L’Unione Europea cerca nuove strade per fermare gli insediamenti israeliani

MemoI funzionari dell’Unione Europea sono alla ricerca di nuovi strade per fare pressione sull’autorità di occupazione israeliana al fine di fermare le costruzioni di insediamenti nella Cisgiordania occupata, secondo quanto ha riferito martedì l’agenzia di stampa Reuters.

I diplomatici europei hanno spiegato che la loro frustrazione per la costruzione degli insediamenti in Cisgiordania ha raggiunto un nuovo massimo storico, e ora discutono di misure come la “lista nera” di coloni ebrei condannati per reati e la proibizione di entrare nei Paesi della UE.

Hanno anche detto che la UE potrebbe rivedere gli accordi commerciali con Israele, ma hanno sottolineato che non stanno ancora valutando di imporre sanzioni commerciali.

“Il lavoro d’ ufficio [per quanto riguarda la lista nera] è stato fatto ma è congelato, per ora”, ha riferito un funzionario della UE alla Reuters. “Si tratta essenzialmente di una lista nera di coloni violenti che sono stati accusati o condannati per reati. Si potrebbe impedire loro di viaggiare in Europa”.

Il diplomatico ha aggiunto: “Un tale passo probabilmente interesserà solo da 100 a 200 persone, e potrebbe rivelarsi complicato da imporre, dal momento che alcuni di coloro che potrebbero essere nella lista nera hanno anche passaporti europei, ma manderebbe un messaggio forte: l’Unione Europea fa sul serio”.

L’autorità di occupazione israeliana ha recentemente compiuto una serie di misure illegali, tra cui il sequestro di 4.000 dunam (1.000 acri) di terra palestinese vicino alla città di Betlemme e l’annuncio di un piano per costruire migliaia di unità negli insediamenti nei pressi della Gerusalemme occupata.

Queste misure, secondo quanto riferito, hanno irritato UE, USA e ONU, sollecitando richieste di  spiegazione.

Due anni fa, l’UE ha imposto restrizioni sui prestiti alle istituzioni scientifiche israeliane che operano negli insediamenti in Cisgiordania e sta attualmente portando avanti un piano per etichettare i prodotti di questi insediamenti.

I diplomatici della UE avvertono che l’opinione pubblica in Europa sta diventando fortemente contro Israele, in particolare in risposta alle guerre di Israele nella Striscia di Gaza, tra cui la recente aggressione di 51 giorni che si è conclusa il 26 agosto e ha ucciso più di 2.000 Palestinesi, in gran parte civili.

Questo cambiamento è evidente nel disegno della Svezia di riconoscere la Palestina come stato indipendente e il voto non vincolante del parlamento britannico sullo stesso argomento, lunedì.

Molti dei 28 stati membri dell’UE hanno espresso preoccupazioni sulle politiche israeliane degli  insediamenti, ma non è affatto certo che ci sarà un sostegno unanime per azioni contro Israele, che ha ancora forti difensori tra molti governi dell’Unione.

Diplomatici europei ed altri funzionari hanno detto alla Reuters che ci sono diversi campi dove l’UE potrebbe fare pressione su Israele, per esempio applicando rigorosamente le normative di riferimento dell’Association Agreement firmato tra l’UE e Israele nel 1995.

Tale accordo definisce un quadro molto specifico per il libero scambio di merci, servizi e capitali, nel  “rispetto dei diritti umani e dei principi democratici”.

L’articolo 83 della convenzione precisa che si applica soltanto al territorio dello Stato di Israele, e che un funzionario ha chiesto su come si tratta, per esempio, con le banche israeliane che operano nei territori occupati che l’Unione europea non considera parte dello stato di Israele.

“Non sto dicendo che dovremmo smettere di trattare con le banche israeliane, ma è una questione che è stata sollevata e qualcuno potrebbe sostenere che abbiamo bisogno di approfondire”, ha riferito un ambasciatore parlando con la Reuters.

Traduzione di Edy Meroli