Mentre Biden visita Israele, Netanyahu sta pianificando un ritorno al potere

Mintpress. Di Miko Peled. C’è un verso in un famoso poema ebraico scritto nel 1903 da uno dei più importanti poeti ebrei, Haim Nachman Bialik, che recita (tradotto liberamente):

“Dio ha comandato la primavera e il massacro insieme. Il sole è sorto, l’albero è fiorito e il carnefice ha massacrato”

Mi viene in mente questa frase mentre guardo i preparativi e le analisi che circondano l’imminente visita del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Israele e Arabia Saudita. L’ostentazione continua e allo stesso tempo l’uccisione di palestinesi continua ininterrotta.

I giornali israeliani dedicano molto ai resoconti sulla lunghezza del tappeto rosso (75 metri), e agli enormi sforzi della polizia israeliana e di altre agenzie di sicurezza per garantire che la visita si svolga senza intoppi.

Allo stesso modo, c’è un’analisi di cosa ci si può aspettare da questa visita. L’ultima stella a emergere nell’arena politica israeliana è il generale in pensione Gadi Eizenkot, ex Capo di Stato Maggiore dell’esercito israeliano, l’IDF. Come per ogni capo dell’esercito in pensione, le speculazioni sulla sua carriera politica e la promessa che tornerà sono andate avanti da prima che si ritirasse effettivamente nel 2019 e iniziasse il suo periodo di “ripensamento”.

In un evento ben pubblicizzato in un forum di sicurezza nazionale israeliano, Eizenkot ha consigliato di “ridurre le aspettative” riguardo alla visita di Biden. Sarebbe bene ridurre le aspettative su ciò che questo generale e capo dell’esercito in pensione, che è uno dei tanti, e ciò che potrebbe portare sul tavolo una volta entrato in politica. Attualmente dovrebbe unirsi a un altro generale in pensione ed ex capo dell’IDF, Benny Gantz, che è attualmente il Ministro della Difesa israeliano.

Il grande maestro è tornato.

Mentre tutto questo sta accadendo, Benjamin Netanyahu, il “grande maestro” della politica israeliana, colui che è visto come l’unico adulto in una stanza di bambini petulanti, sta pianificando il suo ritorno in grande stile nell’ufficio del Primo Ministro. Nel suo attuale ruolo di capo dell’opposizione, Netanyahu incontrerà Biden durante la sua visita nella Gerusalemme occupata.

Nel frattempo Netanyahu ha affermato in una dichiarazione che, se eletto, firmerà un trattato di pace con l’Arabia Saudita e altri Stati arabi che: “ci porterà alla fine del conflitto arabo-israeliano”. Ha aggiunto che i leader arabi che non fanno ancora parte degli Accordi di Abramo stanno aspettando che sia lui a fare da apripista. Questo, afferma Netanyahu, dimostrerà agli scettici del mondo che gli Accordi di Abramo (che furono firmati durante il suo precedente incarico di Primo Ministro) hanno avuto successo e che il rifiuto palestinese è stato inefficace.

Il tempismo di Netanyahu non è una coincidenza poiché vuole assicurarsi che qualsiasi credito che Trump potrebbe rivendicare per gli Accordi di Abramo, o che Biden potrebbe rivendicare se l’Arabia Saudita si unirà, sarà diretto verso di lui. Netanyahu non starà a guardare mentre altri politici si prendono il merito o si godono le luci della ribalta mentre aspetta nell’ombra dell’opposizione. È anche improbabile che qualsiasi accordo che potrebbe essere raggiunto con l’Arabia Saudita sarà ratificato dalla Knesset, la Camera dei Pappresentanti di Israele, prima delle prossime elezioni del novembre 2022.

Il massacro continua.

Mettendo da parte per un attimo la politica, i preparativi e il protocollo diplomatico, niente di tutto ciò fornirà nemmeno un briciolo di sollievo ai palestinesi. Non verrà impedita la demolizione di una sola casa nel Naqab, nessun bambino a Gaza avrà un migliore accesso ai farmaci salvavita e nessun prigioniero palestinese vedrà la luce. Inoltre, la Palestina non sarà più vicina alla libertà che merita e alla quale aspira da decenni.

Infatti, il massacro israeliano con tutte le sue forze continuerà a opprimere, arrestare, torturare, demolire, distruggere, uccidere e in altro modo continuerà a far funzionare il brutale sistema di Apartheid che impone alla Palestina. Mentre lo svolgimento della visita presidenziale sarà annunciato come un successo, il fallimento non è un’opzione, e sia Biden che il nuovo Primo Ministro israeliano, Yair Lapid, useranno le immagini di loro due insieme durante la visita per le loro prossime campagne, mentre i palestinesi continueranno a sanguinare senza una fine in vista.

Strategia.

È corretto dire che ogni palestinese vuole vedere la propria Patria libera. È anche giusto dire che, indipendentemente da ciò che la gente considera politicamente realistico, quando i palestinesi pensano alla loro Patria, non ne immaginano una piccola parte, ma piuttosto tutta la Palestina storica. Non sarebbe nemmeno esagerato dire che ogni genitore palestinese vuole vivere nella propria Patria in sicurezza e crescere i propri figli in una Palestina giusta, equa e prospera.

La visione di una Palestina libera, democratica e prospera è il desiderio e la visione di tutti i palestinesi, politicamente attivi e non. È vero che in Palestina l’esistenza è resistenza, quindi quanto qualcuno possa essere attivo politicamente non è una misura del loro impegno a vedere la propria Patria libera.

Gli attivisti palestinesi sul campo dal Naqab nel Sud alla Galilea nel Nord condividono una visione e rischiano la vita ogni giorno per realizzare questo sogno. La visione di Biden e le imminenti elezioni israeliane vogliono mettere in ombra sia gli obiettivi che l’eroico impegno dei palestinesi sul campo. I politici israeliani hanno ripetuto più volte che devono schiacciare i palestinesi e qualunque sogno possano avere di un futuro.

Primavera.

La primavera in Palestina è spettacolare ed è vero che, come diceva il poeta, la primavera arriva anche quando il carnefice massacra, e la vista di questi due che si presentano assieme è terribile. Biden e i sionisti come lui che credono nell’Apartheid e che sostengono l’ingiustizia, l’intolleranza, l’odio e le uccisioni perpetrate da Israele non possono vincere.

La Palestina era un Paese fiorente con una storia ricca e una bellezza spettacolare. Si deve permettere la gioia della primavera senza la paura del massacro.

Miko Peled è uno scrittore e attivista per i diritti umani, nato a Gerusalemme. È autore di “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” (Il figlio del generale. Viaggio di un Israeliano in Palestina) e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five” (Ingiustizia, Storia dei Cinque Della Fondazione Terra Santa).

Tradotto dall’inglese da Beniamino Rocchetto.