“L’invito ad Israele dall’Unione Africana è un tradimento nei confronti dei Palestinesi”

MEMO. Di Yvonne Ridley. I tentativi di far entrare di soppiatto Israele nell’Unione Africana, come paese osservatore, sembrano essere miseramente falliti. I festeggiamenti israeliani sono stati prematuri dato che l’Algeria, uno dei maggiori sostenitori africani della Palestina, sta guadagnando sempre più adesioni nella sua opposizione all’affiliazione dello stato coloniale.

La notizia che Israele aveva ottenuto lo status di osservatore presso l’UA è trapelata la scorsa settimana, al termine di due decenni di silente diplomazia. Aveva già ottenuto questo status presso l’Organizzazione dell’Unione Africana, ma quando l’organizzazione venne smantellata, nel 2002, e sostituita dall’UA, Israele venne tenuto fuori dal nuovo corpo rappresentativo a causa della sua brutale occupazione militare della Palestina.

Nonostante vi sia stata poca fanfara al di fuori di Israele per questo nuovo status ottenuto presso l’UA, il ministro degli Esteri israeliano ne è stato invece felicissimo. E’ un segno, ha detto il ministro, che l’UA e Tel Aviv hanno instaurato legami forti e cooperazione, soprattutto per quel che riguarda il contagio da Covid-19 così come per il “terrorismo estremista” nel continente africano.

Tuttavia, numerosi paesi africani ci tengono a ricordare ai leader dell’UA che poco è cambiato, e che ancora oggi Israele occupa terre palestinesi. Hanno evidenziato il fatto che la leadership dell’UA ha preso la decisione sullo stato sionista senza consultare i singoli membri.

Aleli Admasu, l’ambasciatore israeliano in Etiopia, Burundi e Ciad, la scorsa settimana ha presentato le proprie credenziali come osservatore presso l’UA. Secondo il sito web del quotidiano con sede a Londra Rai Al-Youm, però, l’Algeria ha ufficialmente lanciato una campagna contro l’adesione di Israele. Nel momento in cui scriviamo, alla campagna partecipano Sudafrica, Tunisia, Eritrea, Senegal, Tanzania, Niger, Comore, Gabon, Nigeria, Zimbabwe, Liberia, Mali e Seychelles. Con una dichiarazione, ieri il ministero per gli Affari Internazionali e la Cooperazione in Gaborone ha aggiunto alla lista anche il Botswana. Il ministro ha richiamato l’attenzione sul fatto che “la continua occupazione della Palestina da parte dello stato di Israele va contro la lettera e lo spirito dell’Atto Costitutivo dell’Unione Africana, così come contro il suo obbligo di rispettare e adottare le Risoluzioni delle Nazioni Unite”.

Secondo il ministro degli esteri algerino Ramtane Lamamra, l’azione dell’UA potrebbe minacciare la stabilità del suo paese. Egli ha inserito il problema dello status di osservatore di Israele presso l’UA al primo posto della sua agenda per i prossimi viaggi previsti in Tunisia, Etiopia, Sudan ed Egitto.

Il governo sudafricano ha trovato il tempo di dichiarare, pur togliendo spazio ai suoi stessi problemi interni, che è “sorpreso” dalla decisione della Commissione dell’UA di garantire ad Israele lo status di paese osservatore nel gruppo. Un comunicato di Pretoria descrive la mossa come “ingiusta e senza alcuna garanzia”, presa “unilateralmente senza consultazioni” con i membri dell’UA. “In un anno nel quale il popolo oppresso di Palestina è stato colpito da bombardamenti devastanti e dalla continua costruzione di colonie illegali nelle sue terre”, ha continuato, tutto questo è “particolarmente scandaloso”.

Il Sudafrica ha stabilito relazioni diplomatiche formali con la Palestina nel 1995, un anno dopo la fine dell’apartheid. Ha trasformato la sua ambasciata di Tel Aviv in un ufficio per le relazioni col pubblico nel 2019.

Altra cosa che accresce il disappunto di Israele, la Palestina ha già lo status di osservatore presso l’UA. La retorica pro-Palestina, inoltre, viene spesso presentata nelle dichiarazioni durante i summit dell’UA.

Ismail Haniyeh, il neo-rieletto leader di Hamas, partito che governa la Striscia di Gaza, ha già condannato la decisione dell’UA. La mossa, ha affermato, è in contrasto coi valori e i principi in base ai quali l’unione è stata fondata. In una lettera indirizzata a Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione dell’UA, Haniyeh ha denunciato questo “duro colpo alla nazione palestinese e ai suoi legittimi diritti nazionali mentre i Palestinesi ancora faticano a liberarsi dal regime di occupazione israeliano”.

La tensione tra Israele e Hamas è scoppiata a maggio, ed ha condotto ad un altro bombardamento devastante da parte di Israele contro Gaza, per terra, mare ed aria, durato undici giorni. L’offensiva israeliana ha ucciso almeno 260 Palestinesi, tra cui 66 bambini.

Mahamat ha già dimenticato la sua forte condanna dei bombardamenti di Israele su Gaza, così come le aggressioni violente nella Moschea di Al-Aqsa contro i fedeli Palestinesi durante il sacro mese di Ramadan, che hanno provocato il ferimento di circa 300 persone. Sicuramente non stava pensando alle vittime dello stato coloniale occupante quando ha posato nelle fotografie, dopo aver ricevuto le credenziali dell’ambasciatore israeliano.

Lasciatemi quindi rinfrescare la memoria di Mahamat e rammentare all’ex-primo ministro del Ciad le parole del leggendario leader sudafricano Nelson Mandela nel 1997. Mandela si era impegnato nel porre fine all’apartheid e per stabilire un governo di maggioranza e di diritti per tutti, lottando per il suo stesso paese e per altri stati africani. Facendo questo, tuttavia, non si dimenticò del popolo che aveva appoggiato il movimento contro l’apartheid, nonostante esso stesso fosse un popolo oppresso, abusato e brutalizzato da quello che è stato recentemente condannato come un regime razzista e di apartheid. “Sappiamo molto bene che la nostra libertà non è completa senza la libertà dei Palestinesi”, aveva affermato in un discorso del 1997 tenuto nella Giornata Internazionale della Solidarietà col Popolo Palestinese. Egli non avrebbe mai tollerato il tradimento dei Palestinesi da parte dell’UA. Inoltre, mentre i popoli dell’Africa continuano a soffrire per gli effetti dell’occupazione e del colonialismo, anch’essi vengono allo stesso tempo traditi dalla decisione dell’Unione Africana volta a garantire lo status di osservatore ad Israele.

(Foto: manifestanti raccolgono e stringono bandiere palestinesi nel centro di Johannesburg, il 23 maggio 2021, mentre prendono parte a una protesta in solidarietà con i palestinesi, in risposta a una manifestazione organizzata dalla Federazione sionista del Sudafrica [MICHELE SATARI/AFP via Getty Images])

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi