Medioriente, Olmert già spara sulla tregua: «Non durerà».

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Stamattina all’alba è entrato in vigore il (fragile) cessate-il fuoco tra il governo israeliano e Hamas

Medioriente, Olmert già spara sulla tregua: «Non durerà»

Sara Volandri

Il cessate-il-fuoco di sei mesi con Hamas nella Striscia di Gaza (che entrerà in vigore stamattina all’alba) nasce fragile, e potrebbe avere vita ancora più breve rispetto alla sua stessa scadenza. Una tregua piccola piccola dunque, che dovrà resistere al tiro incrociato dei falchi.
Ad esempio il premier israeliano Ehud Olmert, neppure 24 ore prima dell’entrata in vigore della sospensione delle ostilità concordata tra lo Stato ebraico e i radicali palestinesi di Hamas grazie alla mediazione egiziana. «Non nutriamo alcuna illusione sul fatto che questa tregua è fragile, e potrebbe essere di breve durata. Hamas non ha cambiato pelle», ha ammonito il primo ministro, intervenendo a una conferenza a Bet Yehoshua, a nord di Tel Aviv. Concludendo che: «Se il terrorismo proseguirà, Israele dovrà attivarsi per eliminarne la minaccia».
Olmert ha poi aggiunto che alle Forze Armate è stato ordinato di tenersi pronte a entrare in azione, qualora il nuovo cessate-il-fuoco dovesse fallire; l’ultimo varato a tutti gli effetti a Gaza, nel novembre 2006, resse per poco tempo.
Stessa musica da parte della Jihad islamica: Un portavoce del gruppo integralista palestinese, Abu Hamza, ha infatti annunciato ieri che le sue milizie si riservano il diritto di reagire con le armi a qualsiasi eventuale incursione israeliana.
L’intesa raggiunta tra Hamas e Tel Aviv «non è un accordo di pace» come ha sottolineato il portavoce del ministro degli Esteri israeliano Ehud Barak, ma è pur sempre un passo avanti nella difficile strada del dialogo. L’intesa prevede in sostanza un’intensificazione dei negoziati con Hamas per la liberazione deel caporale Gilad Shalit, il soldato israeliano rapito due anni fa nella Striscia di Gaza durante i giorni del conflitto libanese. In cambio Israele si impegna a fare cessare l’embargo che sta dissanguando la già disastrata economia nella Striscia. Per il leader politico del movimento islamico, Khaled Meshaal, la fine del blocco israeliano porterà grandi benefici per il milione e mezzo di palestinesi che vivono a Gaza e ormai ridotti allo stremo.
In più il portavoce del governo israeliano, Mark Regev, ha spiegato che se la tregua terrà per alcuni giorni saranno autorizzate forniture più cospicue di carburante e generi di prima necessità nella Striscia. Attualmente lo Stato ebraico autorizza il passaggio dei convogli umanitari, ma allo stesso tempo limita fortemente ogni altra fornitura.

19/06/2008

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