L’OCHA: 1300 Palestinesi nelle colline di Hebron soggette a “ambiente coercitivo”

Wafa. Circa 1.300 palestinesi in 12 comunità di pastori a Massafer Yatta, a sud della città di Hebron, sono colpiti dagli intensi addestramenti militari israeliani e da ulteriori restrizioni all’accesso, che esasperano l”ambiente coercitivo’ in cui sono costretti a vivere, secondo quanto affermato venerdì dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) nei territori palestinesi occupati.
 
“Gli intensi esercizi di addestramento militare negli ultimi due mesi e l’ostruzione delle principali vie di accesso hanno esacerbato l”ambiente coercitivo’ imposto a circa 1.300 residenti di 12 comunità di pastori palestinesi nel sud di Hebron”, ha affermato l’OCHA.
 
Dagli anni ’80, Massafer Yatta è stata trasformata da Israele in zona militare chiusa destinata all’addestramento e per questo è soggetta ai ripetuti tentativi di sfollamento. “I residenti sono sottoposti a una serie di politiche e pratiche che hanno minato la loro sicurezza fisica e le loro fonti di sussistenza, e che aumentano il rischio di trasferimento forzato dalla zona”, ha affermato l’OCHA.
 
Per rendere la vita ancora più difficile per i residenti palestinesi di Massafer Yatta, il 10 novembre l’esercito israeliano ha bloccato tre delle quattro strade sterrate che conducono da e verso l’area chiusa. Questa azione ha impedito l’accesso dei residenti ai servizi di base, in particolare l’acqua.
 
Israele ha dichiarato circa il 18% della Cisgiordania, o quasi il 30% dell’area C, come zone di addestramento militare. La presenza in queste zone è proibita da un ordine militare, a meno che non venga concesso un permesso speciale. Nonostante il divieto, ci sono 38 piccole comunità di pastori palestinesi (12 di loro a Massafer Yatta) con una popolazione di oltre 6.200 abitanti, situate all’interno di queste zone. Molte delle comunità esistevano nell’area prima della sua chiusura.
 
Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Gutierrez ha affermato in un rapporto che “il diritto internazionale umanitario non solo vieta il trasferimento della popolazione dello Stato occupante nel territorio occupato, ma anche il trasferimento forzato individuale o di massa o la deportazione della popolazione di un territorio occupato, a prescindere dal motivo. Tale trasferimento costituisce una grave violazione della Convenzione di Ginevra ed è considerato un crimine di guerra.
 
“Il trasferimento forzato non richiede necessariamente l’uso della forza fisica da parte delle autorità, ma può essere innescato da circostanze specifiche che non lasciano agli individui o alle comunità scelta oltre ad allontanarsi; questo è noto come ‘ambiente coercitivo’. Tale trasferimento è considerato forzato, tranne nel caso in cui le persone interessate forniscano il loro consenso autentico e pienamente informato. Tuttavia, il vero consenso a un trasferimento non può essere presunto in un ambiente caratterizzato dall’uso o dalla minaccia di forza fisica, coercizione e paura della violenza”.