Lista congiunta per citare in giudizio il primo ministro israeliano “per incitamento contro gli Arabi” a seguito delle accuse di incendio doloso

404178CBetlemme-Ma’an. Lunedì 5 dicembre, la Lista Unita, una coalizione del parlamento israeliano che rappresenta i cittadini palestinesi di Israele, ha dichiarato di voler presentare una querela contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dopo le accuse secondo cui la recente ondata di incendi in Israele e in Cisgiordania era stata causata da Palestinesi – incendi di matrice politica.

Nella dichiarazione sui social media, il capo della lista, Ayman Odeh, ha affermato che la decisione di sporgere querela “per incitamento contro i cittadini arabi è giunta  in risposta alle dichiarazioni di Netanyahu durante i giorni degli incendi secondo il quale la vera minaccia per lo stato di Israele non sono i Palestinesi dei territori occupati, ma gli Arabi all’interno di Israele”.

Il quotidiano israeliano Jerusalem Post ha anche citato Odeh per aver detto che “tutti sanno che non c’è stata un’ ondata di terrorismo, non c’è stata un’intifada di incendi” e che “se le affermazioni sul ‘terrore’ sono smentite, allora migliaia di ebrei hanno incitato contro gli arabi e hanno chiesto di ucciderli… ma nemmeno uno di loro è stato indagato”.

Il 26 novembre, il primo ministro israeliano aveva accusato i “terroristi” di cercare di “sommergere la nostra regione di odio. (…)  Le loro fiamme non potranno mai bruciare la nostra speranza.

“(…) Alcuni Palestinesi hanno acceso fuochi e festeggiato nelle strade. Altri stanno aiutando a spegnere le fiamme. I primi non troveranno posto per nascondersi e saranno portati davanti alla giustizia”.

Il ministro dell’Istruzione israeliano, Naftali Bennett, ha anche accusato i Palestinesi di essere “terroristi di fuoco”, affermando che “potrebbe appiccare il fuoco soltanto colui al quale questa terra non appartiene”, sottintendendo sia che i Palestinesi sono i responsabili degli incendi sia che non hanno alcun legame con la terra da cui circa 700 mila di loro furono deportati durante la creazione di Israele, nel 1948.

Nel frattempo, il ministro israeliano della Sicurezza Pubblica, Gilad Erdan, aveva chiesto di demolire le case di qualsiasi Palestinese riconosciuto colpevole di incendio doloso, e il ministro della Difesa, Avigdor Lieberman, aveva affermato, durante una visita all’insediamento israeliano illegale di Hallamish, in Cisgiordania, dopo un incendio, che la migliore risposta alla distruzione provocata dalle fiamme è di “espandere gli insediamenti”.

La critica ha sostenuto che i politici israeliani si sono affrettati a biasimare i Palestinesi per gli incendi come una manovra politica per convincere ulteriormente la comunità internazionale dell’ostilità palestinese verso lo stato di Israele.

Nel frattempo, la Lista Unita e il movimento Fatah in Cisgiordania hanno condannato i Palestinesi che hanno festeggiato gli incendi come vendetta per il disegno di legge israeliano che vieta la chiamata alla preghiera musulmana, mentre le squadre della protezione civile palestinese hanno fornito rinforzi per aiutare Israele a controllare gli incendi a Haifa e a Gerusalemme.

Decine di Palestinesi sono stati arrestati con il sospetto di incendio doloso o di istigazione a commettere incendio doloso; almeno 16 di loro erano palestinesi con cittadinanza israeliana, tra cui sei minori, secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Haaretz.

La scorsa settimana, Haaretz ha riferito che una fonte della polizia ha respinto le accuse che gli incendi fossero appiccati per  ragioni “nazionaliste” o “terroriste”, mentre l’investigatore capo dell’Autorità israeliana per gli incendi e il soccorso, Ran Shelef, ha dichiarato al Jerusalem Post, domenica: “In parecchie zone non troverete molte prove che dimostrino se era doloso”.

Shelef ha detto che la prova di incendio doloso è stata trovata in quattro aree: la regione della Galilea a nord di Israele, la zona da Umm el-Fahm a Betar Illit, la Cisgiordania occupata e la regione centrale di Israele. Gli investigatori non hanno ancora determinato la causa degli incendi nella città costiera settentrionale di Haifa.

Lunedì scorso, i funzionari israeliani avrebbero affermato che su un totale di 1.773 incendi segnalati, sviluppatisi in gran parte dentro e intorno a Gerusalemme e a Haifa, solo 25 sono stati sospettati di incendio doloso. L’esercito israeliano sta anche esaminando la prova che un grande incendio è iniziato dopo che un soldato israeliano ha gettato una sigaretta accesa in una zona vicino a un posto di blocco.

Fonti della sicurezza israeliana hanno anche affermato che una combinazione di venti tesi e una siccità senza precedenti, segnalata all’inizio di quest’anno come la peggiore in Medio Oriente da 900 anni, sono stati la causa principale degli incendi.

Traduzione di Edy Meroli