L'informazione è controllata…

L’informazione è controllata…

…ma da chi, esattamente?

di Massimo Mazzucco

luogocomune.net

Ogni volte che prendiamo in mano il telecomando, per sapere che cosa 
è successo nel mondo, ci muoviamo ansiosi dalla Rai alla CNN alla Fox 
alla BBC, convinti di aver accesso a molteplici fonti, da paesi e 
culture diverse, per riuscire in qualche modo a mettere insiemi i 
frammenti del puzzle informativo.

In realtà molti hanno ormai capito che si tratta di un unico 
messaggio, trasmesso da dozzine di presentatori diversi, in lingue e 
da luoghi diversi, ciascuno incorniciato da una una grafica 
differente, ma perfettamente identico nella sostanza, ovunque nel mondo.

Ma come può avvenire – meccanicamente, intendo dire, nella realtà 
quotidiana – la propagazione effettiva di questo “messaggio 
unificato”, che sarebbe confezionato a monte della messa in onda ? 
Dove nasce la notizia originale, chi decide quale debba essere, e in 
che modo costui riesce ad imporla con tale apparente facilità al 
mondo intero, praticamente nello stesso istante ?

È davvero possibile che esista “un signore” (o un gruppo ristretto), 
seduto in qualche oscuro bugigattolo dei famosi “piani alti”, che 
analizza sistematicamente le notizie in arrivo, le manipola, e fa 
diffondere solo quelle che ha deciso lui, nel modo e con il taglio 
che vuole lui ?

Se davvero esistesse questo “centro unificato di controllo”, come fa 
l’informazione mondiale a raggiungerlo in primo luogo ? Se infatti i 
canali mainstream (i nostri televisori) rappresentano solo la fase di 
“uscita”, cioè l’emissione della notizia già manipolata, attraverso 
quali canali arriva al “bugigattolo” la notizia reale, “in entrata” ?

Dobbiamo forse immaginare che tutti i reporter del mondo abbiano nel 
cellulare un “numero segreto”, da chiamare ogni volta che ritengono 
un fatto degno di essere riportato ? Oppure, se non tutti i reporter 
– che sarebbe ovviamente assurdo – almeno tutti i direttori delle 
grandi testate mondiali ?

Ve lo vedete, l’inviato di Chicago che chiama il direttore della CNN 
ad Atlanta e dice “Pare che ci fosse in atto un tentativo di far 
esplodere la Sears Tower, da parte di un gruppo di terroristi 
islamici. Che faccio, direttore, indago ?” “Aspetta un attimo”, gli 
risponde il direttore, il quale telefona di nascosto al “Grande 
Vecchio” e gli chiede: “Può interessarle un tentativo di far 
esplodere la Sears Tower da parte di un gruppo di terroristi 
islamici ?” “Uhm, sì sì, molto interessante. Manda, manda, che poi ti 
faccio sapere io come ne devi parlare”.

Proviamo davvero a immaginarlo, questo “centro di potere occulto”, un 
bugigattolo con mille linee telefoniche che viene tempestato 
ininterrottamente da tutti i direttori di testata mondiali, i quali 
cercano nello stesso momento di fargli avere le informazioni reali, 
“prima” che vengano manipolate e diffuse sui canali mainstream: 
poiché le news viaggiano in tempo reale, e nel mondo succede 
costantemente di tutto, ci vorrebbero come minimo venti batterie di 
telefoniste che ricevono, filtrano e riorganizzano le informazioni, 
per poi passarle ai livelli superiori.

I “Grandi Vecchi” saranno anche potentissimi, ma di orecchie ne hanno 
due come tutti gli altri.

Se quindi quel bugigattolo esistesse, non potrebbe che avere le 
sembianze di una vera e propria redazione – come appunto quella della 
CNN – dove arrivano in continuazione informazioni da tutto il mondo, 
e vengono filtrate, riorganizzate e reindirizzate ai livelli 
superiori, prima di essere elaborate per la messa in onda.

E ai piani alti c’è il direttore, che già di suo normalmente filtra, 
scarta, seleziona, e modifica le notizia, prima che venga messa in 
onda. Lo fa perché quello è il suo ruolo, ed è stato messo lì per 
quello.

Ma la “catena” della manipolazione si ferma lì, deve farlo per forza: 
la stessa notizia infatti arriva contemporaneamente alla Fox come 
alla Rai come alla BBC, e queste non aspettano certo la CNN per 
sapere cosa raccontare ai loro telespettatori, ma anzi cercano di 
batterla sul tempo, per fare bella figura con gli sponsor e incassare 
più soldi al rinnovo del contratto. Come fare allora ad accertarsi 
che esca contemporaneamente lo stesso messaggio in tutto il mondo, 
manipolato con la stessa angolazione e omologato in misura tale da 
essere effettivamente uno solo ?

In realtà non c’è alcun bisogno di un Grande Vecchio, che passi le 
giornate a decidere di cosa debbano parlare le tv di tutto il mondo, 
perché il sistema stesso è congegnato in modo da fare che ciò avvenga.

°°°

Due fatti, apparentemente non correlati, ci aiutano a capire meglio 
come funzioni l’attuale sistema di informazione mondiale, un 
baraccone rumoroso e appariscente, ma del tutto privo di sostanza.

Il primo fatto riguarda la retata mondiale antimafia avvenuta pochi 
giorni fa.

Il giorno prima che si diffondesse la notizia, ho ricevuto da parte 
di un nostro iscritto una email che diceva:

“Ti scrivo per raccontarti un fatto che mi ha inquietato: qualche ora 
fa (alle 21.00 circa) ero seduto al tavolo di un bar in una zona 
centrale di Roma e al tavolo accanto c’era una signora che parlava al 
cellulare con un’amica. Non ho potuto fare a meno di origliare ed 
ecco cosa è venuto fuori: detta signora è una giornalista delle reti 
Sky (purtroppo non ha detto il suo nome), e ad un certo punto ha 
invitato la sua amica a seguire il suo intervento DOMANI alle 16.00 
circa, spiegandole che succederà qualcosa di grosso tra Stati Uniti e 
Sicilia e lei, se non ho capito male, commenterà o comunque si 
occuperà di questo fatto sul sito di Sky (credo Sky TG). È sembrato 
che l’amica chiedesse maggiori informazioni riguardo quello che deve 
accadere, ma la giornalista ha risposto (accortasi che stavo 
ascoltando) che non poteva dirglielo e di aspettare semplicemente 
domani.”

Che cosa significa tutto questo ? Che il nostro amico si era per caso 
seduto proprio accanto al Grande Vecchio (con sembianze femminili, in 
quel caso), oppure accanto a qualcuno che gli è particolarmente vicino ?

No di certo, visto che nessuno in una posizione così importante si 
metterebbe ad annunciare in pubblico – e su un cellulare oltretutto – 
quello che dovrebbe tenere rigorosamente per sé.

E nemmeno un giornalista serio, che avesse avuto quella dritta 
attraverso qualche canale privilegiato, sarebbe così stupido da 
rivelarlo pubblicamente, invece di sfruttarlo a proprio vantaggio 
professionale.

Quella era sicuramente una mezzacalza qualunque, che non ha resistito 
alla tentazione di vantarsi con l’amica per quello che evidentemente 
credeva essere lo scoop del secolo. È invece risultato che all’ora 
indicata non solo Sky News, ma il mondo intero riportasse la stessa 
identica notizia.

Se quindi lo sapeva in anticipo una “giornalista qualunque”, vuole 
dire che nell’ambiente lo sapevano più o meno tutti. C’era stato 
cioè, a monte, il classico “leaking” da parte di chi voleva 
accertarsi che la notizia uscisse con il dovuto peso, e non finisse 
invece relegata in qualche pagina interna, coperta maga
ri da un fatto 
più importante.

In altre parole: conoscendo la natura competitiva del giornalismo, il 
modo migliore per far uscire una notizia in grande stile è quello di 
comunicarla “segretamente” ad una o più testate, facendo ovviamente 
credere a ciascuna di essere l’unica a saperlo (da cui l’eccitamento 
incontenibile della signora al cellulare). A quel punto saranno loro 
stessi a voler uscire con la notizia per primi, marcando addirittura 
l’ora esatta in cui comunicheranno al mondo il fatto appena avvenuto.

Se fai questo con una dozzina di testate importanti, ti sei garantito 
le prime pagine di tutto il mondo, perché a quel punto le altre 
seguiranno a ruota, ansiose di non fare la figura degli sprovveduti.

I media quindi condizionano prima di tutto i media stessi: 
soprattutto ora che c’è Internet, le varie redazioni nel mondo 
passano la maggior parte del tempo a riaggiornare le prime pagine 
delle testate concorrenti, per vedere chi si muove per primo su una 
certa notizia, e come lo fa. A quel punto, basta che una notizia 
raggiunge la soglia critica, come presenza sulle testate importanti, 
che le altre si adegueranno tutte automaticanente, senza una sola 
eccezione.

(Lo abbiamo visto anche da noi, con l’undici settembre: prima era il 
silenzio più impenetrabile, poi uno di loro ha osato parlarne, e di 
colpo tutti gli altri si sono buttati a capofitto). Veniamo ora al 
secondo esempio: la famosa notizia del crollo del WTC-7, data con 
oltre mezz’ora di anticipo dalla BBC di Londra. Quando si scoprì che 
la BBC aveva dato la notizia verso le 16.50 (l’edificio è poi 
crollato alle 17.25), si è subito formato in rete un fronte di 
complottisti “all’ultimo stadio”, che sostenevano che i media “sanno 
già tutto in anticipo”, e che questo episodio lo dimostrasse in 
maniera inequivocabile.

Naturalmente, nessuno si è domandato perché mai il “Grande Vecchio” 
avrebbe avuto interesse, in quel caso, a far sapere in anticipo alle 
TV del crollo, quando tutte le telecamere del mondo erano già puntate 
sul World Trade Center, e nessuna avrebbe comunque mancato di 
registrarlo in diretta mondiale.

Ma c’è soprattutto una spiegazione molto più semplice, per un 
episodio che è solo apparentemente “misterioso e sinistro” come 
questo. Poiché in strada già sapevano da alcune ore che il WTC 
sarebbe stato demolito (ci sono diverse testimonianze in questo 
senso, chiare e inequivocabili), la notizia in qualche modo deve aver 
raggiunto la redazione della CNN, che intorno alle 16.30 ha 
comunicato al mondo che “un altro edificio è crollato, o sta per 
crollare”.

A quel punto – fra la tensione di quella giornata, la confusione 
generale, e la tendenza istintiva di tutti i newscasters a dare le 
notizie prima possibile – non è difficile immaginare come quel dubbio 
sia potuto diventare una certezza prima ancora che il fatto 
avvenisse. (Oggi la cosa fa scalpore, poiché il WTC7 appare 
perfettamente in piedi alle spalle dell’annunciatrice che ci informa 
del suo crollo, ma a quel tempo nessuno avrebbe saputo riconoscerlo 
da un qualunque altro grattacielo di Downtown Manhattan. Inoltre la 
CNN aveva parlato di “un altro edificio”, senza specificare quale).

Questo secondo episodio sembra quindi confermare sia la difficoltà 
pratica di controllare le notizie in tempo reale, sia una certa 
caratteristica del sistema di informazione, che riesce da solo a 
generare i mostri più spaventosi senza nemmeno rendersene conto.

Quella dell’informazione è una macchina, enorme e complicata, nella 
quale è sufficiente piazzare i direttori giusti al posto giusto, per 
vederla funzionare a meraviglia. Una volta che costoro avranno 
filtrato e scartato – ciascuno in maniera del tutto indipendente, ma 
curiosamente omogenea, visto che sono gli stessi direttori ad 
assomigliarsi fra di loro – sarà la macchina stessa a fornire 
l’energia per replicare e diffondere all’infinito quello che non 
potrà che apparire come un messaggio unico sin dalla partenza.

Data articolo: febbraio 2008
Fonte: luogocomune.net

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