Meshaal: ‘Le ingerenze straniere sono la causa principale che ostacola il raggiungimento della riconciliazione’.

Hamdan: “L'incontro di Meshaal con la delegazione parlamentare britannica è un fallimento del tentativo d’isolare Hamas”.
Meshaal: “Le ingerenze straniere sono la causa principale che ostacola il raggiungimento della riconciliazione”.

Damasco.

Il capo dell'Ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal, lunedì sera 2 novembre ha incontrato una delegazione parlamentare d’alto rango della Camera dei Comuni britannica nel quadro degli sforzi europei per aprire canali di comunicazione con Hamas e cercare di raggiungere una più profonda comprensione del problema attraverso il dialogo diretto con il movimento islamico, discutendone la visione sugli ultimi sviluppi in Palestina.

In un comunicato stampa del 3 novembre, il movimento islamico ha affermato che i membri della delegazione parlamentare hanno espresso la convinzione che non ci possa essere pace nella regione senza un dialogo con Hamas, il quale si è guadagnato la fiducia del popolo palestinese in maniera democratica e trasparente. I membri della delegazione hanno altresì rimarcato la loro solidarietà con la tragedia del popolo palestinese dopo l'aggressione a Gaza, e il loro rifiuto dell'assedio impostogli, e hanno confermato la loro profonda solidarietà con i palestinesi che vivono esiliati.

Nel comunicato si riporta che la delegazione ha esaminato la situazione dei rifugiati nei campi profughi in Siria e sulla frontiera siro-irachena, dove ha potuto constatare l’aspirazione di tutti i profughi a tornare nelle loro città, dalle quali sono stati scacciati dagli occupanti israeliani.

Dal canto suo, Meshaal ha apprezzato la visita della delegazione, e ha spiegato ai suoi membri il punto di vista del movimento islamico palestinese, criticando la ‘Comunità internazionale’ per non essersi assunta gli obblighi morali e umanitari nei confronti della ricostruzione a Gaza, collegandoli invece a condizioni politiche, e ha sottolineato la necessità di risolvere il problema dei profughi palestinesi che vivono, in difficili condizioni, sul confine siro-iracheno.

Per quanto riguarda invece il dialogo interpalestinese, Meshaal ha confermato che le ingerenze straniere sono l’ostacolo principale che ritarda il raggiungimento della riconciliazione nazionale. Egli ha perciò invitato la ‘Comunità internazionale’ a rispettare la volontà del popolo palestinese, i suoi diritti nazionali, le sue scelte democratiche e ad accettarne i risultati, e ha sottolineato che la base per una giusta soluzione al conflitto nella regione è da porre attraverso efficaci pressioni internazionali su Israele, al fine di costringerlo a porre fine all’occupazione e a riconoscere i diritti nazionali palestinesi.

Intanto, a Beirut, il responsabile delle relazioni estere di Hamas, Osama Hamdan, in una dichiarazione a “Quds Press” ha apprezzato i risultati dell'incontro tra il presidente dell'Ufficio politico del movimento, Khaled Meshaal, e la delegazione europea, e ha detto che quest’incontro riflette il fallimento della politica mirata a isolare Hamas: “Credo che quest’incontro confermi che la decisione d’isolare Hamas e di non accettare i risultati delle elezioni sia stato un errore politico; ritengo che ci sia la possibilità di correggere questo errore, ma la ‘Comunità internazionale’ doveva trattare direttamente con il popolo palestinese, rispettandone le scelte”.

Inoltre Hamdan ha smentito che Hamas abbia rifiutato di firmare il documento egiziano sulla riconciliazione interpalestinese: “Noi non abbiamo rifiutato di firmare il documento di riconciliazione. Abbiamo solo detto che la riconciliazione deve avvenire secondo regole e principi concordati tra di noi, ma ciò che è ci stato proposto è contrario a tali regole e principi, perciò abbiamo chiesto di farvi riferimento. Quando il documento egiziano ci è stato proposto, abbiamo detto che esso dev’essere stilato in base a tali principi: se è conforme lo firmiamo, altrimenti no. Inoltre, esiste una questione politica collegata alla riconciliazione, che riguarda la fine dell'assedio e degli arresti dei sostenitori di Hamas in Cisgiordania e il rilascio dei detenuti.

Hamdan ha anche negato che Hamas sia uno strumento regionale di altri stati: “Chi ha accusato Hamas di non aver firmato perché è legato a interessi di potenze regionali sa bene che ciò non è vero; Hamas rifiuta di legarsi a chicchessia, ma lavora per gli interessi palestinesi, e questo è quanto è stato dimostrato al tavolo delle trattative. L'iniziativa di Hamas, ai primi di settembre scorso, ha aperto la strada alla riconciliazione interpalestinese, mentre l'altra parte continuava a dichiarare che la repressione contro Hamas in Cisgiordania non si fermerà poiché la questione della ‘sicurezza’ è parte integrante delle condizioni per la riconciliazione”.

 

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