Mille “palestinesi d’Europa” chiedono alle fazioni di porre fine alla divisione

Quds Press. Circa 1.000 personalità palestinesi di tutti i Paesi europei hanno lanciato un appello alle fazioni palestinesi per chiedere la fine dello stato di divisione interna, alla luce dalla pandemia del coronavirus che si è diffusa nel mondo e nei Territori palestinesi occupati.

Secondo l’appello firmato dalle personalità palestinesi, “sono passati 13 anni e la divisione palestinese continua a offuscare gravemente la nostra causa palestinese, prolungandone la tragedia, prosciugandone presente e perdendone il futuro nei labirinti della dispersione”.

I firmatari hanno dichiarato: “Il nostro popolo palestinese ha sofferto e continua a soffrire per le ripercussioni dell’abominevole divisione, che lo costringe a vivere nella sofferenza nata sotto il giogo dell’occupazione e della divisione dei fratelli nella quale vive il popolo palestinese: tragedia che si declina in tutte le sue dimensioni sociali, economiche, politiche e in tutti gli aspetti della vita umana. […] In tredici anni abbiamo assistito all’assedio soffocante di Gaza, a una maggiore ebraicizzazione di Gerusalemme, a un aumento degli avamposti di insediamento in Cisgiordania, a incessanti tentativi di distorsione della definizione di rifugiato, alla cancellazione del diritto al ritorno, all’interruzione del ruolo dell’UNRWA, a un riconoscimento americano di Gerusalemme come capitale dell’entità [sionista NdR] e ad un Accordo del secolo orchestrato dall’imperialismo americano. […] L’Accordo del secolo, che ha calpestato tutti i diritti del popolo palestinese e ne ha minato le speranze, è il risultato dell’assenza di un progetto politico palestinese unificato, che renda la Palestina un giocatore importante, che gestisce fermamente le proprie carte”. 

L’appello prosegue evidenziando la divisione che ha reso i palestinesi  “deboli e sub-rappresentati in vari forum internazionali e di fronte a varie società e industrie nei Paesi arabi ed europei”. La storia della Palestina è lunga: “nonostante abbia subito molti colpi da parte del suo nemico, il popolo palestinese ha dato prova di un’enorme fermezza, però purtroppo, allo stesso tempo, è rimasto intrappolato in assenza di un progetto e si ritrova ogni volta senza alcuna realizzazione politica. […] Ogni volta che i piani e le cospirazioni venivano preparati per il popolo palestinese, venivano stipulati accordi contro di lui, in modo che l’attività nazionale venisse ritardata, che non progredisse, nonostante i grandi sacrifici fatti; tutto ciò appare normale alla luce di una divisione che vincola, appiattisce, ma soprattutto paralizza i passi avanti della Palestina”.

Nell’appello si fa cenno anche alla diffusione dell’epidemia del coronavirus, sottolineando come si siano sovraccaricate ulteriormente le spalle di questo popolo paziente, portando nuove preoccupazioni: il virus costituisce un grande onere per tutti i popoli del mondo, compreso quello palestinese. Si tratta di una nuova e urgente emergenza, che spinge ad accelerare la costruzione di ponti, a restringere le distanze, a unificare e integrare gli sforzi per voltare la pagina della tragica divisione, tornando sul campo dell’azione congiunta e unificata nell’interesse presente e futuro del popolo palestinese.

Davanti a questa circostanza soffocante, che ostacola il progetto nazionale palestinese e ne distrugge gli interessi, i firmatari sottolineano, quindi, alcuni punti principali: sostenere l’unità del popolo palestinese e delle sue forze politiche in tutte le loro direzioni; condannare le politiche di divisione e, ultimo e più importante, avviare un dialogo tra il popolo e le sue forze politiche per risolvere le differenze e i disaccordi. Si invita, quindi, alla ripresa di un dialogo globale che ponga le basi per ripristinare l’unità interna, alla riunificazione delle istituzioni palestinesi, all’opportunità di combattere contro l’occupazione e l’insediamento, e alla resistenza con tutti i mezzi disponibili e possibili che sono garantiti da tutte le leggi, terrene e divine.

E’ stata inoltre auspicata l’attivazione e lo sviluppo delle istituzioni dell’OLP, secondo basi organizzative che garantiscano la partecipazione di tutte le fazioni palestinesi attraverso elezioni globali, alle quali il popolo palestinese possa partecipare sia in patria che dall’estero, in conformità con il sistema elettorale.

Allo stesso modo è stato posto l’accento sulla necessità che il sistema elettorale dedichi il principio del partenariato politico globale a tutte le forze e attività correnti palestinesi, compresi i settori indipendenti, i rappresentanti della società civile, il settore privato e gli attori sociali in tutti i loro diversi orientamenti.

In ultimo, si segnala l’importanza della promozione del lavoro nazionale palestinese all’estero, nei vari forum e piattaforme internazionali, in particolare nel continente europeo; inoltre si sottolinea l’esigenza del suo coinvolgimento nel processo decisionale politico, attraverso la sua partecipazione nei diversi quadri nazionali come parte integrante della formazione palestinese.

Sono state raccolte più di 808 firme, da 19 paesi: Danimarca, Italia, Germania, Spagna, Grecia, Francia, Svezia, Svizzera, Polonia, Paesi Bassi, Belgio, Gran Bretagna, Turchia, Austria, Irlanda, Ucraina, Bulgaria, Norvegia e Russia. L’elenco dei sottoscrittori, fra cui troviamo uomini, donne e giovani, comprende una varietà firme provenienti diverse discipline accademiche, politiche e professionali, professori, accademici, oltre che uomini d’affari, direttori di istituzioni, un gruppo di giuristi, operatori dei media, attivisti politici, ex detenuti e professionisti da tutto il continente europeo. 

Traduzione per InfoPal di Alice Bondì