Manifestazione di protesta contro l’attacco a Gaza

Da Enrico Bartolomei

Tel Aviv, 27/12

Manifestazione di protesta contro l’attacco a Gaza

Sabato pomeriggio, a Tel Aviv, un centinaio di manifestanti si sono radunati all’incrocio di Zion Street con King George Street, per dimostrare contro l’attacco israeliano alla Striscia di Gaza. I contestatori, la gran parte dei quali ebrei-israeliani, hanno esibito cartelli e intonato cori per dissociarsi dai crimini che il loro governo sta commettendo in queste ore contro gli abitanti della Striscia di Gaza. Alcuni cartelli recitavano: “Questa guerra non è in mio nome”, “UE ferma Israele”, “Intervento internazionale ora!”, “Questi sono crimini di guerra”, e così via. I cori invitavano a dissociarsi dalla “vostra fottuta guerra”, e per criticare “lo Stato razzista di Israele”. Molti israeliani erano lì a titolo personale, in testa, gli “Anarchists Against the Wall”, associazione di israeliani in prima fila nella lotta contro l’occupazione e perfino attivi nella resistenza nonviolenta palestinese. La maggior parte dei manifestanti sono giovani, alcuni dei quali refusenik (coloro che si rifiutano di prestare il servizio militare obbligatorio), pochi adulti e qualche simpatica vecchietta. Un cordone di forze dell’ordine isolava i contestatori. Il raduno è durato per un’ora circa ed è stato piuttosto vivace nonostante la poca partecipazione, nonostante gli insulti lanciati dai passanti e un gruppo di giovani che provocavano gridando “guerra! guerra!” . Avevo deciso di partecipare ad una manifestazione in Israele per vedere un po’ come reagiva la società civile israeliana a quello che accadeva a Gaza: alla fine è stato avvilente scoprire che erano davvero in troppo pochi. L’area metropolitana di Tel Aviv , centro economico di Israele e città che vuole essere laica, secolare, comprende oltre due milioni e mezzo di abitanti. Mi aspettavo molta più gente: vien da chiedersi se esiste la società civile israeliana. L’immagine che i media israeliani danno del conflitto e che la maggior parte degli israeliani ricevono, presenta il loro paese sotto attacco, e non c’è da stupirsi se i manifestanti vengano presi per pazzi irresponsabili che solidarizzano coi terroristi invece di adempiere al “sacro dovere di difendere la patria”. La contestazione finisce e mentre i manifestanti si disperdono le forze dell’ordine israeliane si divertono a provocare i ragazzi di Anarchists Against the Wall: offendono, spingono, danno calci alle loro bici. I ragazzi se ne vanno. A loro che pagano di persona il prezzo di sentirsi dire ogni volta “voi non siete israeliani”, di remare contro una società dove ciò significa l’isolamento e la persecuzione, a loro il mio grazie in una calorosa stretta di mano.

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