Lunedì di sangue in Egitto: 70 morti e 1000 feriti nel sit-in alla Guardia Presidenziale. Salafiti ritirano appoggio allo Scaf

imagesIl Cairo-InfoPal. All’alba di lunedì 8 luglio, oltre 70 sostenitori di Mohammed Mursi, il presidente egiziano destituito la scorsa settimana dai militari, sono stati uccisi e 1000 feriti.

Fonti dal partito Libertà e Giustizia, espressione politica della Fratellanza Musulmana, hanno riferito di più di 70 persone uccise tra coloro che partecipavano ad un sit-in pro Mursi, organizzato di fronte alla sede delle Guardie repubblicane, accusando queste ultime di aver aperto il fuoco deliberatamente.

Dal canto loro, le forze armate egiziane, in un comunicato ufficiale, hanno affermato che all’alba di lunedì, “un gruppo di terroristi ha tentato di assaltare la sede delle Guardie repubblicane, uccidendo un ufficiale e ferendo alcune reclute, sei delle quali in modo grave”. Ha aggiunto di aver arrestato 200 membri del gruppo, in possesso di armi, munizioni, armi bianche e bottiglie incendiarie.

Il dottor Jamal Abdul Salam, segretario generale della del Sindacato dei medici egiziani, ha dichiarato: “Questo massacro non ha pari se non in quello della moschea Ibrahimi a Hebron (nel 1993, ndr), per mano dell’occupazione israeliana”.

Nelle prime reazioni all’accaduto, ‘Abd al-Mun’im Abu al-Futuh, ex leader della Fratellanza, attuale capo del partito Miṣr al-Qawwiyya (Forte Egitto) ha esortato il presidente ad interim, Adli Mansour, a dimettersi in seguito alla “carneficina”. Mentre il partito salafita, an-Nur, ha ritirato il proprio appoggio alla Road Map, annunciata dall’esercito egiziano per ripristinare la vita politica nel paese, e sospeso ogni collaborazione con il presidente ad interim. Entrambi i partiti, an-Nur e Miṣr al-Qawwiyya, avevano sostenuto il golpe militare della scorsa settimana, affermando che la loro mossa avrebbe servito a risparmiare agli egiziani un bagno di sangue.