L’Onu: 100.000 Gazawi ancora senza tetto dall’attacco della scorsa estate

gaza_displaced_340_220Imemc. Dal bilancio ufficiale delle vittime del conflitto del 2014 stilato dalle Nazioni Unite emerge che i civili palestinesi che hanno perso la vita sono 1.549, mentre i civili israeliani sono 4; i bambini palestinesi rimasti uccisi sono 504, mentre tra quelli israeliani si registra una vittima.

PNN riferisce che, nella Striscia di Gaza, le sette settimane di scontri tra i gruppi armati palestinesi e l’esercito israeliano, nei mesi di luglio e agosto 2014, hanno causato perdite e sofferenza umana senza precedenti aggravando una situazione già precaria prima del conflitto.

In totale, hanno perso la vita 1.549 Palestinesi, un terzo dei quali bambini, e sono rimaste ferite circa 11.000 persone; il 13% delle abitazioni è stato danneggiato o distrutto, con circa 20.000 case completamente abbattute o rese inagibili e oltre 100.000 persone senza un tetto; gli ordigni inesplosi in tutta Gaza costituiscono una seria minaccia per la vita dei Palestinesi e degli operatori umanitari; la possibilità di accedere a servizi essenziali già insufficienti è stata ulteriormente compromessa. Durante gli scontri, 4 civili israeliani sono morti e centinaia sono stati feriti.

A Gaza la situazione è ancora critica; gran parte delle 100.000 persone che hanno perso la casa negli scontri dell’anno scorso è ancora sfollata. Le Nazioni Unite sono state costrette a sospendere l’assistenza alle famiglie senza tetto a causa di una calo nelle donazioni promesse pari a 600 milioni di dollari.

La sicurezza di Israele non è una ragione valida per giustificare il blocco delle esportazioni che causa l’interruzione dell’attività produttive e costringe gran parte dei Gazawi a dipendere dagli aiuti alimentari.

Il blocco sull’importazione dei materiali da costruzione causa enormi difficoltà (la maggioranza delle 100.000 persone rimaste senza tetto a causa del conflitto è ancora senza dimora).

Le restrizioni sugli aiuti umanitari (che ammontano a metà del flusso precedente al blocco) sono un’altra forma di punizione collettiva.

E’ vero che alcuni materiali da costruzione possono essere impiegati per scopi militari, ma è un circolo vizioso. Più gli Israeliani attaccano Gaza, più i Palestinesi di Gaza vogliono essere difesi e ciò può portare a un rafforzamento del sostegno ad Hamas piuttosto che un indebolimento.

Ma qual è l’alternativa? La Cisgiordania è smilitarizzata da oltre dieci anni e le forze di polizia dell’Autorità Palestinese vigilano severamente sul divieto di armi di qualsiasi genere, ma qual è stata la ricompensa? Chi ne ha tratto vantaggio è Israele che ha continuato a confiscare terre per la costruzione di insediamenti, a saccheggiare e demolire abitazioni, a fingere di non vedere la violenza dei coloni, a incarcerare manifestanti pacifici e uccidere centinaia di Palestinesi. La gente di Gaza vede che cosa succede nella Cisgiordania e non vuole restare indifesa.

L’Organizzazione per la liberazione della Palestina ha rinunciato alla violenza quasi trent’anni fa, ma la strategia della non-violenza ha senso solo se è supportata da un’azione internazionale che faccia pressione su Israele affinché metta fine alla costruzione di insediamenti e alla confisca di territori e permetta la costituzione di uno stato palestinese indipendente con dei confini sostenibili e sicuri. Il problema è l’incapacità di fare la nostra parte.

Leggi il dibattito completo su Gaza Ultimo resoconto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari Ultimo appello dell’UNRWA

Le forze navali israeliane hanno ucciso, in circostanze poco chiare, un pescatore palestinese che stava pescando a ovest della città di Gaza. In altre trenta occasioni le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro barche palestinesi che si trovavano in prossimità del limite di pesca di 6 miglia nautiche imposto da Israele, inclusi un incidente che ha causato il ferimento di due pescatori e il danneggiamento della loro barca e l’arresto di sei pescatori.

Due Palestinesi, un agricoltore a nord-ovest della città di Rafah e un uomo che si trovava nella propria abitazione nel campo profughi di Nuseirat, sono stati feriti da residuati bellici esplosivi a Gaza. Dal cessate il fuoco dell’agosto del 2014, 11 Palestinesi, tra i quali un bambino, hanno perso la vita in incidenti causati da residuati bellici esplosivi e altri 42, di cui 16 bambini, sono rimasti feriti.
Le autorità egiziane hanno aperto il valico di Rafah in entrambe le direzioni per un giorno (il 9 marzo) permettendo a 361 palestinesi, soprattutto pazienti e studenti, di uscire e a 956 persone di entrare nella Striscia di Gaza. Il valico è rimasto chiuso dal 24 ottobre 2014, in seguito a un attacco nel Sinai, fatta eccezione per 12 giorni in cui è stato riaperto con delle restrizioni.

Finanziamenti
Su un totale di 720 milioni di dollari USA necessari per il programma di emergenza abitativa, l’UNRWA ne ha ricevuti 175, ma resta ancora un deficit di 545 milioni. Per il primo trimestre del 2015, l’UNRWA ha necessità immediata di 100 milioni di dollari USA per permettere alle famiglie rifugiate che hanno subito danni minori di riparare le proprie case e per fornire sussidi continuativi per l’affitto.

L’UNRWA ha lanciato un Appello di Emergenza per i Territori palestinesi occupati per raccogliere 366,6 milioni di dollari USA a sostegno delle operazioni di emergenza a Gaza. Di questi, 127 milioni servono per far fronte all’emergenza abitativa, alle riparazioni e alla gestione collettiva del centro, 105,6 milioni per l’assistenza alimentare e 68,6 per attività d’emergenza denaro contro lavoro.

Altre informazioni

Valichi
Il blocco di Gaza da parte di Israele, giunto all’ottavo anno nel giugno del 2014, continua ad avere un effetto devastante a causa delle severe restrizioni imposte all’accesso ai mercati e agli spostamenti da e verso la Striscia di Gaza. L’economia e la capacità di creare posti di lavoro sono state distrutte costringendo la maggior parte della popolazione a dipendere dagli aiuti umanitari per soddisfare i bisogni primari. Il numero di rifugiati palestinesi che si appoggiano all’UNRWA per l’assistenza alimentare ammontava a poco meno di 80.000 nel 2000 e oggi è cresciuto a 868.000.

Gaza: fatti e cifre

1,26 milioni di rifugiati su una popolazione totale di 1,76 milioni

8 campi profughi

Quasi 12.000 collaboratori

252 scuole per quasi 240.000 studenti

21 centri sanitari

16 centri di assistenza e servizio sociale

12 centri di distribuzione alimentare per quasi 868.000 rifugiati

Vita in un territorio confinato e blocco aereo dal 2007

Economia locale distrutta

Perduranti restrizioni alla circolazione delle persone e dei beni con conseguente impoverimento di Gaza

Luogo potenzialmente invivibile entro il 2020.

 

Traduzione di Silvia Durisotti