Mediterraneo e Medio Oriente in rivolta, l’intervista all’avvocato Corbucci, autore di “Il terrorismo islamico, falsità e mistificazione’

Prosegue l’inchiesta della nostra agenzia sulla situazione geo-politica del Vicino e Medio Oriente con l’intervista all’avvocato Carlo Corbucci, del Foro di Roma, e autore di “Il terrorismo islamico, falsità e mistificazione (Agorà, 2011).

La Turchia odierna, erede dell’Impero Romano d’Oriente e di quello Ottomano, che posizioni  prenderà, secondo lei, nell’eventualità di una guerra contro l’Iran? Si alleerà, in quanto membro della Nato, con gli Usa e con Israele?

“La Turchia è molto imprevedibile attualmente ma il fatto che è inserita in un meccanismo “globale” abbastanza compromesso con l’Occidente non è escluso affatto che possa arrivare ad allearsi con gli USA ed ISRAELE.  Non è esclusa però neppure una forzata neutralità…”. 

Israele, cioè una parte della Palestina storica, era una regione del territorio ottomano, sottratto dalla Gran Bretagna per il controllo di tutta l’area mediorientale e di Suez. Può la Turchia trovare nell’alleanza con Usa e Israele, e stati arabi amici, una propria collocazione e un equilibrio di forze?

“L’Occidente non vuole mai che abbiano “collocazioni” di rilievo quelli di cui si serve; semmai può ritenere di utilizzare la Turchia come qualunque altro Paese per poi metterlo nel cestino della spazzatura dopo averlo usato. Un cestino magati pulito con una spazzatura non disgustosa perchè altrimenti non fa bene neppure la sua funzione di decorazione e di utilità in un ambiente di lusso quale vuole rimanere il… ‘padrone’”.

Quali sono, secondo lei, le prospettive per la popolazione siriana che da mesi manifesta contro il regime di Bashar al-Asad?

“E’ molto semplice: arrivare a portare basi militari ad un passo dall’Iran, dalla Russia e dalla Cina.  Che non lo capisca al-Zawahiri, successore dello scomparso socio in affari Osama Bin Laden, ed entrambi azionisti di minoranza dell’Azienda Cia è ben comprensibile, ma che non lo capiscano i Fratelli Musulmani e omologhi che sembrerebbero invece credere che una volta abbattuto il regime di Asad i ‘padroni’ li lasceranno andare al governo, è meno comprensibile”.

“A meno che non ritengano che sia arrivata l’ora di smettere di fare troppo i ‘musulmani’ e valga la pena di entrare in affari con chi di soldi, progresso, lussi, belle macchine… se ne intende, e pensino che garantire la sottomissione del Paese, per metà ad Allah e per l’altra metà all’Occidente, sia il sistema per essere lasciati a governare i Paesi islamici ed assicurarsi il futuro quale classe dirigente del nuovo corso degli eventi”.

Possiamo parlare di prospettive per un “Asse turco-iranico”?

“Non lo credo, anche se sarebbe qualcosa di auspicabile per chi avesse a cuore la sorte dell’Islam universale prima che posti di potere”.

Dia un suo giudizio sulle Primavere arabe, e qualche cenno alle varie differenze da un Paese all’altro.

“Niente di nuovo, se non un nuovo entusiasmo popolare che aspetta ancora di essere diretto da qualcuno e verso qualcosa…”.

Qual è il ruolo dell’Occidente e la sua relazione con il mondo arabo e islamico dopo la vittoria dei Fratelli Musulmani in Egitto, Tunisia e in altri Paesi?

“Spero che non sia quello che temo, cioè una spartizione del potere dove la rappresentanza formale sarà di musulmani all’apparenza rigorosi osservanti, ma non troppo, e, nella sostanza, ‘a mezzi’ con il vero padrone. Il problema non è credere meno al diavolo,  quanto ‘chi’, per ognuno, lo rappresenti. In fondo anche a un mondo globalizzato può, almeno fino ad un certo momento, non dar fastidio che intere popolazioni preghino Dio di essere protette dal ‘bisbigliatore malevolo che bisbiglia nelle orecchie degli uomini…’, l’importante è che si sia stati abbastanza accecati da lasciar continuare a bisbigliare il malevolo e da definire tale chi sembra turbare troppo i propri sogni fin troppo umani e terreni”.

Quali sono, secondo lei, le prospettive in Egitto, e in relazione alla Palestina, a seguito della vittoria della Fratellanza?

“Secondo me dipenderà dai dirigenti di turno della ‘Fratellanza’, e, soprattutto, dal fatto se Israele li lascerà governare tranquillamente o li osteggerà come ha sempre fatto, dando loro motivazioni per essere irrequieti e non essere benevoli con Tel Aviv”.

Possiamo parlare di “venti di guerra” contro l’Iran? Qual è lo scenario possibile? Quali dinamiche mondiali e regionali scatenerebbe una guerra?

“I venti ci sono e vengono per ora trattenuti dal fatto che l’Iran non è l’Iraq o l’Afghanistan; che l’Iran non è unito soltanto da ragioni religiose ma anche da un forte nazionalismo; dal fatto che il martirio in Iran è di casa per tradizione. Infine dal fatto che Russia e Cina hanno capito dove si vuole arrivare…”.

Un conflitto contro l’Iran potrebbe trasformarsi in una “Terza guerra mondiale”? Oppure in un conflitto tra sunnismo e sciismo, e relativi Paesi sostenitori?

“L’Occidente spera in quest’ultima ipotesi e forse ci sono sufficienti ottusi fanatici per i quali il nemico della religione non è il luccicante Occidente che ride di chi crede in Dio e  ‘..si butta per terra cinque volte al giorno per adorare le nuvole’, come diceva qualcuno,  bensì l’altro musulmano che anziché dire la formula di inchino della preghiera in silenzio lo fa ad altra voce. Tuttavia, ci sono anche molti sunniti e sciiti che non si lasciano prendere da quest’inganno.  Una terza ed ultima guerra mondiale non è esclusa in modo assoluto, ma non potendocene essere una quarta, deve essere per forza quella che, da parti avverse e con aspettative diverse, molti attendono da molto tempo”.