Manifestazioni contro Muro d’Apartheid: arresti e dura repressione dei soldati d’occupazione

Cisgiordania – Ma'an, Imemc. Anche ieri, venerdì 25 marzo, i soldati israeliani hanno fatto un uso pesante dei gas lacrimogeni per reprimere le manifestazioni non violente contro Muro d'Apartheid e colonie illegali israeliane in terra palestinese.

Nonostante la pioggia, i manifestanti si sono ritrovati in Cisgiordania per continuare le proteste e per chiedere l'unità palestinese e la fine dell'occupazione israeliana.

I ragazzi palestinesi del Movimento “15 marzo”, in sciopero della fame, hanno lasciato piazza al-Manarah, a Ramallah, per unirsi alla protesta nel villaggio di Bil'in, dove hanno inneggiato alla “fine delle divisioni palestinesi e dell'occupazione israeliana”. Ieri, a Bil'in, era presente anche una delegazione di “Arab Youth Media Forum” per discutere con gli organizzatori sulla non-violenza e sul ruolo del sostegno internazionale.

Residenti palestinesi e attivisti internazionali hanno marciato fino al Muro d'Apartheid, sventolando bandiere palestinesi e ritratti di Jawaher Abu Rahma e del fratello Bassem.

Jawaher si è spenta il 1° gennaio 2011, il giorno dopo le manifestazioni non-violente, dopo essere rimasta intossicata dai gas lacrimogeni lanciati dai soldati di occupazione.
Bassem fu assassinato nel 2009, anch'egli durante una manifestazione, colpito al petto da un candelo lanciato da un soldato israeliano.

Ieri, i soldati israeliani si sono appostati nei pressi del Muro e hanno preso a lanciare contro i manifestanti gas lacrimogeni, proiettili di acciaio rivestiti di gomma e del liquido chimico.

Quattro residenti sono rimasti feriti: Ahmad Abu Rahma, 16enne, è stato ferito alla gamba destra dalle schegge di un proiettile. Ibrahim Burnat, di 28 anni, e Samer Ataya, di 30, sono stati colpiti entrambi alle gambe dai candelotti. Mohammed Burnat, di 22 anni, è stato ferito al volto da un candellotto. Tutti hanno ricevuto primo soccorso sul posto.

Nil'in chiede l'unità nazionale. Anche a Nil'in, in provincia di Ramallah, i manifestanti hanno chiesto l'unità palestinese tra Hamas, che governa la Striscia di Gaza assediata, e Fatah, che governa in Cisgiordania, sventolando numerose bandiere palestinesi.
I manifestanti hanno raccontato che i soldati sono entrati nel villaggio lanciando gas lacrimogeni in modo indiscriminato.
Gli organizzatori sostengono che a Ni'lin erano presenti 100 manifestanti, l'esercito parla di 30 attivisti.

An-Nabi Saleh: arresti di giornalisti e numerosi internazionali.

Anche nel villaggio di an-Nabi Saleh si sono svolte proteste non-violente: tre palestinesi sono stati feriti dai gas lacrimogeni e dai proiettili di acciaio rivestiti di gomma.

Udai at-Tamimi è stato arrestato insieme al fotoreporter Bilal at-Tamimi e ad altri 12 internazionali, mentre i militari hanno creato un cordone di sicurezza intorno al villaggio sul quale è stato imposto il coprifuoco. Le ambulanze non sono state risparmiate dai metodi violenti utilizzati dei soldati israeliani.

“Il popolo non vuole la divisione”, hanno gridato i manifestanti. I presenti hanno promesso che resisteranno ad oltranza all'occupazione militare illegale di Israele sulla propria terra.

Un portavoce militare ha riferito dell'arresto di nove manifestanti che lanciavano pietre contro i soldati.

Israele reprime le manifestazioni contro il Muro d'Apartheid. Tali manifestazioni vengono organizzate ogni venerdì presso i villaggi palestinesi in Cisgiordania, colpiti dalle confische ordinate da Israele.

Israele sostiene che il Muro è indispensabile per “sventare attacchi”, ma solo il 15% del suo percorso segue il confine definito “Linea verde” (terre palestinesi occupate da Israele nel 1967), tra Israele e Cisgiordania.

“L'85% del Muro è stato costruito interamente all'interno della Cisgiordania, sulle terre palestinesi confiscate a questo scopo, e negli stessi territori, Israele procede a costruire ed espandere le colonie illegali”. Queste affermazioni sono state ribadite dall'ufficio dell'agenzia Onu per gli Affari umanitari (Ocha).

Il Muro d'Apartheid ha confiscato il 60% della terra di Bil'in e su questa terra Israele permette l'esclusiva edificazione di colonie illegali.

I residenti palestinesi prendono parte alla lotta popolare non-violenta contro il Muro d'Apartheid, ma essi sono sempre nel mirino delle forze d'occupazione israeliane, che esegue raid notturni e arresti.

Il leader del comitato popolare di an-Nabi Saleh è stato arrestato giovedì scorso. Avrebbe dovuto accogliere una delegazione dal Consolato francese.

Bassem at-Tamimi è stato catturato dagli israeliani nel corso di un raid notturno contro la sua abitazione. La moglie Nariman ha raccontato che i soldati le hanno impedito di registrare l'operazione con una telecamera. Quando la donna è riuscita a passarla alla figlia di 10 anni, i soldati se ne sono impossessati scaraventandola via. 

Il comitato popolare ha fatto sapere che ad an-Nabi Saleh sono stati arrestati 18 palestinesi, la metà sono donne e bambini. Il più giovane, Karim at-Tamimi, ha 11 anni.
Anche Bilal at-Tamimi membro dell'organizzazione israeliana per i diritti umani, B'tselem, è stato portato via dai soldati d'occupazione.

Ad an-Nabi Saleh, le manifestazioni non-violente hanno avuto inizio nel dicembre 2009, da allora l'esercito d'occupazione israeliano ha arrestato 64 residenti sul un totale di 500.

A Silwan (al-Quds/Gerusalemme), è stato arrestato un fotografo di “Wadi Hilweh Information Center”. Nel quartiere gerosolimitano si stava svolgendo una protesta dei residenti palestinesi contro le colonie israeliane. Si tratta di Noor Karameh, giunto sul posto per coprire gli scontri tra i giovani palestinesi e i soldati d'occupazione.

Nel villaggio palestinese di al-Ma'sara (Betlemme), la protesta è partita dalla scuola az-Zawahira per raggiungere il Muro d'Apartheid. “Anche qui le truppe d'occupazione israeliane hanno aggredito e represso la protesta dei cittadini”, ha raccontato Mohammed Barijiya, direttore locale del comitato contro Muro d'Apartheid e le colonie israeliane.

Alla manifestazione di al-Ma'sara si sono uniti studenti britannici e altri dell'università an-Najah (Nablus), “in nome dell'unità palestinese e per chiedere alla comunità internazionale di rompere la cortina di silenzio sugli abusi dei diritti umani perpetrati da Israele conto il popolo palestinese”.

 

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