Merhej: unire il campo palestinese è indispensabile per affrontare l’occupazione

Beirut – InfoPal. L’ex ministro dell’interno libanese, Beshara Merhej, ha ridimensionato l’importanza dei “tentativi di Israele e dei suoi alleati di liquidare la causa palestinese”.

L’ex ministro ha motivato la propria affermazione dicendo che “la causa palestinese è una giusta causa: essa è ancora viva nella coscienza del mondo libero, e i palestinesi ci tengono alla loro terra e non l’abbandoneranno mai”.

Merhej, in una dichiarazione rilasciata a Quds Press, ha spiegato: “Israele sa di non poterla liquidare, in quanto essa occupa un posto preminente nella coscienza degli arabi, dei musulmani e dell’intero mondo libero. Il popolo palestinese ama la sua terra in modo straordinario, perfino i palestinesi nei paesi della diaspora vivono la loro vita pensando alla loro terra d’origine. Per tutto ciò gli israeliani cercano di colpire il popolo palestinese e dividerlo, e colpire tutti gli elementi della resistenza nella regione, questa è la ragione per cui la guerra israeliana contro i palestinesi non si è mai fermata: Israele sta conducendo una guerra contro la terra, le case e i luoghi sacri, assedia il popolo palestinese e lo affama”.

E ha aggiunto: “Israele vuole indebolire la causa palestinese e colpire lo spirito della resistenza, per questo ha condotto le guerre del 2006 e il 2008, e forse anche la guerra contro la Siria, fermo restando il nostro pieno sostegno alle richieste del popolo siriano per la libertà, la giustizia e la democrazia. Tale guerra assolve l’obiettivo di indebolire le forze della resistenza nella regione, lasciando i palestinesi in preda alla  disperazione” .

Merhej ha ribadito che i negoziati tra l’Anp e Israele sono senza sbocco, affermando che i palestinesi devono cambiare la loro politica: “Israele non ha mai pensato di concedere uno Stato ai palestinesi, a meno che questi ultimi non lo ottengano attraverso la lotta. Gli israeliani hanno già fatto la loro scelta strategica, ma continuano a manovrare.

“L’Anp ha commesso un errore andando a Oslo, ma ora non può più ritirarsi, e perciò cerca di giustificare i propri errori ventilando la soluzione dei due Stati, o un unico stato per due popoli, o rivolgendosi all’Onu. Queste sono tutte scuse che servono a guadagnare tempo in attesa che la comunità internazionale eserciti delle pressioni su Israele per spingerla a rispettare gli accordi di Oslo, visto che  l’Anp non vuole ammettere che Oslo è ormai fallito.

“L’Anp deve correggere il suo percorso, e raggiungere i diritti attraverso la lotta  politica, la resistenza popolare, o perfino la lotta armata. Hamas ha di certo un ruolo in questo contesto, e ha la sua ragion d’essere, dunque non sarebbe giusto arrendersi allo status quo accettando la mediazione imposta dall’America, che fingendosi  imparziale, sostiene Israele in qualsiasi decisione che non avvantaggia i palestinesi. Si deve fare qualcosa per salvare i diritti dei palestinesi”.

L’ex ministro ha considerato l’unità nazionale palestinese come il primo passo per difendere la causa palestinese. “La divisione tra Hamas e Fatah non deve persistere, bisogna raggiungere un accordo tra le due parti, e ciò rafforzerà la posizione egiziana che preme per difendere i diritti dei palestinesi”.