Milano: manifestazione per la Pace in Medio Oriente. Abspp: ‘L’equidistanza è ingiusta. Bisogna distinguere tra vittime e carnefici’.

(Adnkronos) Milano, 18 nov. – Sono 50 mila, secondo gli organizzatori le persone che hanno sfilato alla manifestazione organizzata a Milano per la pace in Medio Oriente. Ad aprire il corteo partito dai Bastioni di porta Venezia, i segretari nazionali di Cgil e Cisl, Guglielmo Epifani e Raffaele Bonanni. I due leader sindacali hanno sfilato insieme al popolo della pace che ha aperto il corteo con lo striscione “Palestina, Israele: due stati, due popoli. Stessa dignita’, stessi diritti, stessa sicurezza”. Tante le bandiere della pace sventolate, insieme a palloncini neri con la scritta ‘Sos Gaza’.


 

Tra le tante associazioni e organizzazioni che hanno sfilato a Milano al colorato corteo per la Pace e la Giustizia in Medio Oriente, c’era anche l’Abspp- l’Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese, spesso al centro di attacchi mediatici.

Abbiamo chiesto all’arch. Mohammad Hannoun, presidente dell’associazione che ha sede a Genova, il motivo dell’adesione al corteo milanese, considerato da una parte della sinistra pro-palestinese in competizione e in antitesi con quello di Roma.

“Noi abbiamo aderito alla manifestazione di Roma, ma ci è sembrato importante essere presenti anche a Milano. Innanzitutto, abbiamo accompagnato l’Ambasciatore palestinese in Italia, Sabri Ateya, che ci ha fatto visita a Genova, nella sede della nostra associazione. Poi, volevamo manifestare la nostra solidarietà con il popolo di Palestina. Sapevamo benissimo che questo corteo partiva da una piattafora di “parità” tra Israele e la Palestina, una parità che non esiste realmente a causa di un enorme squilibrio tra le forze, e nella sostanza stessa del conflitto – Israele è l’aggressore, i palestinesi le vittime -; tuttavia, volevamo contribuire a far pesare le ragioni sulla parte palestinese”.

Niente equidistanza, dunque?

“A noi non interessa l’equidistanza: in questo momento bisogna schierarsi con chi subisce le ingiustizie. Trattare nello stesso modo vittima e carnefice è scorretto e inutile. Non porta da nessuna parte. Questa logica contribuisce solo a trascurare i diritti di chi sta soffrendo, cioè la popolazione palestinese. Ecco perché volevamo esserci al corteo, per incoraggiare i presenti a guardare in modo diverso la Questione palestinese. Eravamo in compagnia di molta parte della comunità palestinese di Milano. Erano ben visibili anche le varie altre comunità arabe e islamiche. Ciò che ci ha stupito è che gli organizzatori non abbiano fatto parlare l’ambasciatore palestinese. Questo è uno degli aspetti dell’”equidistanza” che noi non capiamo. In ogni caso, era molto evidente che la gente stava manifestando in segno di solidarietà con il popolo palestinese”.

Lo slogan del corteo era “due popoli, due stati”. E’ d’accordo?

“Ciò che serve oggi è abbattere il Muro, liberare i detenuti, salvaguardare i nostri diritti: questione dei profughi, risoluzioni Onu disattese, stato palestinese autonomo… Se Israele si ritirasse entro i confini del ’67, sarebbe una cosa importantissima: potremmo costruire finalmente uno stato palestinese indipendente su West Bank e Gaza. Poi, una volta ristabiliti e garantiti i nostri diritti, in una situazione di quasi parità, si potrà discutere di tutto il resto. Purtroppo, invece, dal 1990 a oggi ci sono state solo tante inutili trattative senza esiti, ma che hanno portato alla creazione del Muro dell’Apartheid, allo spargimento di tanto sangue palestinese, alla carcerazione di un numero elevatissimo di persone, all’abbattimento di case e edifici pubblici, all’edificazione continua di colonie su terreni espropriati alla popolazione palestinese, e tanto altro ancora. Dove sono i nostri diritti, dunque?”.

Come vede la creazione di un nuovo governo di unità nazionale?

“Se mai riusciranno a metterlo su…con tutte le pressioni statunitensi e israeliane a cui deve rispondere il presidente Abbas…Comunque, noi siamo ottimisti e ci auguriamo che venga annunciato al più presto, e che, come promesso, venga sollevato l’assedio politico ed economico internazionale”.

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