Mentre l’Occidente lotta contro la crisi energetica, Israele la impone da anni alla Striscia di Gaza

18 agosto 2020, Gaza. Una ragazza palestinese usa una lampada a gas durante un’interruzione di corrente [MAHMUD HAMS/AFP tramite Getty Images]

MEMO. Di Motasem A Dalloul. È da nove mesi ormai che è scoppiata la guerra tra Russia e Ucraina. Mentre gli ucraini subiscono gli effetti più evidenti della guerra, l’Europa sta affrontando una crisi energetica paralizzante a causa della sospensione delle forniture di gas naturale da parte della Russia.

Da anni ormai l’Europa dipende dalle forniture di gas russo per far funzionare le fabbriche, generare elettricità e riscaldare le case: importa il 40% del gas e il 30% del greggio dalla Russia. Secondo Al Jazeera, le importazioni di gas sono state ridotte del 75%. Con l’avvicinarsi dell’inverno, la carenza di energia e i prezzi elevati stanno colpendo i consumatori di tutto il continente. Anche se gli impianti di stoccaggio del gas dell’UE sono pieni per oltre il 90%, l’Economist ha sottolineato che “lo stoccaggio del gas non è sufficiente a sostituire i mancati afflussi russi”.

Gli Stati Uniti si trovano ad affrontare un problema simile a seguito della guerra in Ucraina, in quanto il prezzo della benzina è troppo alto per l’americano medio. Ciò ha portato il presidente Joe Biden a dover inghiottire un boccone amaro implorando l’Arabia Saudita, che una volta aveva definito uno “Stato canaglia”, di aumentare la produzione di petrolio. Invece, il principe ereditario Mohammed Bin Salman, governante de facto, si è unito all’OPEC per ridurre la produzione di petrolio di 2 milioni di barili al giorno.

Se le potenti nazioni occidentali soffrono di crisi energetiche nonostante siano esse stesse produttrici di petrolio e potenze nucleari, che dire della piccola Striscia di Gaza assediata nella Palestina occupata? Da 16 anni soffre di gravi carenze di carburante ed elettricità a causa dell’assedio israeliano sostenuto a livello internazionale.

Patria di oltre due milioni di persone, Gaza rimane sotto un rigido assedio israeliano sostenuto dall’UE, dagli Stati Uniti e da alcuni paesi arabi. Il territorio possiede abbondanti riserve di gas nelle acque territoriali al largo delle sue coste, ma gli viene impedito di utilizzarle. In realtà, il gas viene rubato dallo Stato di occupazione israeliano, che gestisce giacimenti vicino a Gaza ed estrae gas per uso commerciale a livello internazionale e domestico.

Sotto gli occhi dell’UE e degli Stati Uniti, i palestinesi a Gaza soffrono di interruzioni dell’elettricità fino a 12 ore al giorno. Ogni volta che c’è un’offensiva militare israeliana, non hanno forniture di petrolio, gas o elettricità. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea sostengono le misure israeliane al riguardo, o semplicemente tacciono mentre i diritti legittimi del popolo palestinese vengono abusati e violati. Nel frattempo, decine di gruppi europei e americani per i diritti umani, così come le Nazioni Unite, hanno chiesto a Israele di revocare l’assedio a Gaza e che l’UE e gli Stati Uniti esercitino pressioni su Israele in tal senso.

L’Europa e l’America potrebbero imparare dai palestinesi a Gaza come affrontare la crisi energetica con l’avvicinarsi dell’inverno. I palestinesi sono esperti in questo senso e gli inverni nel territorio possono essere molto freddi. Potrebbero anche imparare a vivere senza lavoro se le fabbriche dovessero chiudere a causa della carenza di carburante.

Sebbene secondo l’Economist i governi dell’UE si siano “affrettati a riempire le riserve sotterranee di gas naturale in preparazione per i prossimi mesi invernali più freddi” e possano sopravvivere fino a un anno, cosa succederebbe se la Russia bombardasse queste riserve? E se la Russia bombardasse gli impianti europei di energia rinnovabile o le centrali nucleari? Non è inconcepibile, visto che il presidente Vladimir Putin ha minacciato l’uso di armi nucleari, a cui l’Europa e gli Stati Uniti dovrebbero rispondere a tono.

Israele ha distrutto i serbatoi di stoccaggio di petrolio e gas di Gaza nel 2006, quando ha anche distrutto l’unico impianto di generazione di energia elettrica, e da allora nel territorio è stato consentito solo il carburante sufficiente per un limitato uso quotidiano. Quando Israele chiude i rubinetti, anche gli ospedali hanno grossi problemi e i pazienti soffrono e muoiono. Questo è accaduto più volte dal 2006 sotto l’assedio israeliano, sostenuto dall’UE e dagli Stati Uniti.

Mentre affrontano le loro crisi energetiche, sarebbe bello che l’Europa e gli Stati Uniti iniziassero a capire cosa hanno permesso ad Israele di fare ai palestinesi nella Striscia di Gaza e la sofferenza che questi ultimi hanno dovuto subire a causa dell’assedio sostenuto da Washington e dalle capitali europee. Mentre l’Occidente lotta alla ricerca delle proprie forniture di energia alternativa, è forse troppo chiedere loro di fare pressione su Israele per porre fine alla crisi energetica inflitta alla Striscia di Gaza?

Traduzione per InfoPal di Rachele Manna