Madeleine, la pescatrice di Gaza.

 

 

Gaza – InfoPal. Da sempre considerata una professione riservata agli uomini, la pesca a Gaza, non è più una prerogativa del genere.

Oggi Madeleine, ragazza di sedici anni, è la prima giovane palestinese a praticare quest'attività, e lo fa con abilità e precisione.

È stata Madeleine, con la sua tenacia, a imparare a navigare per andare a pesca e garantire un sostentamento per la sua famiglia.

Nel 1990, il padre, Muhammad Mahomud Kallab (52 anni), un tempo unico lavoratore in famiglia, è caduto in paralisi; le difficili condizioni climatiche in cui svolgeva il suo lavoro durante l'inverno lo hanno ridotto su una sedia a rotelle.

Il sostentamento dei familiari. Ogni mattina, insieme al fratello Kayed (15 anni) e la sorellina Rim (13), Madeleine scende sulla spiaggia di Gaza, sale a bordo della sua piccola imbarcazione, dove sono già pronte le reti da pesca, si spinge al largo di soli due chilometri, getta le reti e, di tanto in tanto, si tuffa per controllare se è rimasto impigliato qualche pesce.

Ma il suo sogno Madeleine lo racconta al nostro inviato: vorrebbe diventare giornalista, per svelare i crimini che commette ogni giorno l'esercito israeliano.

Tuttavia, la paralisi di Muhammad e la mancanza di qualsiasi fonte di guadagno l'hanno spinta a intraprendere la professione del padre e provvedere al mantenimento quotidiano dei suoi familiari.

Racconta Madeleine: “Lavoro quasi cinque ore al giorno, poi devo rientrare a casa per mettermi a studiare – perché io studio ancora – ma solo dopo aver venduto il pesce pescato. In media riesco a vendere 2 o 3 kg di pesce per circa 40 Nis (Shekel), pari a circa 10 dollari.

Paura dell’occupazione. Come il resto dei pescatori, anche Madeleine è stata oggetto di minacce della marina israeliana e, in tutta onestà, la ragazza confida di essere terrorizzata di essere ferita dai proiettili che, ogni giorno colpiscono qualcuno dei pescatori di Gaza.

Il corso per stilisti. Da poche settimane Madeleine ha concluso un corso per stilisti, promosso dall’Unione delle Chiese di Gaza e vorrebbe riuscire a sfruttarlo per guadagnare qualcosa. Magari fino al punto di riuscire a lasciare la pesca e rispondere meglio, con delle entrate più soddisfacenti, ai bisogni della propria famiglia.

Il suo sogno però resta quello di diventare giornalista, cosciente di dover studiare ancora molto come delle difficoltà di raggiungere una posizione tale da permettergli di sfamare la famiglia per mezzo della professione dei suoi sogni.

Le paure del padre per i propri figli. Nonostante la loro giovane età, non nasconde l’orgoglio e l’ammirazione verso i propri figli, il padre Mohammed che, da quando è rimasto paralitico ha insegnato il suo mestiere ai ragazzi. L’uomo, tiene a specificare che se è arrivato a tanto lo ha fatto unicamente per continuare a sfamare la famiglia.

Tra le lacrime, Mohammed ci confida di desiderare per i suoi figli unicamente lo studio e, anche la madre, in altra sede, sfoga i propri timori che i suoi figli possano essere feriti o non facciano più rientro a casa di ritorno dalla pesca.

Seduto sulla sua sedia a rotelle, l’uomo guarda dalla spiaggia di Gaza i propri ragazzi, intenti ad allestire l’imbarcazione per uscire – non oltre 2 km – in mare a pescare.

Le istituzioni familiari. Con gli aiuti dell’Unrwa, l’Agenzia Onu per il Lavoro e il Soccorso ai rifugiati palestinesi in Palestina e in Medio Oriente, la famiglia di Madeleine è riuscita a sopravvivere non oltre due settimane. Gli aiuti da altri enti di governo e di beneficenza restano fondamentali.

Nonostante questo, la famiglia di Madeleine si appella per sensibilizzare ulteriormente le parti chiamate in causa, perché assistano la loro come le numerose famiglie che, nella Striscia di Gaza, sono state costrette a vivere nell’umiliazione di non riuscire a lavorare, nonostante la volontà di adoperarsi per risollervarsi.

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