Migliaia di persone affrontano l’incertezza per la minaccia di demolizione a Gerusalemme

Betlemme – Ma’an. I palestinesi residenti a nord-est del Muro di separazione nei pressi di Gerusalemme affrontano un futuro incerto dopo che le autorità israeliane, la scorsa settimana, hanno emesso ordini di demolizione che sposterebbero migliaia di persone.

Un funzionario palestinese ha dichiarato giovedì che i dirigenti del municipio di Gerusalemme hanno emesso ordini di demolizione per le case palestinesi nei quartieri di Ras Khamis e Ras Shahada.

Jamil Sanduqa, che presiede un comitato locale per lo sviluppo della zona di Ras Khamis, ha spiegato che più di 15 mila palestinesi vivono negli edifici destinati alla demolizione.

Ronit Sela, direttore del progetto Gerusalemme Est dell’Associazione per i Diritti Civili in Israele, ha dichiarato a Ma’an, mercoledì, che i rappresentanti del comune di Gerusalemme avevano visitato Ras Khamis nel mese di luglio e avevano rilevato le coordinate delle proprietà che a loro parere erano state costruite senza permesso.

I funzionari non hanno potuto determinare chi viveva nelle proprietà e si sono rivolti a un tribunale locale per chiedere il permesso di demolire le case.

Il Tribunale per le questioni locali di Gerusalemme ha dichiarato che i proprietari hanno 30 giorni di tempo per presentare ricorso dalla data in cui gli ordini sono stati emessi, il 31 ottobre, altrimenti il tribunale accetterà la richiesta del Comune di demolire gli edifici.

I residenti devono ora decidere se restare anonimi o sfidare gli ordini in un tribunale israeliano, dice Sela, correndo anche  il rischio che le autorità israeliane emettano pesanti multe o demoliscano le case.

“Sradicare tante famiglie è devastante. Siamo sorpresi che sia di tale portata”, ha detto Sela, aggiungendo che i residenti erano confusi e preoccupati su come procedere.

Il Comune di Gerusalemme ha affermato che 11 edifici sono ufficialmente destinati alla demolizione, ma Sela spiega che il numero di persone che affrontano questi spostamenti saranno “migliaia”.

Jamil Sanduqa, funzionario di Ras Khamis, ha dichiarato la settimana scorsa che gli ordini di demolizione sono stati emessi una settimana dopo che Nir Barkat è stato rieletto sindaco di Gerusalemme.

L’operatore di una ONG ha riferito a Ma’an che gli ordini di demolizione possono aver subito un ritardo di tre mesi dalla richiesta iniziale del Municipio, nel mese di luglio, per aspettare fino alle elezioni comunali di Gerusalemme, della fine di ottobre.

“Terra di nessuno”

Nel 2006, la costruzione del Muro di separazione israeliano nel nord-est di Gerusalemme ha separato i quartieri di Ras Khamis e Ras Shahada dal resto della città.

Decine di migliaia di residenti, che hanno carta di identità israeliana, devono passare attraverso un unico check-point che serve il campo profughi di Shufat, Ras Khamis, Ras Shuhada e la città di Anata.

Sela spiega che i residenti di Ras Khamis e di Ras Shuhada hanno costruito grandi edifici residenziali nella zona in quanto hanno valutato che le autorità israeliane non avessero alcun interesse a entrare nei quartieri.

“Sono tutti in una zona della Cisgiordania divisa dalla barriera di Gerusalemme e l’ipotesi era che, con il completo abbandono di quest’area da quando il Muro è stato costruito, le autorità israeliane non li avrebbero toccati”.

La polizia israeliana non è quasi mai entrata nell’area e Sela dice che i quartieri sono diventati “senza legge”, hanno problemi di droga e sono effettivamente una “terra di nessuno”.

Sari Kronish, un architetto di Bimkom – Planners for Planning Rights, ha dichiarato martedì che i residenti di Ras Khamis e di Ras Shahada “sono intrappolati in una situazione di stallo, da un lato, e la mancanza di una pianificazione adeguata è uno dei motivi principali per cui i permessi di costruzione vengono rifiutati, e dall’altro lato, le persone vivono sotto la costante minaccia della demolizione delle case e il costante abbandono”.

In risposta a una petizione all’Alta Corte di Israele contro il tracciato del Muro, Israele ha promesso che le comunità palestinesi che vivono al di là della barriera avrebbero mantenuto una vita normale, afferma ACRI.

Eppure Sela sottolinea che le autorità israeliane non hanno fatto nulla per i residenti della zona.

“Le strade sono in condizioni terribili, la raccolta dei rifiuti e delle acque reflue è trascurata, e gli allacciamenti idrici sono in pessime condizioni. C’è grave negligenza per  decine di migliaia di persone”.

Israele ha distrutto più di 500 proprietà palestinesi in Cisgiordania, e soprattutto a Gerusalemme Est, dall’inizio di questo anno,  trasferendo 862 persone, secondo l’UNOCHA.

Traduzione di Edy Meroli