Lobby israeliana cerca di rimuovere rapper britannico pro-Palestina da Spotify

Londra – MEMO. Una lobby britannica pro-Israele chiede che Spotify rimuova la musica del rapper e attivista di solidarietà con la Palestina, Kareem Dennis, meglio conosciuto con il suo nome d’arte, “Lowkey”.

We Believe in Israel, un gruppo britannico filo-israeliano, ha affermato che la mossa fa parte dei suoi sforzi per rimuovere “decine di casi di materiale problematico, inclusa la [canzone del 2010] di Lowkey, ‘Lunga vita alla Palestina – Parte 2′”.

In un’intervista al The Jewish News, il direttore di We Believe in Israel, Luke Akehurst, ha affermato: “Spotify ha la responsabilità di sostenere le regole della sua piattaforma che affermano chiaramente che i contenuti che promuovono, minacciano o incitano alla violenza sono inaccettabili. La nostra ricerca ha identificato decine di tali violazioni, quindi ci aspettiamo che vengano intraprese azioni tempestive”.

“A seguito degli alti livelli di antisemitismo vissuti dagli ebrei britannici durante e dopo l’escalation delle ostilità tra Israele e Hamas dello scorso maggio, è notevole che i contenuti che incitano direttamente alla violenza continuino disponibili”.

La canzone contro la quale il gruppo filo-israeliano sta facendo la campagna è composta dal gruppo di hip-hop palestinese DAM e da artisti palestinesi britannici, Shadia Mansour, il rapper iracheno-canadese Narcy, ed altri.

Tuttavia, in risposta, Kareem l’ha descritta come una campagna coordinata per brutalizzare i palestinesi.

“I palestinesi vengono regolarmente arrestati da Israele per i post sui social media, compresi i bambini. Dareen Tatour ha trascorso quasi un anno in una prigione dell’occupazione per aver pubblicato una poesia sul suo account Facebook”, ha dichiarato a Middle East Eye.

“Il tentativo di rimuovere la mia musica da Spotify, da parte di un gruppo che è stato creato e coltivato da BICOM (Britain Israel Communications and Research Centre), che ha lavorato con il ministero degli Affari strategici e si è identificato pubblicamente come un gruppo di lobby israeliano, è in definitiva un autogol per il regime dell’Apartheid”.

Il rapper anglo-iracheno è stato oggetto in passato di tentativi di censura.

Più di recente, un gruppo di lobby israeliano ha cercato senza successo di cancellare la sua apparizione all’Università di Cambridge all’inizio di quest’anno. In un altro caso, una lobby israeliana è riuscita a rimuoverlo da una conferenza dell’Unione nazionale degli studenti (NUS).

“Artisti e musicisti non dovrebbero mai temere minacce al loro sostentamento o alla loro persona per la musica che creano. Non saremo messi a tacere sulla Palestina, né ora, né mai”, ha aggiunto.