Mesha’al: Hamas condanna l’aggressione israeliana contro il Sudan

Beirut-InfoPal. In una telefonata al presidente sudanese, Omar Hassan al-Bashir, il leader del movimento di resistenza islamico, Hamas, Khaled Mesha’al, ha condannato l’aggressione israeliana che ha colpito il complesso militare di Yarmuk a sud della capitale Khartoum, nella notte di martedì 23 ottobre.

Fonti di Hamas hanno riferito che Mesha’al ha espresso la sua “piena solidarietà alla leadership, governo e popolo sudanese di fronte all’aggressione sionista”.

Nel corso della telefonata, Mesha’al ha anche elogiato le “onorevoli posizioni assunte da al-Bashir e dal popolo sudanese a sostegno dei palestinesi, dei loro legittimi diritti e della loro giusta causa”. 

Dal canto suo, il governo sudanese ha accusato ufficialmente Tel Aviv dell’attacco aereo che ha colpito il complesso industriale militare di Yarmuk, affermando che quest’ultimo è stato bombardato da quattro caccia israeliani che provenivano dall’est del Sudan. 

Ahmad Bilal, portavoce ufficiale del governo di Khartoum, ha dichiarato ai media sudanesi che “il bombardamento di Yarmuk era premeditato e ben organizzato, ed è stato effettuato con l’uso di tecnologia ad alta precisione”.

Bilal ha aggiunto che i caccia israeliani sono riusciti a disturbare i radar sudanesi, e hanno colpito le scorte e gli equipaggiamenti militari presenti nel complesso, inoltre, una parte degli impianti all’interno dell’edificio colpito è stata distrutta.

Il portavoce sudanese ha reso noto che il bombardamento ha causato la morte di due cittadini che vivevano nei pressi del luogo colpito, e il grave ferimento di un terzo.

Bilal ha dichiarato che Israele “ha ricevuto delle informazioni sbagliate circa il complesso di Yarmuk, credendo che in esso venivano fabbricate delle armi sofisticate, simili a quelle nucleari”. Egli ha anche collegato l’ultimo attacco ai bombardamenti che, negli anni passati, avevano colpito la zona del Mar Rosso.

Il portavoce ha spiegato che “lo scopo di questa aggressione è paralizzare le capacità militari del Sudan, ed intaccare la sua sovranità nazionale e il suo ruolo sulla scena araba e regionale”.

Egli ha concluso affermando che “il Sudan si considera in guerra con Israele e si riserva il diritto di rappresaglia e di escalation diplomatica fino a portare il caso davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu”.