PIC. Il coordinatore umanitario dell’ONU nei Territori palestinesi occupati, Robert Piper, ha lanciato l’allarme, mercoledì, sulle conseguenze disastrose che un’ulteriore riduzione dell’approvvigionamento elettrico alla Striscia di Gaza avrebbero sulle condizioni di vita di due milioni di Palestinesi.
Ha invitato l’Autorità palestinese, Hamas e Israele a mettere in primo piano il benessere dei residenti di Gaza e ad adottare le misure necessarie per evitare ulteriori sofferenze. L’ONU ha già fatto appello alla comunità internazionale per evitare il collasso di servizi vitali quali la sanità, l’acqua, le strutture igieniche e i servizi municipali.
All’inizio di questa settimana, il parlamento israeliano ha approvato la riduzione della fornitura di energia elettrica alla Striscia di Gaza, a seguito di una decisione dell’Autorità palestinese di tagliare del 30% le spese mensili per tale approvvigionamento.
Se, a seguito delle istruzioni dell’Autorità palestinese, questa decisione verrà attuata, la situazione diventerà catastrofica. La riduzione porterà a un’erogazione elettrica limitata a 2 ore circa di potenza al giorno.
Gli ospedali, l’approvvigionamento idrico, i servizi di trattamento delle acque reflue e servizi igienico-sanitari sono già stati notevolmente ridotti dalla metà di aprile e dipendono quasi esclusivamente da una fornitura di emergenza delle Nazioni Unite. Una ulteriore riduzione dell’elettricità richiederà la consegna di un milione di litri di carburante mensilmente, nell’ambito dell’operazione delle Nazioni Unite, per mantenere le funzioni minime in 186 strutture essenziali in tutta la Striscia.
“Un ulteriore aumento della durata dei black-out potrebbe causare un crollo totale dei servizi di base, incluse funzioni vitali nei settori igienico-sanitari e idrici”, ha dichiarato Piper. “Le persone a Gaza non dovrebbero essere ostaggio di questa lunga disputa interna palestinese”, ha aggiunto.