Manifestazione nonviolenta di Bil'in, i soldati sparano sulla folla: 17 feriti, tra cui 7 giornalisti. Decine di asfissiati.

Ramallah – Infopal

Ieri, dopo mezzogiorno, decine di soldati israeliani hanno attaccato la manifestazione settimanale di Bil’in, a ovest di Ramallah: 17 partecipanti sono rimasti feriti, tra cui 7 giornalisti, e altre decine sono rimasti intossicati dai gas lacrimogeni.

Abdullah Abu Rahma, coordinatore locale del "Comitato per resistere al Muro e al colonialismo", ha dichiarato che decine di cittadini di Bil’in e di sostenitori, come consueto da tre anni a questa parte, dopo la preghiera del venerdì si sono diretti verso la zona ovest, sequestrata per costruire il Muro di annessione, per raggiungere i loro terreni, ma i soldati israeliani hanno chiuso i cancelli e si sono asserragliati dietro i blocchi di cemento minacciando chiunque tentasse di entrare.

I manifestanti hanno utilizzato dei ganci legati a delle corde per poter raggiungere le loro proprietà, l’esercito di occupazione ha reagito sparando e lanciando gas lacrimogeni. Decine di persone sono rimaste asfissiate e 17 sono state ferite. Tra di essi ci sono 7 giornalisti: la corrispondente di al-Jazeera Jivara al-Buderi; la corrispondente della televisione tunisina, il fotoreporter del giornale al-Ayyam Fadi al-Aruri, il corrispondete del giornale al-Hayat al-Jadida, Muhib al-Barguthi, Khaled Sabarneh del canale iraniano, oltre a Haitham Burnat, fotografo del Comitato contro il muro e il colonialismo, e George Hilta, fotografo dell’agenzia stampa Palmidia (i soldati hanno sparato contro la sua auto, frantumandone i vetri).

Tra i cittadini feriti: Mohammad Ali Abu as-Sadain, Wael Fahmi, Iyad Birnat capo del Comitato popolare di Bil’in, Huwaida Arraf, Isa Abu Rahma, Abdullah Ahmad Yasin, Mohammad Ahmad Hamad, Ibrahim Abdelfattah Bernat, Abdurauf Abu Rahma, Abdullah Mohammad Yasin.

Il tema della manifestazione di ieri era il 32° anniversario della Giornata della terra. Hanno partecipato anche sostenitori internazionali, la famiglia di Rachel Corrie brutalmente uccisa dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza all’inizio dell’Intifada di al-Aqsa, un gruppo del partito di Iniziativa Nazionale palestinese e altri.

I manifestanti hanno innalzato striscioni contro l’occupazione: "Uniamoci contro la confisca della terra", e altri che invitavano al boicottaggio di Liev Levov, uomo d’affari ebreo americano, sostenitore del colonialismo israeliano. Levov trasforma le pietre palestinesi in gioielli da commercializzare a livello mondiale.

Altri striscioni invitavano all’"unità per affrontare il cancro coloniale e resistere contro il Muro, per farlo crollare".

Il padre di Rachel Corrie ha invitato a solidarizzare con i palestinesi e ha confermato che le condizioni imposte dall’occupazione israeliana, il Muro, i check-point, la costruzione di colonie impediscono la nascita dello Stato. I palestinesi vengono ingannati, ha affermato.

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