Migliaia di palestinesi manifestano in occasione del primo anniversario dell’accordo di scambio

Khan Younis – InfoPal. Venerdì 12 ottobre, a Khan Younis, sud della Striscia di Gaza, migliaia di palestinesi hanno partecipato a una manifestazione di massa in occasione del primo anniversario dell’accordo di scambio di prigionieri, siglato tra la resistenza palestinese e Israele. In seguito all’accordo, più di mille prigionieri palestinesi sono stati rilasciati dalle carceri israeliane, la metà dei quali avrebbe dovuto scontare alte condanne. 

Al termine della preghiera del venerdì, le manifestazioni sono partite da tutte le moschee di Khan Younis, rispondendo all’invito lanciato dal movimento di resistenza islamico, Hamas. I partecipanti si sono recati alla casa di Hassan Salameh, uno dei leader dell’ala militare del movimento ad ovest di Gaza, ribadendo il loro impegno per la sua liberazione, insieme ai suoi compagni detenuti nelle prigioni israeliane. 

Lo Stato ebraico aveva rifiutato categoricamente di includere Salameh nell’accordo di scambio, causando più volte il rinvio dello stesso, fonti israeliane sostengono che egli rappresenta un pericolo per Israele. Salameh è detenuto nelle carceri israeliane da 17 anni con l’accusa di aver pilotato le operazioni che avevano scosso lo Stato ebraico nel 2006, provocando l’uccisione di 50 israeliani. Tali operazioni furono la rappresaglia per l’uccisione di Yahya Ayyash, esperto di esplosivi di Hamas. 

I partecipanti alla manifestazione hanno assistito ad una conferenza stampa tenuta di fronte alla casa del prigioniero, dove il ministro di Gaza per gli Affari dei Prigionieri, ‘Atallah Abu as-Sabah, ha affermato che il rilascio di Salameh e dei suoi compagni di prigionia è un debito di ogni palestinese. 

Il ministro ha invitato la resistenza palestinese ad impegnarsi con tutta la sua forza per liberare il resto dei prigionieri. Anche catturando dei soldati israeliani, analogamente a quanto è accaduto con Shalit. 

Egli ha sottolineato che lo Stato ebraico comprende solo il linguaggio della forza, e che gli inviti, gli appelli e l’azione politica non hanno dimostrato la loro efficacia.