L’occupazione demolisce il villaggio di al-Araqib per la settantesima volta di fila

Negev-Quds Press. Nella giornata del 12 giugno, le ruspe dell’occupazione hanno demolito, per la settantesima volta, le abitazioni del villaggio beduino di al-Araqib situato nel Negev (nel meridione dei territori occupati).

Le autorità di occupazione hanno dichiarato che gli abbattimenti sono stati eseguiti in ottemperanza alla decisione del tribunale israeliano che, nella mattinata di mercoledì, ha emesso l’ordinanza di demolizione.

La popolazione di al-Araqib, secondo quanto riferito da testimoni oculari, ha cercato riparo all’interno del cimitero, sito a ridosso delle aree destinate all’abbattimento, confidando nel rispetto che tale luogo avrebbe dovuto suscitare. Le forze d’occupazione hanno tuttavia proceduto allo sgombero dell’area cimiteriale provvedendo al contempo all’eliminazione di abitazioni e tende al fine di costringere gli abitanti ad abbandonare il villaggio, in modo da agevolare il processo di ebraicizzazione della zona.

Il villaggio è situato tra le cittadine di Rahat e Be’er Sheva e costituisce un esempio emblematico della lotta tra la popolazione del Negev e l’autorità israeliana, la quale confisca terreni definendo illegale la presenza dei proprietari beduini.

Data la gravità della situazione, lo shaykh del villaggio di al-Araqib ha fatto appello agli abitanti del Negev affinché si uniscano in un fronte compatto perseguendo la difesa dei loro territori e delle loro abitazioni attraverso ogni possibile via legale.

Il deputato arabo della Knesset israeliana, Talab Abou ‘Arar, ha condannato pesantemente quanto avvenuto nel Negev (peraltro sua regione d’origine), specialmente l’evacuazione del cimitero di al-Araqib.

In una dichiarazione rilasciata a Quds Press, ‘Arar ha affermato: “Da quanto ho potuto notare dai verbali della polizia e da quelli redatti della cosiddetta “Autorità israeliana per le Antichità”, le operazioni condotte nel Negev rappresentano il punto culminante di questa campagna d’odio e razzismo anti-arabo nei confronti dei Beduini. L’occupazione del villaggio da parte delle forze di polizia, la demolizione dello stesso per la settantesima volta, la violazione della sacralità del cimitero, la demolizione di un edificio adibito alla preparazione dei corpi dei defunti rappresentano atti di indicibile barbarie. L’arroganza israeliana, unita ormai all’evidente collusione tra il potere giudiziario e le politiche di demolizione e sfratto perseguite da Tel Aviv, non fanno che aggravare ulteriormente la situazione, prova ne sia che quanto avvenuto nel Negev è stato immediatamente successivo l’emanazione, da parte del tribunale di Be’er Sheva, di un’ordinanza di annullamento del decreto che impediva la demolizione di al-Araqib. Tale ordinanza è stata rilasciata all’apertura del tribunale, alle sette e mezzo del mattino.

I fatti di al-Araqib non riguardano solo il Negev, ma tutto il mondo arabo: è in quest’ottica che ‘Arar ha convocato una riunione urgente del Consiglio direttivo degli Arabi del Negev al fine di organizzare, giovedì, una grande manifestazione a Be’er Sheva, alla quale partecipino anche gli abitanti del villaggio demolito.

Nonostante le autorità dell’occupazione abbiano annunciato di voler interrompere il piano “Prafr”, che prevede lo sfratto di decine di migliaia di persone e la confisca di circa 85 mila ettari di terreno, le attività da esso previste continuano ad essere portate avanti con grande determinazione, sfruttando pretesti legali di fatto inconsistenti.

Traduzione di Giuliano Stefanoni