Mohammad, l’adolescente bruciato vivo e la doppia morale d’Israele

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Di Sulaiman Hijazi.  Con le lacrime negli occhi e il dolore immenso dentro il cuore, ci hanno raccontato la morte del loro figlio: Mohammad Abu Khdeir.
I genitori di Mohammad iniziano a raccontare la storia: “Dieci giorni prima della morte di nostro figlio ci sono state tante manifestazioni dell’estrema destra e tanti estremisti invocavano la morte degli Arabi. Due giorni prima hanno cercato di rapire un bambino nel nostro quartiere, ma grazie a Dio era riuscito a scappare.
Mohammad era abituato a pregare in moschea e quella mattina stava andando da solo verso la moschea. Nella zona dove abitiamo di solito non ci sono soldati o coloni, ma quel giorno era tutto programmato, perché dopo abbiamo visto nelle telecamere piazzate nel quartiere che questi coloni cercavano un bambino e non un adulto, infatti sono scesi dall’auto due coloni, hanno colpito Mohammad, lo hanno fatto entrare a bordo e lo hanno portato via. Al volante c’era un terzo colono che guidava.
Si sono presi Mohammad, lo hanno torturato, lo hanno coperto di benzina, lo hanno costretto a berla e gli hanno dato fuoco!!!
“Per quattro giorni Israele ha negato la vicenda e solo grazie alle telecamere che ci sono nel quartiere abbiamo visto la scena e li abbiamo denunciati.
Dopo una settimana hanno catturato i tre criminali che hanno confessato e hanno fatto anche vedere come hanno agito quel giorno”.

Se si fosse trattato di palestinesi, Israele avrebbe dato l’ergastolo a tutti e tre, demolito la loro casa e arrestato i parenti, invece quando il criminale è un israeliano cerca in tutti i casi di dire che è uno psicopatico, oppure che soffre mentalmente, quindi torna libero dopo pochi mesi. E sembra che questi tre coloni stiano andando verso questa direzione, perché ci sono state tre udienze dove hanno confessato il crimine, ma il mese scorso hanno negato tutto di nuovo, quindi il giudice sta valutando il tutto e secondo i genitori di Mohammad, questi tre non verranno condannati.
La mamma di Mohammad mi ha detto piangendo: “Lo sai che sono una mamma che ha perso suo figlio, come tante madri palestinesi. Piango sempre quando mi ricordo di Mohammad, perché non lo vedrò più, ma abbiamo deciso di denunciare i coloni sperando che non succederà un altro fatto simile a un’altra famiglia come è successo a noi”.