
Gaza. L’amministrazione dell’ospedale Al-Awda, nel nord di Gaza, ha lanciato venerdì un appello urgente alle organizzazioni internazionali, chiedendo un intervento immediato per spegnere l’incendio che divampa da giovedì nel magazzino di medicinali dell’ospedale a seguito di un attacco aereo israeliano.
L’ospedale ha chiesto al Comitato Internazionale della Croce Rossa, all’Organizzazione Mondiale della Sanità e ad altri organismi competenti delle Nazioni Unite di intervenire rapidamente e di coordinarsi con le squadre di protezione civile di Gaza per accedere al sito, situato nell’area di Tel al-Zaatar, nel campo profughi di Jabalia.
“L’incendio sta ancora bruciando all’interno del magazzino di medicinali dell’ospedale”, ha dichiarato l’amministrazione dell’ospedale in un comunicato, avvertendo che l’incendio in corso “minaccia di aggravare la già catastrofica crisi sanitaria e mette in pericolo la vita sia dei pazienti che del personale medico”.
Giovedì, l’ospedale ha riferito che le forze israeliane avevano deliberatamente preso di mira il deposito di medicinali della struttura, innescando un incendio. Ore dopo, le truppe israeliane hanno fatto detonare un robot carico di esplosivo nei pressi dell’ospedale, causando ulteriori ingenti danni in quello che è stato descritto come un attacco continuo a una struttura medica vitale.
L’ospedale Al-Awda è una struttura sanitaria privata con sedi nella Striscia di Gaza centrale e a Jabalia. Nonostante sia stato gravemente colpito dal blocco e dalla guerra in corso, continua a fornire servizi medici limitati a pazienti e feriti.
Dall’inizio dell’attacco a Gaza, il 7 ottobre 2023, le forze israeliane hanno sistematicamente preso di mira le infrastrutture sanitarie dell’enclave, rendendo inoperativa la maggior parte degli ospedali e mettendo a grave rischio la vita di migliaia di pazienti e civili feriti.
La crisi umanitaria a Gaza ha raggiunto livelli catastrofici, aggravati dalla chiusura dei valichi di frontiera da parte di Israele dal 2 marzo. Questo blocco ha impedito l’ingresso di cibo, medicine, aiuti umanitari e carburante, spingendo il sistema sanitario sull’orlo del collasso totale.
(Fonti: Wafa e agenzie).