Il ministro israeliano della Cultura vuole sanzionare la sede del Nakba Film Festival

MEMO. Il ministro israeliano della Cultura e dello Sport Miri Regev ha chiesto al ministro delle Finanze Moshe Kahlon di capire se la Cineteca di Tel Aviv può essere multata per aver organizzato un festival cinematografico sulla Nakba, riferisce Haaretz.

“Mentre Israele festeggia i 70 anni, la Cineteca di Tel Aviv cerca di ricordare e santificare la Nakba. Non finché ci sono io”, ha detto Regev.

Il ministro afferma che organizzare un festival del genere violerebbe la legge Nakba, che, come spiega Haaretz, “è scritta nel bilancio”, “dando così al ministro delle Finanze il potere di trattenere i fondi dalle istituzioni sostenute dal governo qualora essi organizzino eventi che negano il diritto all’esistenza di Israele.

Il giornale aggiunge che Regev ha “chiesto una riunione urgente di un comitato governativo che riveda i reclami contro eventi che potrebbero minare lo stato, i suoi simboli e valori, nella speranza di tagliare i finanziamenti della cineteca per il festival del cinema”.

Il festival è pianificato da Zochrot, un’organizzazione che sensibilizza gli ebrei israeliani sulla Nakba e promuove il ritorno dei rifugiati palestinesi.

Zochrot ha risposto a Regev in una dichiarazione: “Crediamo che senza conoscere e assumersi la responsabilità per gli eventi del 1948 non possiamo raggiungere la pace e l’integrazione in questa regione. È tempo di una riflessione critica sul passato, presente e futuro”.

Secondo Haaretz, “alcuni dei film del prossimo festival erano originariamente programmati per essere proiettati all’Al-Saraya Theater di Jaffa, ma il teatro ha annullato, adducendo i rischi che ciò avrebbe portato al taglio di alcuni dei finanziamenti governativi”.

In precedenza il teatro aveva rischiato di perdere i fondi per aver messo in scena un evento chiamato “Quaderni della prigione” e per aver organizzato una serata in onore di Dareen Tatour, un poeta e cittadino palestinese agli arresti domiciliari accusato di “istigazione” ai social media.

Traduzione di Daniela Caruso