L’ex frontman dei Pink Floyd ha scatenato il putiferio paragonando gli israeliani ai nazisti

The Guardian. I leader religiosi reagiscono con rabbia all’ultima esplicita critica di Roger Waters in merito al trattamento dei palestinesi.

Le provocatorie osservazioni da parte del musicista Roger Waters, ex cantante dei Pink Floyd, riguardo la somiglianza tra lo stato israeliano moderno e la Germania nazista lo hanno messo al centro di una disputa furiosa.

Musicisti ed altre figure religiose hanno reagito con rabbia all’ipotesi della rockstar, secondo la quale il trattamento israeliano nei confronti dei palestinesi potrebbe essere paragonato alle atrocità della Germania nazista. “I parallelismi con quello che succedeva nel 1930 in Germania sono così clamorosamente evidenti”, ha dichiarato durante un’intervista online americana la scorsa settimana.

Il 70enne Waters, noto sostenitore della causa palestinese, si è dovuto spesso difendere dalle accuse di essere antisemita, sostenendo di avere tutti i diritti di sollecitare i colleghi artisti a boicottare Israele.

Questa estate è stato criticato per aver utilizzato un palloncino a forma di maialino, decorato con alcuni simboli ebraici tra cui una stella di David, come parte degli effetti scenici ai suoi concerti. Waters ha replicato che quello era solo uno dei numerosi simboli religiosi e politici presenti allo spettacolo e non certo un tentativo di individuare specificatamente l’ebraismo come una forza malvagia.

Ora il principale pensatore americano, il rabbino Shmuley Boteach, ha alzato la posta in gioco descrivendo l’opinione di Waters come audace e chiaramente antisemita.

Scrivendo sul New York Observer, il rabbino ha affermato: “Mr Waters, i nazisti facevano parte di un regime accusato di genocidio che ha ucciso sei milioni di ebrei. Se dunque Lei ha l’audacia di paragonare gli ebrei a quegli stessi mostri che li uccisero, Lei mostra di non avere né decenza né cuore né anima”. Il rabbino rispondeva ai più recenti commenti di Waters sul Medio Oriente. Parlando alla rivista di sinistra Counter Punch, il musicista ha criticato il governo degli Stati Uniti per essere indebitamente influenzato dalla “macchina propagandistica israeliana”.

L’ex frontman dei Pink Floyd, che ha recentemente girato il mondo con uno spettacolo basato sull’influente album del 1979 “The Wall”, ha continuato a descrivere i rabbini di Israele come “bizzarri” e li ha accusati di ritenere che i palestinesi e gli altri arabi in Medio Oriente siano “sub-umani”. Waters ha suggerito l’idea che la “lobby ebraica sia straordinariamente potente”. Sul tema dell’Olocausto ha ribadito: “Ci sono state molte persone che hanno fatto finta che la persecuzione sugli ebrei non stesse avvenendo, dal 1933 fino al 1946: quindi questo non è un nuovo scenario. Solo che questa volta è il popolo palestinese ad essere sterminato”.

Parlando da New York sabato sera, Waters ha fermamente rifiutato l’interpretazione del rabbino Boteach in merito alla sua esternazione. Ha affermato: “Io non conosco il rabbino Boteach e tantomeno sono disposto ad iniziare un scambio di insulti con lui. Dirò soltanto questo: non ho nulla contro gli ebrei o gli israeliani, né sono antisemita. Deploro le politiche del governo israeliano nei territori occupati e di Gaza, poiché sono immorali, inumane ed illegali. Continuerò a protestare in modo non violento fino a quando il governo di Israele continuerà con tali politiche”.

“Se il rabbino Boteach è favorevole a perorare la causa delle politiche del governo di Israele, non vedo l’ora di ascoltarlo. È così difficile formulare degli argomenti che possano difendere le politiche del governo israeliano, che di conseguenza gli aspiranti difensori utilizzano spesso una tattica diversiva: abitualmente trascinano chi li critica nella pubblica arena e lo accusano di essere antisemita”.

Waters ha continuato: “L’Olocausto è stato brutale e disgustoso, al di là della nostra immaginazione, e non dobbiamo mai dimenticarlo: dobbiamo sempre rimanere vigili. Non dobbiamo mai stare a guardare in silenzio, indifferenti alle sofferenze altrui, a prescindere dalla loro razza, colore, etnia o religione. Tutti gli esseri umani meritano di godere del diritto di vivere uguali davanti alla legge”.

Karen Pollock, direttore esecutivo del Holocaust Educational Trust, ha dichiarato: “Ogni individuo ha diritto di esprimere un’opinione e di lottare con passione per una causa, ma abbozzando parallelismi azzardati con l’Olocausto è un insulto alla memoria dei sei milioni di ebrei – uomini, donne e bambini – assassinati dai nazisti. Questo tipo di attacchi è comunemente utilizzato come velato antisemitismo e deve essere riconosciuto come tale”.

Jo-Ann Mort, vicepresidentessa del gruppo degli ebrei statunitense Americans for Peace Now, chiede a musicisti ed altri artisti di andare in Israele per capire che c’è anche un’opposizione israeliana alla discriminazione nei confronti degli arabi. Parlando all’Observer dalla California, ha sostenuto l’importanza per gli artisti internazionali di “parlare francamente al pubblico riguardo i successi ed i fallimenti della nazione. Proprio come i musicisti israeliani – ebrei, musulmani e cristiani – fanno”.

“I media in Israele si concentrano sugli artisti stranieri, che avrebbero la possibilità di rendere noto il loro punto di vista e questo aiuterebbe anche a rompere l’impasse che i fondamentalisti hanno avuto da entrambe le parti”, ha sostenuto.

Mort sostiene l’approccio anti-boicottaggio nei confronti di Israele da parte del cantante israeliano ed attivista David Broza, il cui prossimo album “East Jerusalem/West Jerusalem” contiene numerose cover di canzoni che incoraggiano alla comprensione, tra cui proprio la canzone Mother di Waters, dall’album “The Wall”.

“La musica affascina la testa e la mente”, ha recentemente sostenuto Broza. “Se si compone di buone vibrazioni, allora tutti vogliono farne parte. Il duro lavoro inizia nel momento in cui si coltiva una convinzione in quello che stai facendo e non ci si ferma davanti agli ostacoli posti ad ogni angolo”.

La scorsa settimana le parole di Waters hanno provocato una risposta forte da parte della Community Security Trust, l’organismo che controlla l’attività anti-ebraica in Gran Bretagna. Un portavoce ha dichiarato al Jewish Chronicle che nei commenti di Waters “riecheggia il linguaggio dell’antisemitismo” ed ha aggiunto che il musicista “è la prova vivente di quanto facilmente le persone che perseguono una politica anti-israeliana estrema possano scivolare in dichiarazioni ed idee antisemite”.

Anche Bicom, l’organizzazione di difesa di Israele con sede nel Regno Unito, ha condannato le dichiarazioni di Waters. L’amministratore delegato Dermot Kehoe ha asserito: “Le dichiarazioni di Roger Waters che chiedevano il boicottaggio culturale di Israele e paragonavano tale nazione alla Germania nazista sono ripugnanti e si scontrano sia con la realtà odierna di Israele sia con i colloqui di pace in corso tra Israele ed i palestinesi”.

Nel mese di agosto Waters ha utilizzato la sua pagina Facebook per rispondere alle accuse secondo le quali lui sarebbe stato un “manifesto odiatore degli ebrei”, espresse dal rabbino Abraham Cooper del Simon Wiesenthal Center durante un’intervista ad un settimanale ebraico americano, il Algemeiner.

“Spesso riesco ad ignorare questi attacchi, ma le accuse del rabbino Cooper sono così esagerate e bigotte da meritare una risposta”, ha scritto Waters aggiungendo di avere “numerosi amici ebrei, molto stretti”.

Traduzione di Erica Celada