Lod, fuori i bambini palestinesi dal parco

Case palestinesi demolite a Lod. Sullo sfondo, i palazzi del quartiere russo-ebraico (foto: Nena News)

Gerusalemme, 21 ottobre 2013, Nena News – A Lod i bambini palestinesi vengono allontanati dal parco giochi e la comunità ebraica ne fa motivo di vanto. Nel quartiere ebraico di Ramat Elyashiv c’è un piccolo parco, dove andavano a giocare anche i bambini arabi, visto che nel vicino quartiere palestinese di Kerem Al Tufaah di centri di aggregazione non ce ne sono.

L’obiettivo della comunità ebraica della città mista è incrementare quelle discriminazioni che hanno diviso a metà Lod, che giungano dallo Stato o dai semplici cittadini. Nei giorni scorsi al quotidiano israeliano Ha’aretz è giunta una mail, che da qualche tempo gira nel quartiere ebraico: la presenza attiva – come viene definita – è riuscita ad allontanare gli “arabi”. “Il fatto che il parco non sia pieno di bambini e giovani arabi che si scatenano, disturbano intimoriscono i bambini, non è insignificante – si legge nel testo della mail – Vogliamo ricordarvi che alcuni mesi fa si sono appropriati delle strutture e stare lì era molto molto spiacevole. I nostri figli hanno avuto paura di salire e giocare su altalene e attrezzature. Il loro utilizzo delle strutture è sconfinato nel vandalismo. Gli abitanti del quartiere hanno deciso di aumentare la presenza e in tanti siamo venuti al parco”.

Nella mail gli abitanti del quartiere ebraico indicano le modalità di allontanamento degli arabi – pattugliamenti della polizia e preghiere collettive – e la necessità di proseguire, perché altrimenti la presenza palestinese tornerebbe ad aumentare. C’è chi mostra qualche dubbio (al giornalista di Ha’aretz un uomo spiega che forse la soluzione è costruire parchi giochi per i bambini arabi) e chi ricorda che si sono anche “arabi buoni”, come dichiara una quattordicenne israeliana.

Parole che però non fanno che avallare la necessità di dividere le due comunità presenti. Lod è una delle sei città miste arabo-israeliane, a pochi chilometri da Jaffa e Tel Aviv. La vita quotidiana della comunità palestinese (cittadini israeliani a tutti gli effetti) è un vivido esempio delle discriminazioni etniche – legalizzate o meno – su cui si fonda lo Stato di Israele.

A Lod vivono molti nuovi “immigrati”: ebrei provenienti dalla Russia e dalle ex Repubbliche Sovietiche hanno trasformato la città in una sorta di filiale est europea. Scarsa integrazione: in pochissimi parlano l’ebraico, e lo si vede camminando vicino ai negozi con insegne e pubblicità in cirillico. A farne le spese è stata l’autoctona popolazione palestinese: per l’espansione del quartiere russo-ebraico, le autorità israeliane proseguono nella demolizione e la riduzione dell’area palestinese.

In mezzo è stato costruito un muro, per separare le case arabe da quelle ebraiche: “Dall’altra parte c’è l’ospedale – ci raccontava un cittadino di Lod pochi mesi fa – Prima per arrivare là ci impiegavo meno di 5 minuti. Ora devo fare un giro lunghissimo: impieghiamo mezz’ora per raggiungere un ospedale a un chilometro da casa”.

Così,se prima del 1948 erano 40mila i palestinesi residenti a Lod, dopo la nascita dello Stato di Israele case e terre sono state confiscate e molti palazzi sono stati demoliti per evitare il ritorno dei profughi. Oggi i residenti di Lod sono 74mila, il 30% arabi. Le abitazioni palestinesi si sono ridotte a 5mila unità, ma per la legge israeliana sono illegali perché prive dei permessi di costruzione o perché le famiglie non riescono a dimostrare la proprietà di case vecchie di quasi un secolo: secondo l’associazione israeliana per i diritti umani Shatil, il 70% delle case arabe sono “illegali” o perché costruite senza permesso o perché si sono ritrovate nell’area che il Comune ha destinato alla costruzione di una zona industriale e di una superstrada. Negli ultimi tre anni, i bulldozer dell’esercito israeliano hanno demolito oltre 150 abitazioni palestinesi.

Le differenze nei servizi sono abissali e il quartiere palestinese di Kerem Al Tufaah, mille residenti, ne è un esempio: vie senza nome e case senza numero civico, strade non asfaltate e assenza totale di parchi giochi o centri di aggregazione. A pochi metri di distanza il quartiere ebraico di Ramat Elyashiv, in cui risiedono centinaia di famiglie ultraortodosse, è l’opposto: palazzi con balconi fioriti, parcheggi, strade pulite e giardini pubblici.

(Foto: Case palestinesi demolite a Lod. Sullo sfondo, i palazzi del quartiere russo-ebraico. Nena News)