L’ONU “profondamente preoccupata” per imminenti demolizioni di case in un campo profughi palestinese

unnamedBetlemme-Ma’an. Le Nazioni Unite hanno lanciato l’allarme sulle imminenti demolizioni punitive che colpiscono le famiglie palestinesi del campo profughi di Qalandiya, nel centro della Cisgiordania occupata, ponendo almeno sei profughi palestinesi a rischio di perdere la casa.

L’UNRWA, l’agenzia dell’ONU responsabile per i rifugiati palestinesi, ha affermato sabato in una dichiarazione di essere “gravemente preoccupata” per il recente rigetto da parte dell’Alta Corte di giustizia israeliana a cui sono ricorse le famiglie per salvare le loro case.

“Le famiglie sono in uno stato di apprensione perpetua mentre attendono la demolizione punitiva che potrebbe verificarsi in qualsiasi momento”, si legge nella dichiarazione.

Esse sono state avvertite il 14 giugno che avevano cinque giorni di tempo per sgomberare, dopo che le autorità israeliane avevano deciso che le loro case sarebbero state distrutte come punizione per gli “attacchi al coltello” effettuati da due giovani membri delle famiglie, il 23 dicembre presso la Porta di Giaffa nella città vecchia di Gerusalemme Est.

I due 21enni palestinesi, Issa Assaf e Anan Abu Habsa, sono stati uccisi sul posto dalla polizia israeliana.

Gli attacchi hanno ucciso un israeliano e ne hanno ferito gravemente un altro, mentre un terzo è stato accidentalmente colpito  dal fuoco amico ed è poi deceduto a causa delle ferite.

Secondo i media israeliani, i giudici in udienza hanno sostenuto che l’uccisione di Assaf  e di Abu Habsa non costituiva una punizione adeguata per le loro azioni. I rapporti dei media non hanno chiarito se le famiglie sono in qualche modo collegate agli attacchi.

La corte ha anche respinto le richieste secondo cui la pratica israeliana di demolizione delle case discrimina tra Palestinesi e Israeliani che compiono attentati.

“L’UNRWA rimane preoccupata per sei profughi palestinesi a rischio di restare senza casa dopo le demolizioni punitive. Inoltre, anche se la Corte ha stabilito che la demolizione della casa situata nella zona più affollata non dovrebbe necessitare di esplosivi, potrebbe avere un impatto su altre strutture vicine”.

La dichiarazione dell’agenzia dell’ONU ha sottolineato che 19 Palestinesi sono sfollati e altri 46 sono stati colpiti durante una demolizione punitiva avvenuta il 16 novembre nello stesso campo, e due Palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane durante gli scontri scoppiati nel corso dell’operazione.

L’UNRWA ha anche ribadito nella dichiarazione che le demolizioni punitive sono illegali secondo il diritto internazionale, e di aver recentemente comunicato le sue posizioni alle autorità israeliane nell’aprile 2016, durante la sentenza del tribunale riguardante  le demolizioni nel campo profughi di Qalandiya.

Il campo profughi di Qalandiya è stato l’epicentro della violenza da quando un’ondata di agitazioni ha sconvolto i Territori palestinesi occupati lo scorso ottobre. Almeno 15 dei residenti del campo sono stati uccisi, durante attacchi israeliani o scontri.

I soldati israeliani hanno continuamente effettuato incursioni nelle strette strade del campo, portando spesso a scontri violenti. Nel mese di marzo, due Palestinesi sono stati feriti a morte e uccisi, quando due soldati si sarebbero imbattuti in loro per caso, mentre l’esercito israeliano invadeva il campo alla loro ricerca .

Qalandiya ha visto un’altra demolizione punitiva, nel mese di ottobre, contro la casa di un giovane residente che aveva sparato e ucciso un escursionista israeliano nei pressi di una sorgente alle porte di Ramallah.

Le demolizioni punitive di case hanno subito un’accelerata su richiesta del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, a metà ottobre, e da allora  ne sono state effettuate molte in tutti i Territori palestinesi occupati.

L’azione è giunta nonostante le raccomandazioni di un comitato militare israeliano secondo cui la pratica non impedisce gli attacchi.

B’Tselem, gruppo israeliano per i diritti, ha condannato la pratica affermando che “la corte ha sanzionato la vendetta” sui membri della famiglia che non hanno commesso reati, pari quindi a una punizione collettiva.

Secondo la documentazione dell’ONU, 30 demolizioni punitive sono state effettuate nel 2015 e nel 2016, rendendo sfollati e senza casa 243 Palestinesi, tra cui 42 rifugiati.

Traduzione di Edy Meroli