L’on. D’Alema e i visti negati. Un appello.

Riceviamo da Mariano Mingarelli e pubblichiamo.

Questa interpellanza è già stata inviata al Ministro degli esteri, Massimo D’Alema, con le adesioni raccolte il giorno 6 dicembre. Chi vuole sottoscriverla può aggiungere il proprio nome alla lista ed inviarla direttamente a segreteria.massimodalema@esteri.it  e a relazioni.pubblico@esteri.it 

Si raccomanda a chi ha relazioni con parlamentari o politici locali che siano in sintonia con questa denuncia, di sollecitarli perchè intervengano nella loro sede specifica.

Ricordo che il 31 dicembre 2006 scadrà il  "LAST VISA" per le mogli italiane, o internazionali in genere, dopo di chè verrà dato inizio a questa ulteriore "pulizia etnica" che si propone di impedire  il  ricongiungimento di mogli e madri non palestinesi con i loro coniugi e figli palestinesi.

Al  Signor Ministro degli Esteri, on. MASSIMO D’ALEMA – Roma   

            rivolgiamo a Lei, signor Ministro, questa che è nell’insieme una richiesta di chiarimenti ed una protesta, forte, per quanto accaduto in quest’ultimo periodo e che ha visto coinvolti i rapporti tra cittadini palestinesi dei Territori Occupati e lo Stato italiano.

            Facciamo riferimento a due casi recenti, particolarmente eclatanti ed indicativi.

            Il primo, in ordine di successione, riguarda la mancata concessione del visto di ingresso in Italia alla signora  LEILA KHALED, precedentemente invitata in via ufficiale dalla Confederazione dei Cobas e dall’organizzazione UDAP per intervenire alla manifestazione per la Palestina di Roma del 18 novembre scorso. Tale invito era stato supportato da un gruppo di parlamentari che avevano ricevuto, al proposito, ampie assicurazioni per il rilascio del visto da parte dell’Ambasciata italiana ad Amman.

            Improvvisamente, giovedì 16 novembre, l’Ambasciata italiana provvide a comunicare alla signora Leila Khaled il rifiuto del visto d’ingresso, sostenendo che tale decisione era partita direttamente dal Ministero degli Esteri.

            Analogo epilogo c’è stato per l’ingresso in Italia del Ministro dell’Informazione dell’ANP, dr. YOUSEF RIZQA, che aveva ricevuto da parte di INFOPAL  l’invito a partecipare ad una serie di iniziative sull’informazione  che avrebbero avuto inizio il 30 novembre a Roma, nei locali del Senato.

            In questo caso, l’interdizione avvenuta è ancor più grave perché il dr. Rizqa, in quanto membro di un governo riconosciuto, qual è l’ANP, avrebbe avuto il diritto di ingresso in Italia senza dover sottostare alla concessione del visto.

            Probabilmente è stato considerato "persona non gradita".

             Il governo italiano, ed il Ministero degli Esteri in particolare, in sintonia con le posizioni discriminatorie espresse dall’EU, ha intenzione di continuare imperterrito nell’applicare misure di boicottaggio “umanitario” che colpiscono di fatto sia la popolazione civile palestinese che le persone da essa elette democraticamente per rappresentarla.

            Noi riteniamo che ciò sia inammissibile, oltre che disumano, anche perché esclude a priori analoghe sanzioni nei confronti dei rappresentanti dello Stato d’Israele, che, non solo si è reso responsabile di reiterati e documentati crimini di guerra durante la recente invasione del Libano, ma che ha anche continuamente violato tutte le normative del Diritto Internazionale ed Umanitario, della IV Convenzione di Ginevra, del Tribunale Internazionale di Giustizia dell’Aja, oltre alle numerosissime Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, tanto da poter essere definito, proprio per questi motivi, responsabile di atti di terrorismo sia nei Territori Palestinesi Occupati del West Bank che nella Striscia di Gaza.

            Riteniamo inutile farne l’elenco dettagliato in quanto supponiamo che le siano ben noti.

            Ad un Ministro dell’Informazione del governo dell’ANP si è ritenuto giusto rifiutare la possibilità di ingresso nel nostro paese, solo perché aderente ad un movimento politico, quale “Hamas”, che l’EU ha accettato di dichiarare, in modo molto discutibile, terrorista, mentre personalità di governo responsabili di gravissimi crimini di guerra e contro l’umanità, come il Primo Ministro israeliano Yehud Olmert e il Vice Primo Ministro Shimon Peres, hanno piena ed indiscussa libertà di venire in Italia per incontri istituzionali ad alto livello?

            Forse, Lei, signor Ministro, ha già dimenticato quanto successe al reporter italiano Raffaele Ciriello, assassinato a Ramallah dal fuoco dell’IDF e sul cui omicidio non è mai stata aperta un’inchiesta dalla magistratura italiana per accertarne dinamiche e responsabilità.

            Forse Lei non è a conoscenza dei ripetuti atti di intimidazione, di ricatto e perfino di ingiustificata espulsione subiti da molti cittadini italiani per opera dei servizi israeliani all’atto del loro ingresso o uscita, oppure durante la loro permanenza nei territori soggetti al controllo militare israeliano.

            Forse Lei non sa che a cittadini italiani, in possesso di regolari passaporti italiani, ma di origine palestinese, è severamente vietato l’ingresso in Israele/Palestina attraverso l’aeroporto internazionale di Tel Aviv, con l’affermazione che i loro documenti e la loro cittadinanza italiana vale meno di carta straccia.

            Forse Lei non è a conoscenza delle prospettive drammatiche che stanno vivendo le cittadine italiane che hanno sposato palestinesi e vorrebbero vivere insieme a mariti e figli. Esse, infatti, stanno rischiando di perdere il riconoscimento del diritto al ricongiungimento familiare, se , entro il 31 dicembre non ci sarà un intervento delle autorità italiane.

            Speriamo che Lei non ci ripeta l’assurda affermazione delle istituzioni israeliane, secondo le quali tutto ciò è fatto per motivi di "sicurezza", per proteggere la vita dei cittadini dello Stato ebraico da attentati terroristici.

            Sarebbe estremamente ridicolo! 

            Non le pare, signor Ministro, che con questa prassi, messa in atto nei confronti del popolo e del governo palestinese, si stia riportando in auge gli aspetti peggiori di un passato maccartismo irrazionale e disumano?

            La sollecitiamo perciò a dimostrare con i fatti, non solo con inutili e contraddittorie dichiarazioni giornalistiche, una sua reale disponibilità ad operare per rimuovere tutti questi ostacoli che sono contro il diritto, la giustizia e l’umanità.

            Sarebbe veramente sconsolante dover pensare che la sua “autonomia” di giudizio e di azione all’interno del Ministero e del Governo italiano sia solo una finzione politica.

 

FIRMATO 

mariano mingarelli          Firenze               mariano.mingarelli@tiscali.it  

Al momento hanno sottoscritto l’interpellanza: 

G.M.Monforte, Laura Ciacci, Daniella Vangieri, Ayala Rosa, Sabrina Russo, Guido Gabelli, Ylenia Rocchini, Ali Emad, Izzeddin Elzir, Raja Ibrahim, Paola Arata, SakhriSliwane, Teresita Cardona, Susanna Angeleri, Vanna Giammartini, Naffa Zoher, Maria Carmen Caruso, Siliano Mollitti, Daas Abed, Giuseppe Marchese, Elena Marella, Giouseppe Greppi, Simoni Renato, Bruni Carlo, Giulio Gori, Martina Bottinelli, Giorgio Checcacci, Lavina Daniele, Leonhard Schaefer, Massimo D’Amato, Lascialfari Maria, Bellucci Alessandro, Marco Sodi, Marzullo Lorenzo, Tamara Alderighi, Mohammad Khalil, Mario Alvisi, Angela Lano.

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