Migliaia di persone partecipano alla maratona della Palestina per affermare il diritto alla libera circolazione

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Betlemme-Ma’an. Migliaia di Palestinesi e di stranieri sono scesi in strada venerdì per partecipare alla quarta maratona annuale ospitata dalla città palestinese di Betlemme, per evidenziare le gravi restrizioni alla circolazione che i Palestinesi affrontano sotto l’occupazione militare di Israele.

Concepita nel 2013 col tema “Diritto alla circolazione”, la maratona è stata incoraggiata dalle Nazioni Unite e da altri organismi umanitari per ricordare i “molti ostacoli alla libertà di circolazione che i Palestinesi affrontano ogni giorno”, anche se Israele l’ha condannato per uso “cinico” dello sport.

Partendo dalla Chiesa della Natività, il luogo di nascita tradizionale di Gesù Cristo, gli atleti sono passati vicino all’imponente Muro di separazione di Israele, che taglia gran parte della città, prima di passare dal campo profughi Duheisha e dalla città di al-Khader, nei pressi del check-point militare di Gilo.

“Ognuno ha diritto alla libertà di circolazione, ma non tutti ne hanno la possibilità”, avevano scritto gli organizzatori della maratona sul loro sito web.

“La limitazione della circolazione è una delle principali sfide del popolo palestinese che vive sotto occupazione. I Palestinesi non possono muoversi liberamente sulle strade, o da una città all’altra”.

Dato che l’Autorità Palestinese non controlla 42 chilometri consecutivi – la distanza di una maratona olimpica classica – nel distretto di Betlemme la corsa è stata invece effettuata ad anello su un circuito di 11 chilometri.

Quasi 4.400 atleti hanno partecipato alla maratona di quest’anno – dai 3.100 dello scorso anno – con un record del 46 per cento di partecipazione delle donne, superando di gran lunga il 39 per cento del 2015.

Come duro monito alle severe restrizioni di circolazione affrontate dai Palestinesi, nessun atleta proveniente dalla Striscia di Gaza ha potuto partecipare quest’anno, nonostante una richiesta formale da parte dell’Anp a Israele per consentire ai 102 Gazawi di lasciare l’enclave costiera assediata.

In una dichiarazione, il Coordinamento di Israele per le Attività di Governo nei Territori ha affermato che la leadership palestinese non aveva deliberatamente dato loro abbastanza tempo “per trattare le richieste”. Hanno affermato che la richiesta era una “provocazione” e un tentativo di “delegittimare Israele”, aggiungendo: “E’ deplorevole assistere a un uso cinico dello sport”.

Tuttavia, l’ONU ha incoraggiato fortemente la maratona, affermando in una dichiarazione che numerosi “operatori umanitari e dello sviluppo, comprese le agenzie dell’ONU”, hanno partecipato alla corsa “a sostegno del diritto dei Palestinesi alla libertà di circolazione”.

Robert Piper, il coordinatore delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari, ha dichiarato: “Molti di noi partecipano a questo evento celebrativo, restiamo profondamente consapevoli dei molti ostacoli alla libertà di circolazione che i Palestinesi affrontano ogni giorno.

“Mi dispiace di sentire che agli atleti di Gaza, compreso Nader al Masri, vincitore della Maratona dello scorso anno, non sono stati concessi i permessi dalle autorità israeliane per partecipare alla manifestazione di oggi, per esempi”.

La dichiarazione dell’ONU ha evidenziato le importanti restrizioni alla circolazione affrontate dai Palestinesi, che “permeano quasi tutti gli aspetti della vita di ogni giorno e continuano a separare i Palestinesi e a frammentare il territorio”. Ha sottolineato il muro di separazione israeliano, i check-point, i blocchi stradali, come pure l’uso dei permessi di viaggio da parte di Israele e le chiusure di intere zone, mentre ha condannato il devastante assedio della Striscia di Gaza da parte di Israele per otto anni.

Piper ha detto che se Israele vuole affrontare i suoi problemi di sicurezza, lo deve fare “senza imporre restrizioni di ampia portata alla popolazione nel suo complesso”.

(Nella foto: gli atleti partecipano alla Palestine Marathon 2015, costeggiando il muro di separazione israeliano a nord di Betlemme. (Right to Movement/ Signe Vest)

Traduzione di Edy Meroli