Lettere a Stefano.

Caro Stefano,

il tuo ricordo per me sarà sempre indelebile.

Non parlo solo del giornalista, che è stato grande e al quale, meglio di me,
sapranno dedicare parole adeguate i colleghi e chi lavorativamente lo
conosce a fondo. Parlo dell’uomo, di quella rara umanità che permette a
pochi di essere semplici pur essendo straordinari. Sono grata al destino che
mi ha concesso di incontrarti.

Elisabetta Filippi

Stefano!

ora che ci hai lasciato, perchè? Noi palestinesi ci sentiamo più soli; sei stato il nostro grande amico, sei stato amico di tutti quei popoli che lottano contro ogni forma di sopraffazione dei potenti  ed ingiustizie terribili, che non volevi assolutamente accettare, ed incitavi tutti noi  a combatterle. Sarai sempre nei nostri cuori, nel tuo ricordo continueremo fino alla vittoria

Grazie Stefano ciao

Ahmad, Giovanna, Anna Chiara, Shadi

 

  Ciao Stefano…

sono passati tanti anni dal nostro primo incontro: c’era un dibattito sulla Palestina e tu eri lì in veste di giovane scrittore. Dietro un tavolo vendevi i tuoi primi libri; ne presi uno in mano e chiesi: – chi è l’autore? – Con quel tuo sorriso dolcissimo, un po’ timido, confuso tra la barba e una massa di riccioli scuri, rispondesti: – Io – Ricambiai il sorriso e incominciai a sfogliare il libro…non lo comperai…lo feci poi in seguito, ma tu non sprecasti una parola per invogliarmi… anche questo era Stefano.  Nonostante le infinite volte che ci siamo abbracciati e parlati, negli anni a venire, durante le varie  manifestazioni per la scomoda causa  palestinese, il ricordo più nitido, ora, in questa chiesa, confusa tra tanta gente che ti commemora commossa, a me sovviene quel quasi sussurrato “io”.
Caro Stefano, ti saluto con l’umidità di una lagrima e il ricordo di un sorriso…Spero di incontrarti in un mondo migliore….
Ciao Stefano!
Adriana Sabbatini – resp. sez. Palestina in Altri Mondi
 

Non ho parole adeguate per comunicarvi la notizia della morte di Stefano Chiarini.

E’ talmente assurda e drammatica da lasciare tutti noi che l’abbiamo conosciuto, apprezzato ed amato, ammutoliti ed increduli.

Stefano era, e resta, la voce che abbiamo ascoltato e letto, e direi, tante volte inseguito, perchè capace di darci la conoscenza e la coscienza dei fatti. 

Sappiamo che  altri non gradivano i suoi interventi perchè non offrivano  alibi ed anfratti bui dove nascondersi.

Le sue parole non si mimetizzavano dietro ipocriti sotterfugi.  

Per noi erano la molla che ci faceva agire.

Noi lo amavamo per la sua semplicità di essere grande, per quel suo mostrarsi sempre aperto a tutto ed a tutti, per quel suo assicurarti  un briciolo di attenzione anche quando era distratto e inseguiva altri pensieri.

Per noi era come il fuoco per la falena: ci attraeva e ci coivolgeva, ravvivando quel poco di umanità ch’era nascosto nel fondo della nostra coscienza.

Da lui abbiamo tratto il senso della nostra partecipazione ad una lotta che ci ha posto dalla parte di chi ha subito un torto epocale, che però nessuno vuole di fatto contrastare.

Stefano, immenso è il vuoto e la sofferenza che la tua morte ha prodotto in noi. 

mariano mingarelli

E’ molto doloroso ammettere che un maledetto infarto ci ha strappato Stefano dalle mani, lo ha portato via. Stefano Chiarini, giornalista del Manifesto, che si occupava della Palestina, del Libano e dell’Iraq, una fonte di informazione immensa; si direbbe che conoscesse tutti e tutto sul Medio Oriente.
Stefano è stato l’ideatore del comitato italiano “Per non dimenticare Sabra e Chatila”, che da anni organizza il viaggio di un gruppo di amici e compagni solidale con la questione dei profughi palestinesi, per visitare i loro campi in Libano, e sentire i protagonisti dirittamente, toccare la realtà che si vive all’interno di un campo profughi a Beirut, o a Sidone.
Sono anni che conosciamo Stefano, anni di lavoro e di preparazione, di iniziative non solo in Italia;  in questi ultimi quattro anni abbiamo viaggiato tante volte, Stefano era sempre ottimista, anche nei momenti in cui l’ottimismo andava a farsi benedire.
Lo scorso settembre, esattamente un mese dopo il “cessate il fuoco”, eravamo insieme a Stefano in visita a Beirut e nel sud del Libano; immagini diverse da quelle che avevamo visto solo un anno prima: c’è stata l’aggressione israeliana, 33 giorni di guerra. Mentre si passeggia per le strade di Beirut, Stefano non smette di raccontare le storie di questo paese martoriato, conosce ogni  vicolo, è il nostro vero  racconta storie. Un importante punto di riferimento per i lettori del Manifesto, e non solo. Un giorno,  dopo un interessantissimo dibattito politico con un dirigente di Hezbollah, ci siamo trovati a scherzare sui vari nomi dei partiti politici;  a quel punto ne abbiamo inventato uno pure per noi:  “partito dei comunisti di Dio”. 
La scomparsa di Stefano, così inaspettata, ci ha colto di sorpresa, ma Stefano diceva sempre: dobbiamo andare avanti, dobbiamo raggiungere l’obiettivo. Stanco, ma quel suo  sorriso non ti lasciava scelta.
Stefano era una passione, giornalistica, politica, culturale, ma era anche un Resistente contro l’ingiustizia e la  sopraffazione.
Una grande perdita  per i lettori del Manifesto, ma anche per noi Palestinesi, per i Libanesi, per tutti i popoli in lotta per la pace e la giustizia sociale. Ciao Stefano, sarai sempre ricordato nelle nostre storie.
 
Bassam Saleh, del Comitato “Con la Palestina nel cuore”.

Stefano è morto. Per chi ha la Palestina nel cuore è morto un pezzetto di sé.

Stefano era un giornalista vero, come ce ne sono pochi, molto pochi in Italia.

I suoi meriti sono stati non solo l’onestà nel fare il lavoro di informazione, ma anche di amare la verità e la giustizia schierandosi apertamente contro quella che è l’ingiustizia profonda: la Palestina, se si continua a parlare dei crimini israeliani di Sabra e Chatila lo si deve a lui.

La prima cosa che facevo dopo aver acquistato il giornale su cui scriveva regolarmente, era di guardare il suo articolo che mi faceva vivere e conoscere l’Irlanda, la Palestina, l’Iraq, il Libano; leggevo e sapevo, ero certo di sapere.

Dal Manifesto del 2 settembre del 2000:

 

E i palestinesi? Il mondo pensa veramente che si possa arrivare alla pace ignorando la loro esistenza? Il mondo pensa veramente che si possa continuare a negare loro una casa, un lavoro e, nel caso di Chatila, anche una degna sepoltura? Noi del manifesto non lo pensiamo. E abbiamo deciso di batterci perché il ricordo di quei morti non vada perduto. Che venga data loro una degna sepoltura. E siamo stati sommersi di lettere di sostegno. Una risposta che è anche una speranza di giustizia. Se ognuno portasse a Chatila un fiore nessuno potrebbe più ignorare quella fossa. Per quanto ci riguarda il sedici settembre noi saremo li con il "nostro fiore dall’odore del sangue ma anche del gelsomino".

 

Ci sono morti che pesano come piume, altre che pesano come montagne: per noi, che amiamo la Palestina, la giustizia e la verità, che siamo contro l’imperialismo americano e contro il sionismo oggi ci troviamo a subire questa immensa perdita.

Sarà più difficile ma dovremo saper andare avanti anche senza Stefano.

Il suo ricordo lo porteremo nel cuore e nelle piazze per farlo vivere ancora.

Un abbraccio forte ai suoi familiari

 

Francesco Giordano

Attorno alle 18 di oggi è improvvisamente morto nella sua casa romana Stefano Chiarini, giornalista del quotidiano Il Manifesto.

Con Stefano sono stato in Libano nel 2005, ho scattato questa foto durante una conferenza stampa per ricordare il massacro nei campi profughi di Sabra e Chatila. Durante il viaggio ho conosciuto Stefano giornalista, compagno, amico. Ogni anno ha portato in libano decine di attivisti per visitare insieme i campi profughi palestinesi, per portare solidarietà alle famiglie dei "sopravvissuti" per non dimenticare i massacri, le continue ingiustizie e la pulizia etnica che il popolo palestinese sta subendo. Voglio ricordare Stefano con la sua frase più ricorrente: "Due pesi e due misure", non si riferiva ancora all’abbraccio Olmert, Prodi, Mastella, Napolitano. Ci mancherà
[Rosario]

www.radiocittaperta.it


Se lo è portato via un infarto, non c’è stato niente da fare.
Il Medio oriente era da sempre la sua passione, ed è stato l’unico giornalista italiano ad essere presente a Baghdad durante la prima Guerra del golfo, nel 1991 ed a tornarci anche in questi ultimi anni, sfidando la guerra e quegli squadroni della morte che hanno fatto pagare con la vita molti giornalisti troppo curiosi.

Aveva da subito aderito al Forum Palestina, convinto della necessità di schierarsi apertamente e senza ambiguità dalla parte del popolo palestinese, informando sulla situazione in Medio Oriente dalle pagine del Manifesto e poi de la Rinascita, e dai microfoni di Radio Città Aperta e di altre emittenti libere.

Ricordiamo con emozione la sua determinazione e il suo coraggio nel sostenere la causa palestinese e quella più in generale delle popolazioni arabe. Ricordiamo la sua accuratezza nel descrivere l’attualità mediorientale, sempre accompagnata da una riflessione e da una analisi preziosissime e originali in un panorama informativo dominato dal pregiudizio antislamico e filoisraeliano.

Ricordiamo la sua disponibilità a partecipare a mille iniziative su e giù per l’Italia, il suo attivismo come promotore e animatore dell’annuale delegazione nei campi profughi palestinesi in Libano. La campagna "Per non dimenticare Sabra e Chatila" è diventato negli ultimi anni uno strumento importantissimo contro la rimozione delle responsabilità israeliane nel massacro della inerme popolazione palestinese nei campi di Sabra e Chatila.

Stefano ci ha raccontato cos’è Hezbollah senza pregiudizi e con lungimiranza, da giornalista e da compagno, quando per tutti questa parola significava solo "Partito di Dio".

Di Stefano vogliamo anche ricordare l’amicizia e la sensibilità di tutti i popoli oppressi e sfruttati: ricordiamo il suo lavoro di approfondimento sulla lotta del popolo irlandese attraverso alcuni testi pubblicati dalla casa editrice Gamberetti, che aveva contribuito a fondare.

Ci mancherai Stefano, ci mancheranno i tuoi articoli, ci mancherà la tua voce tranquillizzante, il tuo lavoro di inestimabile valore.

Un abbraccio da tutta la redazione di Radio Città Aperta 

Ciao Stefano, vivrai per sempre nei nostri cuori , nelle nostre
lotte, nel solco dei tuoi insegnamenti.

È morto Stefano Chiarini, giornalista del manifesto, esperto di
Medio Oriente, da sempre a fianco del popolo palestinese e delle
popolazioni arabe.
Nei prossimi giorni avremmo fatto ancora una volta una iniziativa
insieme, per sentire dalla sua voce la descrizione della situazione
mediorientale, per condividere le sue analisi e le sue riflessioni.
Abbiamo fatto con Stefano le nostre battaglie degli ultimi anni
schierati senza ambiguità dalla parte del popolo palestinese e
libanese, la sua determinazione e il suo coraggio sono state sempre
un elemento forte e trascinante, ed è stato vicino a noi quando
siamo stati sottoposti ad attacchi da ogni parte per il nostro
lavoro di solidarietà con il popolo palestinese.
Stefano aveva una determinazione e una chiarezza di intenti che oggi
raramente si incontrano, unite a una intelligenza e capacità di
leggere la realtà che rendono la sua perdita oltre che dolorosa
estremamente pesante per tutti e per la lotta che portiamo avanti in
solidarietà con il popolo palestinese.
Continueremo questo difficile lavoro in cui davi un contributo
sostanziale, pensando a te.

Il direttivo del Circolo Agorà

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