Lettera aperta al Presidente Mahmoud Abbas.

 
La lettera che segue è stata presentata mercoledì 22 settembre 2008 all’ufficio del presidente Mahmoud Abbas a nome delle 78 organizzazioni palestinesi. 
 
Lettera aperta al Presidente Mahmoud Abbas
 
Al Presidente Mahmoud Abbas 
Capo del Comitato Esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina 
Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese
 
I diritti dei rifugiati palestinesi e le trattative per lo status finale
 
Egregio sig. Presidente,
 
Noi, le sottoscritte organizzazioni di rifugiati palestinesi, movimenti e istituzioni della società civile nella patria palestinese e in esilio siamo le organizzazioni nazionali che lavorano per difendere il diritto al ritorno. Noi ora facciamo appello a Lei perché siamo convinti che l’allineamento della posizione ufficiale palestinese con quella del popolo palestinese, riguardo ai problemi inerenti le trattative sullo status finale, sia la priorità più alta. Il primo di questi problemi è la causa dei rifugiati palestinesi.
 
Siamo convinti che l’allineamento delle posizioni popolari con quelle ufficiali sia la principale garanzia di una posizione palestinese forte nell’attuale processo negoziale, che sta avendo luogo in un contesto locale, regionale e globale e che mette in pericolo i diritti nazionali del popolo palestinese. In questo contesto, siamo preoccupati in modo particolare per i diritti dei rifugiati e deportati interni palestinesi al ritorno alle loro terre e proprietà originarie, alla restituzione delle loro case, terre e proprietà e all’indennizzo per i danni incorsi negli oltre 60 anni passati. Sulla base del fatto che tutti questi diritti sono garantiti dal Diritto internazionale, e con la consapevolezza delle enormi pressioni che gravano sui negoziatori e sulle tattiche delle trattative, come la segretezza riguardo alle evoluzioni delle stesse, facciamo appello a Lei perché adotti una strategia di negoziato basata sulla trasparenza nei confronti dell’intero popolo palestinese – senza curarsi del loro attuale luogo di residenza – riguardo a tutti gli aspetti e i dettagli del processo negoziale. La realizzazione del diritto dei rifugiati palestinesi al ritorno era e continua ad essere lo scopo principale per cui fu stabilita l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), una finalità che rappresenta la colonna portante della legittimità dell’OLP come unico e legittimo rappresentante del popolo palestinese. La trasparenza e la lealtà dei nostri rappresentanti verso tutti i settori della società garantiranno una migliore difesa dei nostri diritti, e fortificheranno la nostra posizione di fronte a queste enormi pressioni.
 
È stato chiaro, in tutte le fasi delle trattative, che questo processo punta eliminare il problema centrale della lotta arabo-palestinese per la libertà e la giustizia: i rifugiati palestinesi ed il loro diritto al ritorno e alla restituzione delle proprietà. Infatti, l’eliminazione di queste richieste centrali arabo-palestinesi costituisce il nucleo di entrambe le politiche israeliana e statunitense. Non è un segreto che durante il cosiddetto “Processo di pace di Oslo” queste politiche hanno fatto ricorso a tattiche ingannevoli per annullare complessivamente tali diritti. Queste tattiche includono il tentativo di sostituire il ritorno e la restituzione delle proprietà con delle compensazioni monetarie; ridurre il numero di quelli titolati ad esercitare questi diritti da più di 7 milioni di palestinesi rifugiati e deportati interni, a una piccola minoranza, inclusi i cosiddetti “casi eccezionali” che sarebbero arbitrariamente fissati da Israele; suggerire che i rifugiati ritornino in case localizzate nelle aree amministrate dall’Autorità palestinese; ed altre umilianti “scelte alternative” da cui ci si attende che i palestinesi rinuncino al diritto dei rifugiati al ritorno alle loro case, terre e proprietà di origine, in cambio di altri diritti e rivendicazioni, come l’autodeterminazione, i confini, il reclamo di Gerusalemme e la rimozione degli insediamenti coloniali illegali. La dirigenza palestinese ha rifiutato tali degradanti mercanteggiamenti nei negoziati passati, in particolare quelli noti come il secondo vertice di Camp David e la Clinton Initiative. Il passato Presidente, Yasser Arafat, rifiutò queste disposizioni, e pagò questa scelta con la libertà e la vita.
 
Considerando che i diritti al ritorno, alla restituzione e all’indennizzo sono salvaguardati dal Diritto internazionale e sono specificamente ratificati dalla Risoluzione 194 dell’Assemblea Generale dell’ONU e dalla Risoluzione 237 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU;
 
Considerando che vediamo aumentare la pressione statunitense che punta a costringere i negoziatori palestinesi ad accettare una costruzione oscura per una soluzione che sarà realizzata in qualche modo ed al più presto, e che tale struttura è in larga parte ad uso interno per gli Stati Uniti, nel contesto delle elezioni presidenziali;
 
Considerando che è divenuto chiaro come l’amministrazione statunitense stia lavorando su altri fronti, per vendere questa sua costruzione oscura come una soluzione alla sessione di settembre 2008 dell’Assemblea Generale dell’ONU;
 
Considerando che comprendiamo, come un risultato della lunga e difficile esperienza del nostro movimento con la politica israeliana, che gli attori politici israeliani cercano di risolvere la crisi politica interna israeliana distruggendo il fronte palestinese attraverso vari metodi e pratiche; tutti costoro lavorano per difendere l’occupazione israeliana, il colonialismo, e la segregazione razziale, e puntano a raggiungere il riconoscimento internazionale di Israele come “Stato ebreo”;
 
Considerando che i programmi elettorali Occidentali ed israeliani non devono essere impiegati per esercitare pressione sui negoziatori palestinesi, che non devono in alcun modo prendere parte alle manovre politiche dei candidati israeliani e statunitensi, per proteggere in particolar modo la legalità, la legittimità, e la sacralità dei diritti nazionali palestinesi a prescindere da chi uscirà vittorioso dalle elezioni straniere;
 
Considerando che è percepibile il ripiegamento della posizione europea, una volta di saldi principi, e la sua trasformazione su linee conformi alle politiche degli Stati Uniti, di totale complicità e sostegno di Israele;
 
Considerando che è chiaramente visibile la debolezza e l’incapacità dei paesi arabi ad agire o giocare un ruolo efficace;
 
Considerando che siamo testimoni dell’acuto e doloroso deterioramento senza precedenti nella scena politica interna palestinese;
 
Considerando che è divenuto semplice ed ovvio che le potenti pressioni esterne puntano ad annullare i diritti dei rifugiati palestinesi, particolarmente il diritto al ritorno alle terre e proprietà originarie e alla restituzione di queste terre e queste proprietà;
 
Considerando che Israele e gli Stati Uniti, secondo alcuni funzionari israeliani, stanno intensificando gli sforzi per giungere ad una soluzione accettabile da entrambi i loro paesi, e che sarà attiva a prescindere dal partito al governo;
 
Considerando che la prima regola per la legittimità di ogni soluzione rimane il percorso che porta all’esercizio del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, incluso in primo luogo il diritto dei rifugiati palestinesi di poter scegliere di ritornare alle loro case e terre originarie nonostante l’attuale luogo di rifugio.
 
Noi ci avviciniamo a Lei con questa dichiarazione basata sul nostro forte desiderio di concepire un modo diretto, costruito sui più alti livelli di chiarezza e lealtà con il popolo palestinese; un modo diretto che mira a fortificare la posizione palestinese in questa fase delicata della lotta; un modo diretto che assicuri che qualsiasi modello di soluzione includerà i seguenti principi in un linguaggio chiaro ed immutabile:
 

  1. I diritti dei rifugiati palestinesi e dei deportati interni al ritorno, alla restituzione e all’indennizzo sono diritti fondamentali per il Diritto internazionale e le risoluzioni dell’ONU – in particolar modo la Risoluzione 194 dell’Assemblea Generale dell’ONU e la Risoluzione 237 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il contenuto di questi diritti non è negoziabile a prescindere dal modo in cui saranno esercitati; 

  1. Il diritto al ritorno è un diritto individuale di cui può godere ogni rifugiato e deportato interno palestinese. Questo diritto, passato da una generazione a quella successiva, è basato sulla scelta dell’individuo se ritornare o no, un inalienabile ed indivisibile diritto, che non può essere leso da alcun trattato, accordo bilaterale, multilaterale, o internazionale. Ciascuno di questi accordi deve rispettare i precetti fondamentali ed principi del Diritto internazionale; 

  1. Il diritto dei rifugiati e dei deportati interni palestinesi al ritorno è un diritto collettivo che non è limitato ad uno o all’altro gruppo, ed è parte integrante del diritto palestinese all’autodeterminazione; 

  1. Il diritto dei rifugiati e dei deportati interni palestinesi al ritorno non è soggetto a referendum. 

Che Lei possa rimanere saldo nella nostra lotta per la libertà e la dignità.

 
Agosto 2008
 
I firmatari:
 
1. 194 Association (Syria)
2. Abassiya Association (Palestine)
3. Abnaa Al-Balad Center for the Defense of the Right of Return (Syria)
4. Aidun Group (Lebanon)
5. Aidun Group (Syria)
6. Al-Awda Palestine Network (Holland)
7. Al-Awda Palestine Right to Return Coalition (North America)
8. Arab Cultural Forum (Gaza, Palestine)
9. Arab Liberation Front
10. Arab Palestinian Front
11. Association for the Defense of the Rights of the Internally Displaced (Palestine)
12. Badil Resource Center for Palestinian Residency and Refugee Rights (Palestine)
13. Beit Nabala Association (Palestine)
14. Bisan Association (Syria)
15. Coalition of Right of Return Defense Committees (Jordan)
16. Coalition of Right of Return Defense Committees (Jordan)
17. Committee for the Rights of Palestinian Women (Syria)
18. Confederation of Right of Return Committees (Europe: Denmark, Sweden, Norway, Switzerland, Greece, Germany, France, Holland, Poland, Finland)
19. Coordinating Committee of Palestinian Organizations Working in Lebanon (Lebanon)
20. Council of National and Islamic Forces in Palestine (Palestine)
21. Democratic Front for the Liberation of Palestine
22. Democratic Palestine Committee
23. Depopulated Towns and Villages Associations (Gaza, Palestine)
24. Farah Heritage Society (Syria)
25. Grassroots Palestinian Anti-Apartheid Wall Campaign (Palestine)
26. Higher Follow-up Committee on Prisoners (Palestine)
27. Higher National Committee for the Defense of the Right of Return (Palestine)
28. Inevitable Return Assembly (Syria)
29. Islamic Jihad Movement
30. Islamic Resistance Movement [Hamas]
31. Istiqlal Youth Union (Lebanon)
32. Istiqlal Youth Union (Syria)
33. Ittijah: Union of Palestinian Non-Governmental Organizations (Palestine)
34. Jafra Youth Center (Syria)
35. Jimzo Association (Palestine)
36. Lajee Center, Aida Camp (Palestine)
37. National Assembly of of Palestinian Civil Society Organizations (Palestine)
38. National Committee to Commemorate the Martyr Ahmad Al-Shuqairy (Jordan)
39. National Nakba Commemoration Committee (Palestine)
40. Palestine Democratic Union [Fida]
41. Palestine House Educational and Cultural Center (Canada)
42. Palestine Liberation Movement [Fatah]
43. Palestine Remembered (USA)
44. Palestine Right of Return Coalition (Global)
45. Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel (Palestine)
46. Palestinian Civil Society Coordinating Committee in Palestine and Abroad (Global)
47. Palestinian Liberation Front
48. Palestinian National Democratic Movement (Palestine)
49. Palestinian National Initiative
50. Palestinian People’s Party
51. Palestinian Popular Struggle Front
52. Palestinian Refugee Rights Defense Committee (Balata Camp, Palestine)
53. Palestinian University Professors Union (Gaza, Palestine)
54. Palestinian Women’s Grassroots Organization (Syria)
55. Palestinian Youth Democratic Union (Syria)
56. Palestinian Youth Organization (Syria)
57. Palestinian Youth Struggle Union (Syria Branch)
58. People’s Assembly of the Towns and Villages Depopulated in 1948 (Palestine)
59. Platform of Associations in Solidarity with Palestine (Switzerland)
60. Popular Committees to Defend the Right of Return (Gaza, Palestine)
61. Popular Front for the Liberation of Palestine
62. Popular Front for the Liberation of Palestine – General Command
63. Refugee and Right of Return Committee (Syria)
64. Refugee Camp Popular Committees (West Bank & Gaza, Palestine)
65. Refugee Executive Office (Palestine)
66. Right of Return committee (Switzerland)
67. Ruwwad Cultural Center (Aida Camp, Palestine)
68. Salameh Association (Palestine)
69. Secular Democratic State Group (Gaza, Palestine)
70. Union of Right of Return Committees (Syria)
71. Union of Women’s Activity Centers, West Bank Refugee Camps (Palestine)
72. Union of Youth Activity Centers, Refugee Camps (Palestine)
73. Vanguard for the Popular Liberation War [Sa’iqa]
74. Women’s Activity Centers (Gaza, Palestine)
75. Yaffa Charitable Fund (Jordan)
76. Yaffa Cultural Center (Balata Camp, Palestine)
77. Youth Assembly (Gaza, Palestine)
78. Youth Struggle Union (Lebanon)
 
 

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