Mesha’al: Hamas è partner delle fazioni palestinesi, non un’alternativa

Beirut-Quds Press. “Il presidente Usa, Barack Obama, è senza dubbio una persona dotata di carisma e abilità, e avendo un background diverso da tutti gli altri, egli rappresenta un nuovo modello di presidenti americani”. Lo ha affermato Khaled Mesha’al, capo dell’Ufficio politico del movimento di resistenza islamico, Hamas.

“Nella nostra valutazione di Obama, quello che ci interessa è la sua politica, prendendo in considerazione i nostri interessi nazionali. Avevamo notato che egli, nel suo primo mandato, prese delle posizioni distinte rispetto a quelle apertamente annunciate da parte degli Usa, specialmente quando si espresse favorevolmente riguardo al congelamento dei lavori di costruzione negli insediamenti, e ciò che affermò nel suo celebre discorso del Cairo”, ha spiegato il leader palestinese, giovedì 28 marzo, in un’intervista rilasciata all’agenzia stampa palestinese, Ma’an.

Mesha’al ha anche deplorato il fatto che Obama avesse fatto passi indietro sulle proprie posizioni, annunciate nel suo primo mandato. Ha affermato: “Purtroppo, praticamente, egli ha arretrato la propria posizione. Nella sua seconda visita a Gerusalemme, pochi giorni fa, era apertamente schierato con Israele e intento a restaurare il suo rapporto con Netanyahu a scapito degli interessi palestinesi. Inoltre, egli sembrava non avere in serbo alcun progetto per risolvere il conflitto arabo-israeliano”.

Il capo dell’ufficio politico di Hamas ha continuato: “Indipendentemente da ciò che ha detto a proposito dello Stato palestinese, o quando si è riferito ad Israele, definendolo la terra promessa, cui nascita fu la realizzazione di una promessa di Dio, noi di Hamas non abbiamo mai scommesso su nessuno della Casa Bianca”.

Ha poi aggiunto: “Siamo in grado di leggere le differenze, e con una visione politicamente consapevole, tuttavia, è nostra convinzione che i diritti si ottengono sul terreno, avendo un certo potere, e soprattutto, una resistenza armata. Comunque siamo aperti alla situazione regionale e internazionale e cerchiamo di trarre vantaggi da ogni opportunità”.

Sul tema della riconciliazione, Mesha’al ha accolto con favore l’iniziativa dell’emiro del Qatar di unire Hamas, Fatah e gli altri partiti palestinesi in un mini vertice al Cairo. Ha affermato:”Con il volere di Dio, io e Abu Mazen riusciremo a raggiungere l’unità nazionale, a mio avviso, le condizioni sono mature per ottenere ciò”.

Per quando riguarda le decisioni prese al summit arabo, Mesha’al ha dichiarato: “Apprezziamo il supporto fornito alla Palestina, ma ciò non basta per fermare l’ebraicizzazione, gli insediamenti e la rapina israeliana nei confronti della nostra storia nella città di Gerusalemme. I progetti non sono sufficienti a far rimanere le persone sul proprio territorio o fermare gli assalti contro la moschea di al-Aqsa, c’è bisogno di una strategia arabo-islamico- palestinese atta a salvare Gerusalemme”.

Rispondendo alla domanda circa una sua eventuale candidatura alla presidenza palestinese, il leader di Hamas ha affermato: “Il nostro movimento non ha ancora preso una posizione definitiva circa le elezioni presidenziali, di conseguenza, l’origine della questione è ancora da risolvere”. Il leader di Hamas ha espresso il proprio parere circa una sua candidatura, a nome del suo movimento, alla guida dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, Olp, affermando che “Hamas non compete per sostituirsi ad altre fazioni palestinesi, esso, invece, esercita il proprio diritto di essere presente in tutte le istituzioni palestinesi, ma solo come partner e non come alternativa”.

Esprimendo la propria posizione sulla Primavera araba, il leader di Hamas ha ribadito che la nazione sta vivendo un momento storico e che i popoli hanno il diritto di aspirare alla libertà, alle riforme e al cambiamento, e a lottare contro la corruzione e la tirannia. Poi ha proseguito: “Detto ciò, siamo a favore dell’unità della nazione, e contrari a qualsiasi divisione su base settaria”.

Mesha’al ha quindi concluso che “la Primavera araba è nell’interesse della causa palestinese, in quanto il rafforzamento, politico ed economico, degli arabi gioverebbe sicuramente alla Palestina, nonostante ciò, per trarre i frutti dei cambiamenti è necessario attendere del tempo”.