Minorenni palestinesi imprigionati: soggetti a maltrattamenti e a abusi fisici e psicologici di ogni tipo

389095CGerusalemme-Ma’an. Un ragazzino palestinese di 15 anni si è ritrovato con una mano rotta e pesanti lividi dopo essere stato aggredito e arrestato dagli agenti della polizia israeliana sotto copertura nel quartiere Issawiya, nella Gerusalemme Est occupata.

Fadi Rafat al-Issawi è stato arrestato domenica scorsa, quando due agenti della polizia israeliana in borghese si sono fermati per chiedere la direzione a lui e al suo amico Mustafa Abu al-Hummus, prima di essere aggrediti e arrestati dagli stessi per presunto lancio di pietre, secondo quando dichiarato dal membro del comitato di sorveglianza cittadino, Muhammad Abu al-Hummus.

Abu al-Hummus ha riferito a Ma’an che nel corso dell’udienza per i due minori, le autorità israeliane hanno detto che tre auto hanno fatto irruzione nel villaggio e hanno detenuto i due “per limitare episodi di lancio di pietre”.

Fadi è stato mandato a Beit Hanina, un quartiere a nord della sua casa di Issawiya, dove è stato posto agli arresti domiciliari. Non è ancora chiaro con chi alloggi al-Issawi.

La madre di Fadi ha dichiarato a Ma’an che il ragazzino ha sofferto a causa della negligenza medica mentre era trattenuto dalla polizia israeliana, ed è stata portato in ospedale solo alle 23:00, nonostante fosse stato arrestato nel pomeriggio e soffrisse di fratture, lividi e dolore.

La madre ha aggiunto che alla famiglia è stato impedito di visitare Fadi quando sono stati chiamati in ospedale un’ora più tardi. Quando Fadi ha terminato le cure, alle 2:00, è stato fatto entrare in un’auto della polizia, dove è rimasto fino alle 06:00.

Secondo la madre di Fadi, la polizia israeliana non gli ha fornito antidolorifici o antibiotici, come avevano prescritto i medici, e non hanno somministrato le cure nei tre giorni trascorsi nella stazione di polizia del Russian Compound di Gerusalemme e nel centro di detenzione.

Ha aggiunto che la famiglia di Fadi lo ha portato in ospedale, dopo che è stato rilasciato, dove hanno dovuto rifargli il gesso, e i medici hanno detto che la sua mano potrebbe aver bisogno di un intervento chirurgico. I medici hanno anche affermato che Fadi ha subito una micro-frattura al naso e un’infezione alla bocca per essere stato colpito in pieno viso.

Fadi è uno dei cinque giovani palestinesi detenuti domenica scorsa, mentre giorni dopo, altri 52 Palestinesi sono stati arrestati – 11 dei quali minorenni – nei quartieri della Gerusalemme est occupata, con l’accusa di lanciare pietre contro gli israeliani.

Le detenzioni sono la conseguenza degli ultimi arresti e la continua repressione contro i bambini palestinesi da parte della polizia israeliana a Gerusalemme Est. Le comunità palestinesi della città occupata hanno cominciato a sentire l’impatto delle leggi israeliane, emanate ra il 2014 e il 2015, che hanno aumentato le pene per il lancio di pietre e che permettono di condannare a 20 anni se l’intento del danno è provato e a 10 anni se non è provato.

In un rapporto divulgato la settimana scorsa, il gruppo per i diritti Defense for Childrend International – Palestine (DCIP), ha elencato una serie di recenti casi di minori palestinesi a cui sono state inflitte pene che vanno dai 12 ai 39 mesi, con un massimo di tre anni di libertà vigilata.

La portavoce della polizia israeliana, Luba al-Samri, ha affermato in una recente dichiarazione nel mezzo della campagna di arresti di giovani palestinesi, che “alcuni di loro hanno ammesso, durante gli interrogatori, di aver lanciato pietre contro veicoli israeliani e pattuglie della polizia sulle strade a Maale Adumim”, riferendosi ad un vicino insediamento illegale israeliano.

Tuttavia, i diffusi arresti hanno fatto emergere gli abusi ben documentati di bambini palestinesi da parte delle forze israeliane e le dure pratiche di interrogatorio usate per forzare le loro confessioni, che sono stati bersaglio di critiche da parte della comunità internazionale.

Secondo DCIP, nonostante “sulla carta” abbiano più diritti dei bambini palestinesi della Cisgiordania occupata, soggetti ad un sistema di detenzione militare draconiano, in pratica, i minori di Gerusalemme “non godono dei loro diritti sanciti” sotto il sistema giudiziario civile israeliano.

Su 65 casi documentati da DCIP nel 2015, “più di un terzo dei giovani di Gerusalemme sono stati arrestati durante la notte (38,5 per cento), la stragrande maggioranza (87,7 per cento) è stata immobilizzata durante l’arresto, e solo per una piccola minoranza (10,8 per cento) c’è stato un genitore o un avvocato durante l’interrogatorio”.

Secondo le dichiarazioni giurate ottenute da DCIP per il rapporto della scorsa settimana, in cui  documenta i recenti arresti e le condanne dei minori palestinesi per lancio di pietre, due degli adolescenti “avevano sostenuto la loro innocenza e hanno confessato solo dopo aver subito violenze fisiche e psicologiche”.

Uno dei ragazzini ha dichiarato che, mentre era ammanettato, è stato preso a calci e pugni, soffocato, colpito con una porta in pieno viso.

Ayed Abu Eqtaish, direttore responsabile del programma al DCIP, è stato citato nel rapporto per aver affermato: “I cambiamenti del codice penale e degli orientamenti politici dal 2014 sono discriminatori e colpiscono i Palestinesi, in particolare i giovani. Israele è un firmatario della Convenzione dei Diritti del Fanciullo e chiediamo pertanto di riconoscere le sue responsabilità”.

Gli interrogatori dei bambini palestinesi possono durare fino a 90 giorni, secondo il gruppo di diritti dei detenuti Addameer,  in questo periodo, oltre a percosse e minacce, si segnalano spesso casi di violenza sessuale e di confino in isolamento per portarli a confessare, mentre i documenti della confessione che sono costretti a firmare sono scritti in ebraico – lingua che la maggior parte dei bambini palestinesi non parla.

Traduzione di Edy Meroli