huwwara, vicino Nablus, abbiamo visto una fila che si estendeva per mezzo chilometro fuori dalla ristretta stalla, sotto un sole spietato. Uno ad uno, i palestinesi venivano chiamati avanti e i loro documenti controllati. Alcuni sono riusciti a passare, altri sono stati respinti indietro. Così, a seconda dell’umore del militare. La giustificazione data per l’esistenza dei checkpoint-la sicurezza-è una balla, poiché il muro, per lo più, si trova tra città e villaggi palestinesi, non tra la Palestina e Israele.

Israele, per mezzo del suo sistema composto da 700 checkpoint, blocchi stradali e terrapieni, soffoca la libertà di movimento dei palestinesi in Cisgiordania. Dal 2000 ad oggi, 68 donne sono state costrette a partorire presso i checkpoint ( www.ifamericansknew.org ). La metà dei neonati
coinvolti sono morti, così come quattro donne. Molti dei bambini nati hanno subito danni irreparabili al cervello. Immaginate di essere l’inerme marito o il figlio di una donna costretta a sopportare il dolore dello sforzo sul suolo bollente ad un checkpoint-con un soldato armato che vi fissa-e forse comincerete a capire l’origine dei kamikaze. Dal 1967, Israele ha demolito 18 mila case, spesso sopra le teste dei loro abitanti (Comitato israeliano contro le demolizioni delle case –
www.icahd.org ). Di nuovo: per quale motivo? La gran bugia-sicurezza. La verità è che, anche se un palestinese possiede un pezzo di terra, per costruire o ampliare una residenza esistente, deve presentare una richiesta che costa 20 mila dollari. Questa viene rifiutata quasi regolarmente, e mentre la sua famiglia cresce, lui si vede costretto a costruire abusivamente. E allora arrivano i bulldozer. Poi il palestinese deve lui stesso ripulire le macerie e pagare al governo israeliano il costo per la demolizione della propria casa.

Ci sono stati molti riferimenti, in queste colonne, agli attentati terroristi da parte di dottori musulmani in Gran Bretagna. Queste persone farebbero bene a ricordare che il primo "dottore terrorista" fu l’ebreo Baruch Goldstein, che uccise 29 palestinesi in preghiera nella città santa di Hebron nel 1994, ferendone altri 150. A Goldstein è stato eretto un cippo commemorativo nella colonia estremista di Kiryat Arba, con una targa in cui si legge: "Al santo Baruch Goldstein, che ha dato la sua vita per il popolo ebraico, la Torah e la nazione d’Israele". Il luogo è diventato sito di pellegrinaggio per quelli dell’estrema destra.

Nella città vecchia di Hebron, 400 coloni estremisti-protetti dai soldati dell’esercito israeliano-tengono in ostaggio 30 mila palestinesi. Prendono a calci gli abitanti e gli tirano pietre, mentre l’esercito israeliano proibisce ai palestinesi di guidare-in alcune zone, perfino di camminare per le strade. Io stesso ho visto i blocchi di cemento, la spazzatura e gli escrementi umani venire gettati di sotto ai passanti palestinesi da parte di coloni abusivi che occupano gli appartamenti sopra i negozi arabi. I graffiti razzisti sui muri sono scioccanti: "Arabi alle camere a gas!", "Occhio Fatima, violenteremo tutte le arabe!", "Maometto è un maiale". Sotto c’è un maiale che legge il Corano. "Se voi arabi aveste usato un fottuto preservativo, allora tutto questo non sarebbe successo". (Se qualcuno dovesse ritenerlo impossibile, datemi le vostre email e sarò ben lieto di inviarvi prove fotografiche).

Attraversando a piedi la vecchia Hebron, si passa davanti a sfilze di negozi abbandonati con le entrate saldate tra di loro e con la stella di Davide dipinta sopra. Il riecheggio del ghetto di Varsavia è raggelante.

Quanto all’assunto che Israele è "l’unica democrazia del Medio Oriente" e "tratta con equità tutti i suoi cittadini", vi invito a visitare il deserto del Negev in Israele. L’organizzazione israeliana "Medici per i diritti umani" (www.phr.org.il) ci testimonia della condizione dei Beduini che lì vivono. Ci sono 60 villaggi che esistono da prima del 1948, esistenza che Israele non riconosce. Di conseguenza, non godono di servizi sanitari, elettricità o acqua potabile. Il loro tasso di mortalità infantile è sette volte quello israeliano-nel quarto paese più ricco del mondo, quello che forse ha il migliore sistema sanitario.

Quelli che si rattristano per la potenziale perdita di libertà accademica che un boicottaggio contro Israele potrebbe causare, farebbero bene ad informarsi sulle violazioni contro la libertà accademica palestinese. Noi abbiamo visitato l’Università di Birzeit, appena fuori Ramallah. Lì Yasser Darwish, il funzionario addetto alle pubbliche relazioni, ci ha detto di come gli Israeliani costruirono un checkpoint tra la città di Ramallah e Birzeit durante la seconda Intifada. Questo checkpoint non era altro che una serie di terrapieni, mucchi di macerie ed enormi blocchi di pietra che si estendeva per due chilometri e mezzo, al solo scopo di impedire il passaggio delle persone. Non era tutto: le persone che provavano a raggiungere l’università aggirando gli ostacoli, spesso venivano accolte a suon di pestaggi, proiettili di gomma e gas lacrimogeni.

A volte agli studenti e agli insegnati veniva concesso di andare a Birzeit di mattina ma, al momento di ritornare a casa, di pomeriggio, il checkpoint era puntualmente chiuso. Cosicché, 5000 studenti ed insegnanti dovevano prendere un sentiero per le colline e attraversare valli per tornare a casa cosa che richiedeva circa 2 ore. Gli studenti-ragazze incluse-erano soggetti ad umilianti perquisizioni. In diverse occasioni, i soldati irrompevano nei dormitori delle ragazze, rompendo finestre e mobili. A Birzeit e Ramallah, l’elettricità, l’acqua e le linee telefoniche venivano tagliate, isolando la gente dal mondo esterno.

La sanità non è un "diritto umano fondamentale", in Palestina. E’ incredibile che qualcuno abbia messo in rilievo come Israele accetti gentilmente di curare feriti e malati palestinesi. In virtù delle convenzioni di Gine
vra, una potenza occupante ha la responsabilità della salute delle persone che tiene sotto occupazione. A Nablus, abbiamo visitato l’ospedale Rafidia, il nosocomio generale più importante. Siamo stati ricevuti dal Dott. Sadaqah, il vice-direttore. Ci ha detto che ogni volta che gli Israeliani invadono Nablus, la prima cosa che fanno è quella di circondare l’ospedale, per impedire il transito di personale e pazienti, con il risultato di provocare morti inutili. A volte i pazienti hanno bisogno di essere trasferiti all’ospedale di Gerusalemme o in Israele – per quanto le autorità israeliane creino ostacoli appena ne hanno l’opportunità. Spesso, dal momento in cui ottiene il permesso (un minimo di 2 giorni, persino per un’emergenza), il paziente muore-ciò è accaduto ad un paziente ustionato due giorni prima della nostra visita.

Al culmine delle invasioni e dei coprifuoco del 2002-2003, a Rafidia venivano ricoverati 8-9 casi di feriti gravi ogni giorno. Il personale finì con il dover vivere all’ospedale per 23 giorni. L’esercito israeliano impedì ai feriti della Città Vecchia di raggiungere Rafidia – una moschea fu adibita a clinica per curarli. Il Dott. Sadawqah ci ha detto che questa clinica si trovò a dover eseguire due amputazioni d’emergenza senza anestesia. Gli israeliani inoltre impedirono che i corpi venissero presi per la sepoltura-e di conseguenza l’obitorio dell’ospedale diventava colmo e si doveva ricorrere ai camion dei gelati per immagazzinare i cadaveri.

Ci ha anche detto che gli israeliani entravano regolarmente nell’ospedale, e addirittura rimossero quattro pazienti dai loro letti. Uno di questi era effettivamente un paziente in terapia intensiva che era appena stato sottoposto ad un importante intervento. Quando medici ed infermieri chiesero spiegazioni, furono semplicemente spinti da parte. Siamo inorriditi al sapere che quando i soldati rimossero pazienti dall’ospedale, essi furono coadiuvati da dottori israeliani che non fecero niente per impedire che tutto ciò accadesse. Inoltre, i soldati erano soliti rimuovere pazienti dalle ambulanze mentre le "ispezionavano".

Avete per caso mai sentito protestare l’Associazione Medici Israeliani contro queste lampanti violazioni dei diritti umani commesse da Israele? Ho avuto la fortuna di intervistare due studenti della facoltà di medicina dell’università Al Quds a Gerusalemme. Per comprendere la singolare situazione con cui gli studenti di Gerusalemme-ed in realtà di tutti i palestinesi gerosolimitani-devono fare i conti, è importante tornare indietro al 1967 quando Israele occupò la Cisgiordania e Gaza, annettendosi illegalmente Gerusalemme Est. Israele dichiarò Gerusalemme "capitale indivisibile di Israele"; una posizione che la comunità internazionale, inclusi gli USA, non riconosce.

Ai residenti palestinesi di Gerusalemme fu offerta la cittadinanza israeliana-sebbene ciò implicasse la solenne promessa di fedeltà ad Israele. Ovviamente, la maggior parte dei palestinesi rifiutò. Questi furono dichiarati "residenti" senza cittadinanza e costretti a portare con sé le carte d’identità blu di Gerusalemme. L’apposito spazio della "nazionalità" è lasciato in bianco. I residenti in Cisgiordania, per contro, portano delle carte d’identità verdi. Chi ha la carta d’identità blu non può spostarsi in Cisgiordania mentre quelli che hanno le carte d’identità verdi non possono entrare a Gerusalemme. La situazione ha diviso le famiglie-comprese le coppie di sposi. Se un residente di Gerusalemme sposa un palestinese cisgiordano, non è concesso loro di vivere insieme né in Cisgiordania né a Gerusalemme. Di conseguenza, molte coppie convivono nell’illegalità, con la costante paura che uno dei due venga scoperto ed espulso. L’unico precedente di questa oscena situazione è quello del Sud Africa dell’apartheid.

Gli studenti ci hanno spiegato che il campus della facoltà di medicina si trova nella periferia di Gerusalemme, nel quartiere di Abu Dis. Il principale ospedale per fare pratica-il Maqassed-si trova nella città propriamente detta. Un tempo non si poteva dire con certezza dove finisse Abu Dis e dove cominciasse Gerusalemme. Adesso non più. Il muro di separazione eretto da Israele ha diviso le due zone e per ragioni meramente pratiche adesso Abu Dis fa parte della Cisgiordania.

Uno degli studenti ci ha detto che su 40 studenti del suo anno, 5 possiedono carte d’identità blu e gli altri quelle verdi. Potete ben capire le conseguenze. Per poter fare pratica al Maqassed, gli studenti con le carte verdi necessitano di un permesso speciale-molto difficile da ottenere.

Perfino quelli che riescono ad ottenerlo non possono mai esser certi di riuscire a raggiungere l’ospedale poiché vengono frequentemente respinti al checkpoint senza alcun motivo. Ragion per cui, la maggior parte degli studenti possessori di carte verdi sono obbligati a spostarsi negli ospedali cisgiordani per frequentare le loro lezioni-cioè altri checkpoint da attraversare.

La situazione opposta è che gli studenti con le carte d’identità blu possono anche essere in grado di fare pratica al Moqassed ma spesso viene loro impedito di frequentare le lezioni ad Abu Dis. E non si tratta di un viaggio lineare-uno spostamento che dovrebbe richiedere non più di dieci minuti può durare un’ora e mezzo a causa dei checkpoint e del percorso contorto che gli studenti devono prendere.

Quando finalmente riescono a laurearsi, ai dottori della Al Quds viene proibito di lavorare negli ospedali di Gerusalemme e di Israele poiché la loro qualifica non è riconosciuta da Israele. Gli ospedali cisgiordani sono un’opzione solo per gli studenti con le carte d’identità verdi. La situazione obbliga molti ad emigrare all’estero.

Quanto a coloro che sostengono che Israele, con le sue violazioni dei diritti umani, "si sta semplicemente difendendo", vorrei focalizzare la vostra attenzione sulla seguente statistica della BBC: nel 2006, 660 palestinesi furono uccisi dalle forze di "sicurezza" israeliane. Queste cifre comprendono 141 bambini. Volete sapere il totale di israeliani uccisi da palestinesi? 23. Su questo punto si vada al link: http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/middle_east/6215769.stm

Adesso che sono tornato in Gran Bretagna-e ho detto la mia su queste colonne-so che verrò accusato di essere un anti-Semita. Questa è, intellettualmente parlando, un’insensatezza. Qui ho molti amici ebrei, e adesso anche in Israele. Loro sono disgustati da quello che fa Israele, e stanno combattendo una coraggiosa e spesso pericolosa battaglia, a volte a costo di venir ostracizzati dalla famiglia e dagli amici. Tutti i maggiori critici delle politiche israeliane sono ebrei-Noam Chomsky, Amira Hass, Ilan Pappe, Norman Finkelstein e la defunta Tanya Reinhart.

Qui non stiamo parlando di un conflitto secolare tra Ebrei e Musulmani (si ricordi inoltre che il 12% dei palestinesi sono cristiani e questo dato comprende personalità eminenti come Hanan Ashrawi e il defunto Edward Said). Si tratta di diritti umani basilari. Se si critica le demolizioni di case, i checkpoint, gli omicidi mirati, ecc…e si viene accusati di antisemitismo, allora chi accusa è veramente una persona stramba. Affinchè queste critiche possano definirsi antisemitiche, l’accusatore dovrebbe accettare queste violazioni della legge internazionale come caratteristiche inerenti del giudaismo. Allora chi è l’antisemita qui? Un’altra domanda che è probabile che mi venga fatta è, "Ci sono molti conflitti nel mondo oggigiorno; perché siete così fissati con la Palestina?"

Nel caso in cui non ci siete ancora arrivati, la chiave per la pace in Medio Oriente è giustizia per la Palestina. Si tratta di una ferita in putrefazione nel corpo di ogni arabo; più va avanti, e più aumenta il risentimento arabo verso l’Occidente.

E’ vero, ci sono molti conflitti orrendi come nel Darfur, in Somalia, nel Congo, in Cecenia e nel Kashmir. Ma questi sono relativamente recenti, mentre l’oppressione contro i palestinesi dura da 60 anni.

E’ la più lunga occupazione in atto nel mondo oggi-e l’unica, ad eccezione di quella in Iraq. E l’unica in cui l’oppressore viene finanziato e armato fino ai denti dal mondo cosiddetto "civilizzato". Forse vi chiederete cosa c’entri tutto ciò con il dibattito sul boicottaggio. Bene, nonostante voci individuali fuori dal coro, è chiaro che l’accademia israeliana e l’associazione dei medici israeliani non sono riusciti a venire allo scoperto come un unico corpo a condannare l’occupazione. Tutto ciò, nonostante reiterati appelli da parte di organizzazioni palestinesi, israeliane ed organizzazioni internazionali per i diritti umani. Con il loro silenzio, diventano complici nelle violazioni dei diritti umani. Non mi rimane altra scelta che promuovere la campagna per un boicottaggio.

Lo "scambio di idee" non ha portato a nulla-nonostante anni di confronti a livello governativo, una giusta pace per i palestinesi rimane una lontana chimera. E’ tempo che le persone di altre nazioni adottino misure per stigmatizzare Israele, qualcosa che i loro governi si rifiutano di fare.

Esiste un precedente-il Sud Africa. Dato che molti illustri personaggi sudafricani-compresi Mandela, Ronnie Kasrils e Desmond Tutu-hanno pubblicamente affermato che l’oppressione israeliana contro i palestinesi è di gran lunga peggiore di quella del Sud Africa dell’apartheid, da dove ha origine l’esitazione a mettere in vigore un boicottaggio?

Quanto a coloro che solidarizzano coi palestinesi ma sono contrari ai boicottaggi, ho una semplice domanda: nel caso, che hanno intenzione di fare per i palestinesi, che il mondo boicotta e ormai ha abbandonato da un bel pezzo? Se la libertà accademica degli israeliani è sacra, lo stesso non
dovrebbe valere per i palestinesi?

Per un completo resoconto del mio viaggio, visitate per favore il link: http://chestdocinpalestine.blogspot.com

Articolo originale pubblicato il 7 ottobre 2007
http://www.bmj.com/cgi/eletters/335/7611/124#177732

Traduzione di Diego Traversa, membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguística. Questo articolo è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l’integrità e di menzionarne autori, traduttori, revisori e la fonte.

URL di questo articolo su Tlaxcala: http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=3881&lg=it

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