Lo Shin Bet sta cercando di cambiare le leggi sulle prove nei casi di “terrorismo”

342792CBetlemme-Ma’an. Lunedì l’agenzia interna di intelligence di Israele ha richiesto una modifica della legge israeliana che permetterebbe una gamma più ampia di prove che possano essere usate contro i detenuti palestinesi nei “casi di terrorismo”.

Un funzionario che rappresenta lo Shin Bet ha comunicato alla commissione per la costituzione, la legge e la giustizia del parlamento (Knesset) che l’agenzia “è stata costretta a rilasciare molti terroristi e continuerà a farlo se non viene apportato un cambiamento significativo alla legge”, secondo una dichiarazione rilasciata martedì dal Knesset.

Lo Shin Bet ha richiesto un cambiamento delle leggi che permetterebbe alle corti israeliane di accettare come prova incriminante dichiarazioni espresse al di fuori della corte “persino prima che un imputato sia sotto inchiesta”.

Il Procuratore Generale israeliano, Yehuda Weinstein, ha sostenuto la richiesta, affermando che un cambiamento della legge potrebbe “aiutare a consegnare alla giustizia terroristi che altrimenti sarebbero messi sotto detenzione amministrativa”, riporta la dichiarazione.

Tuttavia, il consulente legale della commissione del Knesset ha affermato che un cambiamento della legge sarebbe “pericoloso” e “ribalterebbe un principio basilare di diritto penale che richiede che le testimonianze vengano rilasciate in tribunale, permettendo così all’imputato di sottoporre a contraddittorio il suo accusatore”.

Ma la maggior parte dei membri della commissione parlamentare sembra appoggiare la richiesta. Il presidente della commissione, Nissan Slomiansky, membro del partito di estrema destra Jewish Home, ha affermato di ritenere che sia “permesso deviare dal diritto penale quando si tratta di terrorismo”.

MK Haim Jelin ha detto che testimonianze registrate al di fuori del tribunale siano “oro” e “ci permetterebbero di catturare il prossimo terrorista. Non mi importa del contro interrogatorio. È umano per quanto mi riguarda”.

MK Anat Berko, membro del partito dominante Likud, ha affermato: “La guerra al terrorismo non è una scienza esatta. Dobbiamo fornire alle forze di sicurezza gli strumenti per raccogliere il maggior numero possibile di informazioni”.

A dicembre il gruppo palestinese per i diritti dei detenuti Addameer ha stimato che Israele stesse trattenendo 6800 prigionieri politici, compresi ben 660 sotto detenzione amministrativa – reclusione senza processo o accusa.

I detenuti amministrativi vengono trattenuti sulla base di prove segrete e non sono consapevoli dei motivi della loro detenzione, che può essere rinnovata all’infinito ogni sei mesi.

In passato funzionari israeliani hanno sostenuto che la detenzione amministrativa sia uno strumento essenziale per prevenire attacchi e proteggere informazioni sensibili, se si permette loro di tenere le prove segrete.

Tuttavia, è fortemente criticata dalla comunità internazionale la quale afferma che il diritto internazionale permette questo tipo di detenzione solo in presenza di circostanze estreme, mentre Israele la utilizza abitualmente come misura punitiva per eludere il sistema giudiziario.

Attivisti hanno lanciato un appello alle autorità israeliane affinché accusi o rilasci coloro che si trovano in detenzione amministrativa.

Traduzione di Elisa Paganelli