Il mio nome è Rachel Corrie

MEMO. Quattordici anni sono passati da quando la ventitreenne Rachel Corrie è stata stata travolta a morte dai bulldozer israeliani a Gaza. Gli attivisti americani, insieme ad altri membri del Movimento Internazionale di Solidarietà (ISM), stavano prendendo parte in azioni dirette e non violente per proteggere l’abitazione di una famiglia palestinese dalla demolizione, quando l’attivista originaria di Washington è stata uccisa.

La sua morte prematura, avvenuta sul valico di Rafah nel 2003, la sua attitudine da spirito libero è stata l’ispirazione per i movimenti di solidarietà internazionali, per la resistenza non violenta così come per scene e libri che celebrano la sua umanità e il suo coraggio.

“Il mio nome è Rachel Corrie”, proiettato al teatro Young Vic di Londra, è basato sulle mail e sui dati raccolti dai diari dell’attivista pro-palestinese, è stato presentato per la prima volta alla Royal Court di Londra nel 2005. I vari pezzi dello show sono stati messi insieme da Alan Rickman e Katharine Viner, ora redattrice al Guardian. Senza destare sorprese, la riproduzione dello show è stata fortemente criticata dai gruppi pro-israeliani. La rabbia per la riproduzione della pièce teatrale ha mosso qualsiasi tipo di controversia, a tal punto che i sostenitori di Israele nel Regno Unito hanno fatto pressione sul teatro Young Vic per aver portato in scena lo show. Il direttore artistico del teatro, David Lan, che è ebreo, è stato costretto a prendere le difese del teatro, affermando: “Gaza è una ferita aperta nel mondo, dalla quale molte persone stanno soffrendo”.

Le organizzazioni pro-israeliane hanno anche minacciato di fare leva finanziaria su 1,7 milioni di sterline di fondi pubblici garantiti allo Young Vic per assicurare che esso assuma una posizione più equilibrata riguardo a Israele. Lan, comunque, ha insistito che le espressioni artistiche sono utili a promuovere il dialogo, dicendo: “Speriamo di incoraggiare il più possibile una discussione su questa terribile situazione e qualsiasi altra cosa che mette le nostre coscienze di fronte a Gaza è da prendere in considerazione”.

A parte il fastidio di avere attivisti pro-israeliani che distribuiscono volantini che macchiano il ricordo di Corrie all’entrata del teatro, lo spettacolo di un’ora e mezza è un’immersione nella memoria di Corrie, un’esperienza indimenticabile. Lo spettacolo si lancia brillantemente attraverso i diari di Corrie dalla sua adolescenza fino al periodo prima della sua morte. Diretto da un vincitore di premi, Josh Roche, e rappresentato splendidamente dall’attore britannico Erin Doherty, gli spettatori sono esposti ad una rappresentazione cruenta della brutalità dell’occupazione israeliana, vista attraverso gli occhi di un’attivista alla ricerca del proprio posto nella vita.

La performance di Doherty, nel ruolo di Corrie, porta alla luce momenti importanti della vita del personaggio che si scontra col suo senso di privilegio in contrasto con l’oltraggio e la povertà che lei vede a Gaza. Se non per altro, lo spettacolo cattura con forza le tensioni segrete di Corrie che sentiva un profondo senso di responsabilità per il supporto incondizionato del suo Stato di appartenenza a Israele.

La pièce stimola sentimenti, data la natura vera di quanto scritto nei diari, che sono utilizzate dall’autore per offrire una rappresentazione onesta dei suoi pensieri e sentimenti, scevri dalle polemiche. Corrie appare profondamente turbata dalla costante disumanizzazione di musulmani e palestinesi; le sue conversazioni con suo padre, che sono incluse nello spettacolo, fanno luce sugli assunti preoccupanti dell’America riguardanti il mondo dopo l’11 settembre.

L’ambientazione aggiunge un pugno allo stomaco allo show e alla performance di Doherty già incredibili; un’ambientazione fatta dei più poveri materiali, pannelli di compensato incolore sul pavimento e sul muro. Il pezzo centrale è un alto stand di legno che rappresenta il muro di separazione eretto da Israele. C’era bisogno di un attore eccezionale, nella parte di un personaggio altrettanto incredibile, per rendere questa esperienza così scioccante.

L’eredità di Rachel Corrie continuerà ad ispirare migliaia di campagne contro l’oppressione politica e questo spettacolo, così il predente, ha sicuramente raggiunto il punto di diventare “la voce politica irreprimibile” della giovane attivista di Olympia.

Traduzione per InfoPal di M.D.F.