L’ipocrisia razzista dell’UE sui profughi afgani

Di Lorenzo Poli per InfoPal. “I Paesi da cui ci sono più esodi si chiamano Siria, Afghanistan e Iraq. Il fatto che si provenga di più da paesi in guerra e da Paesi in cui noi, insieme ai nostri fedeli alleati, che sono i nostri padroni diciamocelo in modo chiaro, abbiamo fatto le guerre, sono i Paesi in cui noi abbiamo rapinato risorse. (…) Noi siamo andati in Afghanistan perché gli americani ci hanno detto “venite!”; siamo andati in Iraq perché gli americani ci hanno detto “venite!”. Se domani mattina Trump dice “io lascio l’Afghanistan”, non ha neanche bisogno di dire agli italiani “andate anche voi, basta con queste stronzate che avete detto per 15 anni che siete lì a fare istruzione, riabilitazione, Paese che sembra la Svizzera”. A proposito l’Unione Europea, che al di là dell’Italia, è tanto se non più responsabile dell’Italia, di questo clima di razzismo e di questi comportamenti razzisti, ha fatto rimpatriare più di 80.000 cittadini afghani. I piloti di Lufthansa si erano addirittura rifiutati di volare e di riportarli indietro, ma li hanno rimpatriati lo stesso. Perché? Perché il ragionamento è che dove ci sono presenze militari della coalizione, quella è zona sicura come tutti possono vedere. Infatti da 16 anni Kabul, da cui sono ritornato una settimana fa, è sicurissima a tal punto che c’è un attentato ogni giorno. Eppure si rimpatria lì la gente perché, secondo l’Europa, Kabul è sicurissima. Secondo l’Europa, l’Afghanistan non è più un Paese in guerra. Le immigrazioni non sono controllabili, è come mettere un tappo in un buco del colapasta.” – queste le parole di Gino Strada che disse a Mezz’ora in più di Lucia Annunziata del 10 giugno 2018.

Parole rivolte a tutti indiscriminatamente: alla Nato, ai governi italiani, alle guerre e soprattutto all’Unione Europea. Quest’ultima, che secondo Gino Strada è stata tra le più gravi responsabili dell’attuale clima di razzismo, è la stessa che ha acconsentito ai vent’anni di guerra in Afghanistan, è la stessa che è stata corriva al commercio di armi dall’Europa all’Afghanistan ed è la stessa che ha rimpatriato più di 80.000 cittadini afghani che scappavano dalla guerra.

Con gli attuali avvenimenti l’Europa teme una fortissima ondata di profughi afgani dopo che, negli ultimi 25 anni, i grandi esodi del popolo afgano hanno portato in Europa ondate di 250.000 persone. Una cifra che è ben presente agli analisti e a cui guardano con timore i governi dell’Unione.

Ovviamente un timore ipocrita dal momento che, nonostante l’attuale complicata situazione sul territorio afgano con l’abbandono dei militari USA, agli inizi di agosto 2021, l’Europa ha ricevuto il sollecito di continuare con i rimpatri “volontari e non” dei migranti irregolari in Afghanistan. A chiederlo sono stati i ministri degli Esteri di Germania, Austria, Paesi Bassi, Danimarca, Belgio e Grecia in una lettera indirizzata ai commissari Ue Margaritis Schinas e Ylva Johansson. I ministri, pur riconoscendo la “delicata situazione in Afghanistan alla luce del ritiro delle truppe internazionali”, hanno sottolineato “l’importanza di rimpatriare chi non ha reali esigenze di protezione” – aggiungendo che – “fermare i rimpatri invia un segnale sbagliato ed è probabile che motiverà ancora più cittadini afgani a lasciare casa per dirigersi in Ue”.

Altrettante parole ipocrite, come se esistessero afgani che non hanno subito le conseguenze di bombardamenti NATO, delle violenze dei Talebani, dell’occupazione militare USA e degli attentati quotidiani.

Nella lettera all’UE, infatti, i sei ministri degli Esteri hanno contestato la nota inviata l’8 luglio 2021 dal ministero afgano per i rifugiati e i rimpatri attraverso la quale gli Stati membri sono stati informati della decisione di interrompere i rimpatri in Afghanistan per un periodo di tre mesi. I ministri dei sei Paesi hanno chiesto il rispetto dei principi sanciti nella dichiarazione congiunta tra l’Unione europea e l’Afghanistan, firmata il 28 aprile 2021, per agevolare i rimpatri “dignitosi e sicuri” dei cittadini afgani che “non soddisfano le condizioni per rimanere nell’Ue” – affermando – “Ci teniamo a ribadire che la dichiarazione non prevede alcuna clausola per fermare o sospendere i ritorni in Afghanistan – qualsiasi tipo di controversia sull’interpretazione degli accordi dovrebbe essere risolta nel gruppo di lavoro congiunto” – evidenziando anche che – “nel diritto internazionale esiste un’osservazione generale per qualsiasi Paese di riprendere i propri cittadini”. 

I ministri hanno chiesto quindi alla Commissione Ue di “impegnarsi in un dialogo intensificato con i partner afgani sulle questioni urgenti in materia di migrazione, tra cui una cooperazione rapida ed efficace per i rimpatri” basata sugli accordi.

Si tratta di richieste vergognose completamente decontestualizzate dalla situazione che si sta trascorrendo. Altro che Europa accogliente e solidale, si tratta dell’Europa di sempre: colonialista, razzista ed impegnata nel consolidamento della “Fortezza Europa”.

Da questo punto di vista è stato più responsabile l’ex-governo di Kabul, voluto dagli USA, che ha notificato la decisione di sospendere per tre mesi le operazioni di rimpatrio forzato dei migranti dall’Unione europea.

La stessa Europa, nel 2016, aveva appunto dato un ultimatum segreto all’Afghanistan per accettare 80.000 rimpatriati o perdere gli aiuti ( https://www.theguardian.com/global-development/2016/sep/28/eu-secret-ultimatum-afghanistan-accept-80000-deportees-lose-aid-brussels-summit-migration-sensitive ). Infatti, una nota trapelata prima del summit di Bruxelles sugli aiuti internazionali, rivelava i piani dell’UE di rendere i contributi assistenziali all’Afghanistan ‘vincolati alle migrazioni’ nonostante le preoccupazioni sulla sicurezza. Ecco la nota: https://www.statewatch.org/media/documents/news/2016/mar/eu-council-afghanistan-6738-16.pdf

L’UE aveva intenzione di rendere alcuni dei suoi aiuti “vincolati alla questione migrazione”, pur essendo consapevole del peggioramento delle condizioni di sicurezza in Afghanistan. Così, de facto, è stato!

Una vergogna del tutto occidentale. “Si tratta di una richiesta irragionevole al governo afgano, che non è in grado di gestire tali numeri”, disse Timor Sharan, analista capo dell’International Crisis Group in Afghanistan. Come dichiarò Sharan, nel 2016, l’Afghanistan “non è assolutamente sicuro. (…) La giustificazione dell’UE è che queste persone possono semplicemente stabilirsi in altre parti dell’Afghanistan, [oltre a quelle da cui provengono]. (…) Ma la situazione è mutevole per quanto riguarda la sicurezza. I posti, le città, le autostrade che un mese fa erano sicure ora non lo sono più”.

Oggi i nodi vengono al pettine e, mentre la propaganda mediatica occidentale dipinge l’Europa come accogliente e caritatevole con i futuri profughi afgani nonostante i timori per le cifre, l’Europa è stata la stessa che ha rimpatriato i profughi afgani, spesso mettendone alle strette il governo, perché riteneva l’Afghanistan un luogo sicuro.

Questa ipocrita doppia-faccia dell’Unione Europea rende veramente l’idea delle contraddizioni interne e l’idea dei presunti valori su cui dice di fondarsi.