“Made in Palestine”: nuovo marchio per immettere sul mercato i prodotti israeliani


Memo. Lungo una delle strade della città di Ariha (Gerico), nel nord della Cisgiordania occupata, i commercianti Khaldoun e Hassan ricevono regolarmente 30 tonnellate di datteri prodotti negli insediamenti agricoli israeliani confinanti, in preparazione per il loro trasferimento in una delle fabbriche di confezionamento costruite nei sobborghi della città, come riportato dall’agenzia di informazioni Anadolu.

All’interno della fabbrica, circa 13 operai stanno lavorando alla “selezione” dei datteri e re-impacchettandoli in sacchetti con scritto “datteri della Terra Santa” sia in arabo sia in inglese, e “Made in Palestine” in modo da immetterli sul mercato locale, negli Stati arabi e in Europa.
E’ la strategia di una delle aziende agricole di cui sono proprietari i coloni israeliani per commercializzare la produzione di datteri ai paesi dell’Unione Europea dopo l’entrata in vigore, quest’anno, di un’azione di boicottaggio dei prodotti degli insediamenti della Cisgiordania.  

Anadolu ha citato una dichiarazione pubblicata dal ministro dell’Economia della Palestina dicendo che il ministero ha trovato dozzine di tonnellate di produzioni agricole provenienti dagli insediamenti, sia in mercati locali sia in aziende di confezionamento nella città di Ariha e nei villaggi vicini.

Il commerciante Khaldoun, 45 anni, ha raccontato al reporter di Anadolu: “Commerciamo datteri degli insediamenti, che compriamo a prezzi che sono il 40% più bassi dei prezzi di mercato. Per poter vendere i datteri, li puliamo e li impacchettiamo nuovamente e scegliamo i migliori per i mercati locali, arabi ed europei”.
Ha aggiunto che il volume annuale delle vendite stagionali di datteri è di quasi 350 tonnellate, segnalando che gli altri commercianti che lavorano in questo campo e in altre varietà di vegetali e frutta, quali agrumi, nocciole ed erbe mediche, hanno pratiche simili.

Il suo collega Hassan ha affermato di avere una società autorizzata che è ufficialmente registrata. Il processo di esportazione ha luogo dopo che gli organismi ufficiali controllano la qualità e le caratteristiche del prodotto, assicurandone la conformità alle richieste europee e agli standard internazionali. Esso è poi esportato sotto l’etichetta “Made in Palestine”.

Nella sua relazione, il ministro dell’Economia ha affermato che qualsiasi camion che trasporta datteri deve anche avere un permesso per trasferire i datteri dall’interno dell’azienda agricola di produzione a quella che procederà all’imballaggio, sottolineando che sono state introdotte regole più severe sul commercio dei datteri attraverso la lista dei nomi degli agricoltori che li coltivano, il numero di alberi posseduti e la loro produzione media annuale.

La Palestina gode dell’esenzione dei controlli doganali e di facilitazioni relative all’esportazione e al commercio nei paesi dell’Unione Europea, così le compagnie israeliane collaborano con i commercianti palestinesi per esportare nell’Unione Europea datteri prodotti negli insediamenti illegalmente situati in Cisgiordania.

Agli inizi del 2014, l’Unione Europea ha annunciato la sua decisione di boicottare le relazioni economiche, scientifiche e accademiche con istituzioni, fabbriche e aziende agricole che abbiano qualche investimento o presenza negli insediamenti israeliani stabili nei territori occupati palestinesi.

In precedenza, il ministero dell’Economia ha confiscate più di 20 tonnellate di datteri contaminati o danneggiati provenienti dagli insediamenti israeliani mentre erano diretti verso una delle aziende di re-imballaggio per essere venduti in seguito come prodotto palestinese.

Traduzione di Lucilla Calabria