
Berlino – Press TV. Migliaia di manifestanti a Berlino, Parigi e Stoccolma hanno chiesto ai loro governi di rompere il silenzio sulla guerra genocida di Israele a Gaza, sollecitando un intervento internazionale immediato e sanzioni contro il regime.
A Berlino, migliaia di persone si sono radunate sabato a Oranienplatz per protestare contro l’intensificarsi degli attacchi aerei e dell’invasione terrestre di Gaza da parte di Israele.
I manifestanti hanno scandito slogan come “Libertà per la Palestina”, “La Germania finanzia, Israele bombarda”, “Israele è uno stato terrorista” e “Fermiamo il genocidio”.
I manifestanti tedeschi hanno affermato che nessuna persona o stato ha il diritto di negare i diritti a un intero popolo, di espellerlo o di commettere atti di violenza contro di esso. Anche alcuni manifestanti tedeschi di origine ebraica si sono uniti alla manifestazione.
A Parigi, i sostenitori della causa palestinese si sono radunati in Piazza della Borsa, chiedendo l’embargo su Israele e il libero accesso ai convogli di aiuti umanitari a Gaza.
I manifestanti parigini hanno sottolineato la devastante carestia che attanaglia Gaza a causa del blocco imposto da Israele, battendo pentole e padelle vuote e scandendo slogan come “Israele è un assassino, Macron è un complice” e “C’è un genocidio a Gaza; non resteremo in silenzio”.
Myriem, una manifestante di 44 anni, ha dichiarato ai giornalisti di essere venuta alla manifestazione per opporsi al sostegno del governo francese a Israele e per mostrare solidarietà al popolo palestinese in difficoltà.
Ha definito le restrizioni agli aiuti umanitari a Gaza “disumane” e uno “scandalo”, e ha chiesto un’immediata mobilitazione pubblica.
A Stoccolma, centinaia di persone si sono radunate in piazza Odenplan in risposta agli appelli di diverse organizzazioni della società civile che esortavano il governo svedese a intervenire contro i crimini di guerra commessi da Israele a Gaza.
I manifestanti hanno marciato verso il ministero degli Affari esteri svedese e hanno scandito slogan come “Libertà per la Palestina” e “No al piano di Netanyahu”.
L’attivista svedese Lars Ohly, presente alla protesta, ha affermato che è inaccettabile che la Svezia rimanga in silenzio di fronte al genocidio israeliano contro i palestinesi.
Ohly ha sottolineato che oltre 50 mila persone sono state uccise a Gaza, tra cui più di 15 mila bambini, e ha chiesto al governo svedese di adottare misure decisive contro la pulizia etnica e l’occupazione di Gaza.
Il 18 marzo, il regime israeliano ha violato il fragile accordo di cessate il fuoco di due mesi con il gruppo di resistenza, Hamas, riprendendo i suoi attacchi indiscriminati contro la Striscia di Gaza densamente popolata. Ciò ha causato la morte e il ferimento di altre migliaia di palestinesi, la maggior parte dei quali donne e bambini.
Dal 2 marzo, la crisi umanitaria a Gaza è drasticamente peggiorata a causa delle severe restrizioni imposte dal regime israeliano all’ingresso di cibo, carburante, medicine e acqua nel territorio.
Questo segna il periodo più prolungato di assedio totale di Gaza dall’inizio della guerra, il 7 ottobre 2023.
Secondo la Classificazione Integrata della Sicurezza Alimentare (IPC), sostenuta dalle Nazioni Unite, Gaza soffre di carestia di fase 5 e quasi 71 mila bambini sotto i cinque anni sono a rischio di malnutrizione acuta.
L’IPC definisce la carestia di fase 5 quando almeno una famiglia su cinque sperimenta un’estrema mancanza di cibo e rischia la fame, con conseguente indigenza, livelli estremamente critici di malnutrizione acuta e morte.
Traduzione per InfoPal di F.H.L.