L’occupazione formalizza le accuse contro 25 giovani di Gaza arrestati durante la guerra

Nazareth-Quds Press. I pubblici ministeri israeliani della regione meridionale della Palestina occupata nel 1948, hanno rinviato a giudizio 25 palestinesi della Striscia di Gaza, arrestati durante la recente offensiva contro Gaza, con l’accusa di aver commesso reati contro la sicurezza e di appartenere ai movimenti di Hamas e Jihad islamica.

Le forze di occupazione hanno dichiarato di aver arrestato, durante la guerra di Gaza, circa 270 palestinesi legati alla Resistenza, ma la maggior parte di loro è stata rilasciata quando gli accusati hanno dimostrato di essere semplici civili; decine di altri sono stati invece deferiti al servizio di sicurezza pubblica israeliana Shabak (Shin Bet) per ulteriori indagini.

Secondo una fonte della sicurezza israeliana, il servizio di sicurezza Shabak non trattiene oggi più nessuno dei palestinesi arrestati nella Striscia di Gaza durante la guerra.

Contro i detenuti di Gaza sono state avanzate diverse accuse, tra le quali il tentato omicidio, la detenzione di armi, l’addestramento militare e altre attività vietate dalla legge.

Il servizio di sicurezza israeliano ha affermato che alcuni di loro sono coinvolti nel lancio di razzi, di missili e nelle operazioni di scavo dei tunnel.

Il giornale israeliano Haaretz ha affermato, in data 27 novembre, che in Israele è detenuto un palestinese con l’accusa di essere un “combattente illegale”, che viene trattenuto dall’amministrazione penitenziaria dai giorni della guerra di Gaza. Si tratta di Samir al-Najjar, 43 anni, “combattente illegale” secondo la legge israeliana, proveniente dalla zona di Khuza‘a, nel sud della Striscia, arrestato il 23 luglio 2014.

Il giornale ha spiegato che la legge israeliana prevede l’arresto dei “combattenti illegali”, cioè di coloro che partecipano ad ostilità contro Israele, ma senza attribuire loro lo status di prigionieri di guerra.

La legge, in altri termini, autorizza un capo di Stato maggiore dell’esercito israeliano ad emettere l’ordine di considerare un determinato prigioniero come “combattente illegale”, con la possibilità di arrestarlo di nuovo in caso di liberazione, se la questione riguarda la sicurezza di Israele.

Secondo questa legge, il prigioniero è deferito al tribunale centrale ogni sei mesi, a partire dall’emissione dell’ordine militare.

Traduzione di Federica Pistono