L’UE copre Israele dopo l’uccisione dello scienziato iraniano

E.I. Di Ali Abunimah. Il terribile omicidio dello scienziato di spicco iraniano Mohsen Fakhrizadeh, avvenuto venerdì 27 novembre, nei pressi di Tehran, è una prova per l’Unione Europea per evidenziare capacità della comunità di fronteggiare le forze estremiste israeliane e statunitensi e di salvare il trattato nucleare con l’Iran, stipulato nel 2015. Per ora, però, sembra che l’UE stia fallendo.
Il ministro degli Esteri iraniano Jadav Zarif ha subito indicato “la presenza di importanti indizi sul ruolo di Israele” nella vicenda.
“L’Iran si appella alla comunità internazionale – e specialmente all’UE – perché questa ponga fine alla vergognosa politica della doppia misura e condanni questo atto di terrorismo di stato”, ha scritto in un tweet Zafir, lo stesso venerdì.

L’Iran ha una buona ragione per considerare Israele come primo sospettato.
Yossi Melman, un veterano dei servizi segreti israeliani, ha scritto in un tweet che Fakhrizadeh “è stato un obbiettivo di Mossad per molti anni”.

L’omicidio di venerdì ha inoltre ricordato l’uccisione di altri quattro scienziati iraniani, avvenuta tra il 2010 e il 2012.
Le prove di questi crimini hanno dimostrato che Israele ha agito in collusione con il MEK, un gruppo terroristico nato negli Stati Uniti che ha pagato un’ingente quantità di denaro per comprare l’appoggio di vari politici statunitensi di alto livello.
Nel 2018, i media israeliani affermarono che “Israele potrebbe aver deciso di non assassinare” Fakhrizadeh “perché preferisce mantenerlo in vita e vedere cosa fa”.

Netanyahu stabilisce le regole in occasione dell’arrivo di Biden.

Israele teme che la nuova amministrazione Biden riprenda l’accordo nucleare del 2015 – conosciuto come il PACG – che Tel Aviv ha tentato a più battute di sabotare sia all’inizio che ad accordo concluso. Benjamin Netanyahu si è personalmente preso il merito di aver persuaso Donald Trump a ritirare gli Stati Uniti dall’accordo nel 2018.

Adesso, ciò di cui si sta occupando il primo ministro israeliano è di insistere sugli accordi a cui non è disposto a rinunciare, in seguito all’elezione del nuovo presidente Joe Biden. “Non si può tornare al precedente accordo sul nucleare”, ha dichiarato Netanyahu qualche giorno prima dell’assassinio di Fakhrizadeh.

Trump è d’accordo con il primo ministro israeliano. Infatti, ha ritwittato il post di Yossi Melman sull’omicidio dello scienziato, molto probabilmente in segno di approvazione.

All’inizio di questo mese, il presidente statunitense uscente avrebbe voluto lanciare un attacco militare per distruggere il programma nucleare iraniano, durante le sue ultime settimane in carica, ma è stato dissuaso dagli alti funzionari.

Forti pressioni.

Trump ha quasi dato il via ad un conflitto armato regionale quando, a gennaio, ha ordinato l’uccisione dell’alto generale iraniano Qasem Soleimani. Anche se la tragedia è stata evitata – senza alcun dubbio per merito della risposta moderata dell’Iran – il paese sta affrontando una guerra economica senza fine a causa delle sanzioni americane introdotte con lo scopo di causare più danni possibili alla popolazione iraniana.

Eppure, ci sono poche ragioni che lasciano pensare che Biden riprenderà immediatamente parte all’accordo di PACG – nonostante esso sia stato uno dei pochi veri successi dell’amministrazione Obama, in cui Biden era vicepresidente.

Di fatto Biden ha sempre dimostrato la sua lealtà e il suo incondizionato supporto verso Israele.

Non possiamo dimenticare poi le forti pressioni a cui sarà sottoposto per non tornare a far parte del PACG, sia da parte della lobby statunitense filo-israeliana, sia da parte degli alleati di Israele come l’Arabia Saudita. Maggiore sarà il tempo che Biden impiegherà per decidere cosa fare, maggiori saranno i tentativi delle parti di sabotare e creare discordia.

Ci vorrà quindi un enorme sforzo da parte di terzi, in particolare dell’UE, per salvare l’accordo sul nucleare.

A dicembre, l’UE dirigerà una riunione con tutte le parti ancora firmatarie dell’accordo sul nucleare, per discutere su come “preservare il PACG”.

Raddoppiare il doppio standard.

Quindi, come ha risposto l’UE alla sfida lanciata da Zarif di porre fine ai doppi standard e di condannare il terrorismo di stato?

Sabato, la comunità europea ha definito l’uccisione di Fakhrizadeh “un atto criminale contrario al principio di rispetto per i diritti umani che l’UE difende”.

Ha inoltre presentato le condoglianze per (la morte di) Fakhrizadeh e la sua guardia del corpo uccisa insieme allo scienziato.

A prima vista potrebbero sembrare parole forti ed impattanti, ma ciò che più colpisce di queste dichiarazioni rimane ciò che in esse viene omesso.

In primo luogo, la dichiarazione stessa – a differenza del tweet sopra – non fa nemmeno il nome di Fakhrizadeh, gesto di rispetto verso la vittima che l’UE non è riuscita a fare.

In secondo luogo, non indica alcun sospetto e, cosa più evidente, non richiede nessun tipo di indagine.

Non è difficile indovinare il perché. L’UE è ben consapevole che è Israele il principale sospettato e l’ultima cosa che Bruxelles vuole è che venga confermato.

Un confronto che si può fare tra la debole, e in malafede, risposta che l’UE ha dato al caso Fakhrizadeh, è quello con il presunto caso di avvelenamento del politico xenofobo e nazionalista russo Alexei Navalny, avvenuto lo scorso agosto.

Navalny si sta ancora riprendendo da quello che si suppone essere un avvelenamento con un mortale agente nervino utilizzato, di solito, per le armi.

In quella situazione, l’UE ha dichiarato di “condannare con la massima fermezza possibile il tentativo di assassinio di Alexei Navalny”.

Chiese, inoltre, alla Russia di “cooperare il più possibile” per un’indagine internazionale.

Poco tempo dopo, però, annunciò delle sanzioni contro sei funzionari russi nonostante non vi fossero ancora prove del coinvolgimento del governo di Mosca.

Uno scenario che abbiamo già visto diverse volte.

Proteggere Israele.

Lungi dall’abbandonare la politica del doppio-peso, l’UE continua a proteggere Israele da ogni indagine e responsabilità, anche quando c’è in gioco l’accordo con l’Iran che Bruxelles considera di fondamentale importanza.

Ciò non sorprende, dato il sostegno incondizionato dell’UE a Israele e la notevole influenza a Bruxelles di gruppi di pressione israeliani come l’AJC Transatlantic Institute, che vogliono la guerra contro l’Iran.

Durante l’amministrazione Trump, l’UE ha fatto ben poco per mantenere saldo l’accordo nucleare, accordo che avrebbe permesso all’Iran di avere accesso ai mercati internazionali in cambio del monitoraggio dei suoi impianti di energia nucleare.

I leader dell’UE hanno tirato un sospiro di sollievo quando Biden è stato eletto presidente – in quanto sperano che ripristinerà l’accordo transatlantico – il che rende improbabile, per ora, ogni sorta di conflitto.

Sulla base dei suoi precedenti, quindi, ci sono poche ragioni per aspettarsi che l’UE si opponga a Israele per i suoi crimini contro l’Iran e gli sforzi per sabotare il PACG, non più di quanto non faccia con i crimini di Israele contro i palestinesi.

Traduzione per InfoPal di Sara Origgio.