La Repubblica Islamica dell’Iran celebra in questi giorni la propria esistenza. Risale infatti al febbraio 1979 il culmine di quel percorso di lotta politica che sdoganò l’Iran da una condizione di subalternità alle potenze occidentali dando vita all’epopea della “Nuova Nazione”. Il primo febbraio 1979, dopo circa 15 anni di esilio deciso da Mohammad Reza Pahlavi, Shah di Persia, l’Ayatollah Khomeini tornò in patria, accolto all’aeroporto di Teheran da folle festanti che lo attendevano per portarlo in trionfo. Gli slogan rivoluzionari scanditi in quei giorni da milioni di iraniani furono il propulsore di una realtà nazionale destinata a scuotere per sempre gli equilibri planetari.
È pertanto riconosciuto che il febbraio 1979 sconvolse non solo l’Iran, giacché costituisce un punto di non ritorno storico dagli effetti internazionali, segnando uno spartiacque tra due logiche geopolitiche tanto autorevoli quanto inconciliabili. La rivoluzione iraniana contribuì in modo determinante a purificare il pianeta dalla logica bipolare di Yalta, ossia la spartizione del mondo in due sole zone d’influenza, sotto il controllo di Usa e Unione Sovietica. L’assetto che andò delineandosi si caratterizzò sin da subito, invece, per la sua natura multipolare, con la Repubblica Islamica dell’Iran assurta a faro e opportunità di riscatto politico e spirituale per tutto il mondo musulmano. Sfuggendo alle previsioni degli analisti, un nuovo modello di Stato andava emancipandosi dalla dialettica Est-Ovest che descriveva la guerra fredda. Teheran diventava in quegli anni l’archetipo di Stato islamico indipendente, capace di rifiutare con la medesima decisione sia il marxismo di matrice sovietica che l’ultra-liberismo occidentale, entrambi espressioni di un materialismo antitetico all’anelito spirituale di milioni di iraniani sciiti. Anelito per troppo tempo soffocato da una monarchia sfarzosa, prona agli interessi occidentali e repressiva verso le autorità religiose.
Oggi, a trentaquattro anni da quegli eventi decisivi, la Repubblica Islamica dell’Iran commemora e rilancia la propria sfida rivoluzionaria. A Roma, nello splendido scenario della residenza dell’Ambasciatore Iraniano, Seyed Mohammad Ali Hosseini, si è svolto oggi, 7 febbraio, un elegante ricevimento cui hanno partecipato più di trecento invitati. Tra diplomatici provenienti da tutto il mondo e giornalisti di varie testate, spiccava anche la presenza di qualche autorità istituzionale italiana. I presenti hanno potuto assaporare delizie culinarie gentilmente offerte dall’Ambasciata in un ricco buffet, mentre un gruppo musicale arrivato direttamente dall’Iran allietava l’udito proponendo suoni tipicamente persiani.
L’occasione che ogni anno, a febbraio, l’Ambasciata iraniana concede ai suoi ospiti non è solo quella di partecipare a una commemorazione storica, ma anche di far conoscere una realtà contraddistinta dall’accoglienza e dalla prosperità culturale, lontana dagli stereotipi proposti da molti mezzi di comunicazione di massa in Occidente. L’Istituto Culturale dell’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran svolge in tal senso un lavoro assai proficuo, durante il ricevimento è stato possibile ricevere volantini che pubblicizzano una mostra sulla città di Teheran che si terrà il prossimo 12 febbraio alla Biblioteca Nazionale. La conoscenza reciproca e il confronto tra culture, d’altronde, sono le sole panacee capaci di decontaminare formae mentis drogate dai pregiudizi mediatici.