Mondialisation

DI SILVIA CATTORI
Mondialisation

Il nostro mondo é in pieno imbarbarimento. Ogni giorno ci fornisce delle immagini atroci di bambini e di adulti fatti a pezzi, carbonizzati, ridotti a brandelli dalle terrificanti armi da guerra utilizzate in Irak, in Afghanistan, in Palestina. Queste immagini di bambini coperti dal loro sangue, amputati, che gemono su letti di ospedali che non hanno nulla per curarli, nessuno può accettarle. E tuttavia, molti corrispondenti stranieri presenti sul terreno sembrano non aver nessun problema ad accettare queste immagini. Quasi non ne parlano. Del resto, quando ne parlano, le nostre società “civili” sembrano abituarvisi. Il 29 agosto 2007, un carro armato israeliano ha ucciso selvaggiamente 3 bambini di 9, 10 e 12 anni, lanciando deliberatamente un razzo su di loro [1]. Questo nuovo infanticidio non é stato certamente ripreso dai mass-media dominanti.

Per i mass-media dominanti , così come per l’esercito che si autoproclama “il più morale al mondo”, questi bambini massacrati sembrano far parte della routine. Ogni giorno Israele uccide o ferisce gravemente bambini palestinesi con le armi da guerra. Tutto ciò è sconvolgente. Restiamo atterriti di fronte a questi massacri d’innocenti e siamo sempre più rivoltati dal silenzio e la complicità dei nostri governanti.

Ugualmente rivoltante é l’attitudine di chi, nel proprio sostegno incondizionato ad Israele, s’adopera per dipingere gli Arabi come dei fanatici pericolosi, per impedire che l’opinione su di loro sia più tenera, e presentarli come responsabili di ciò che capita loro. Di fronte a questa situazione, non possiamo rimanere senza reagire, poiché questo equivale a lasciare il campo libero agli impostori che, in ogni paese, s’adoperano per snaturare i fatti al fine di coprire i crimini d’Israele.

Come abbiamo visto in passato con Alain Finkielkraut, al momento dell’assassinio di Mohamed Al-Dura, di 12 anni, [2] e come si vede con Stéphanie Zenati, [3] con l’assassinio, passato inosservato, di Sarah, Mahmoud, Yehya Abu Ghazal, che qui analizziamo.

Ricordiamo i fatti. Il 29 agosto due fratelli, Mahmoud, Yehya Abu Ghazal e una loro cugina Sarah, giocavano in prossimità della casa, al nord della striscia di Gaza, quando dei soldati, nascosti all’interno dei loro carri, hanno sparato deliberatamente contro di loro con il cannone.

Come al solito, per tagliar corto con ogni accusa, e far credere che non c’entravano niente, degli ufficiali israeliani hanno mentito dicendo che avevano “sparato contro postazioni di razzi che puntavano su Israele”, e che “non era escluso che, anche questa volta, i bambini fossero stati colpiti dall’esplosione di Qassams (razzi artigianali) palestinesi”.

La madre della bambina e la madre dei due ragazzi, il cui padre é detenuto in una prigione israeliana dal settembre 2006, sono categoriche! Nessun razzo era stato lanciato durante gli ultimi 9 mesi da questo settore desertico dove Israele ha raso tutto al suolo, e non c’erano lanciatori di razzi in tutta questa zona.

Ecco come Stéphanie Zenati racconta questo massacro di bambini:

“La settimana scorsa, due bambini palestinesi sono morti sotto il tiro di Tsahal. Ne contiamo tre in più questa settimana. E’ senza esitazione che in cambio di qualche shekel (moneta israeliana ndt), le organizzazioni terroriste palestinesi espongono dei bambini ai contrattacchi israelian”.

Stéphanie Zenati si assume quindi la responsabilità della propaganda dell’esercito israeliano che, come si sa, fa sempre ricadere sulle vittime palestinesi la responsabilità dei suoi crimini. La Zenati riferisce “che un gruppo di cinque terroristi che ha puntato i suoi lanciarazzi in direzione d’Israele, é stato identificato”, e che “Gerusalemme ha accusato esplicitamente le organizzazioni terroriste” di “fare un uso cinico dei bambini. Non c’é che da prendersela che con questi mandanti”.

Da notare che, dal titolo, l’articolo riconosce una cosa che Israele non poteva contestare “Tre bambini palestinesi uccisi da Tsahal”. E’ tutta l’abilità della propaganda: giocare sul vero, l’origine del crimine, per far passare successivamente il falso: assolvere i criminali.

Stéphanie Zenati può sempre presentare le sue controverità e lasciar intendere che l’esercito israeliano ha il diritto di difendersi. Lei non può ignorare che l’esercito israeliano non é affatto una forza difensiva ma offensiva, un esercito di colonizzatori, creato nel 1948, non per combattere un altro esercito, ma per combattere un popolo disarmato, terrorizzarlo e cacciarlo per istallarsi sulla sua terra.

Questi bambini sono amati dai propri genitori. E’ scandaloso voler far credere che i Palestinesi se ne servono per attirare “volontariamente i soldati nelle zone abitate in modo che i civili siano colpiti, e che la legittimità israeliana a difendersi sia messa in difetto”. Questi bambini sono vittime, come i loro genitori, di un esercito offensivo, estremamente brutale che, dopo averli cacciati dalle loro case nel 1948, vuole oggi cacciarli dai luoghi dove li ha rinchiusi.

È così che, dalla fine del 2000, unità terroriste dell’esercito israeliano hanno deliberatamente ucciso più di 1.000 bambini palestinesi in queste parti di territorio che Israele ha lasciato loro e che ha totalmente devastato. Oltre a questo, ha ferito più di 20.000 bambini di cui un gran numero é invalido a vita. Stéphanie Zenati non può ignorare questi dati. Lei non può ignorare che i soldati d’Israele hanno l’ordine d’uccidere dei bambini come aveva auspicato il colonnello dell’aviazione, Yiftah Sepctor, nell’ottobre 2003 [4].

Contribuendo, per cercare di preservare l’immagine d’Israele, ad addossare alle vittime palestinesi la responsabilità dei crimini commessi da Tsahal, Stéphanie Zenati partecipa all’epurazione etnica programmata ed incessantemente praticata dai coloni ebrei che sono andati ad istallarsi sulle terre rubate ai Palestinesi. E’ un’attitudine moralmente inaccettabile.

Quando si pensa che, tutti i giorni, delle persone e delle organizzazioni ebree domandano che si riconoscano le vittime ebree del nazismo, nonostante questo riconoscimento sia acquisito, e che, allo stesso tempo, queste stesse persone ed organizzazioni rifiutano di riconoscere lo statuto di vittime ai Palestinesi perseguitati dallo Stato d’Israele, ci si può interrogare sulla loro sincerità e le loro reali intenzioni, quando pretendono di parlare in nome delle vittime ebree.

[1] http://www.ism-suisse.org/news/article.php ?id=7412&type=temoignage&lesujet=Enfants http://electronicintifada.net/v2/article8978.shtml

[2] Alain Fikielkraut non ha mai smesso di pretendere che l’attribuzione dell’esecuzione del bambino ai soldati israeliani è una “menzogna deliberata”.

[3] http://www.guysen.com/articles.php ?sid=6098
Gli organi di disinformazione in favore d’Israele, come guysen.com, sono numerosi. Vedere per esempio: www.debriefing.org, www.menapress.com, www.desinfos.com www.primo-europe.org, www.upjf.org, www.cidinfo.org, www.memri.org

[4] Riportato nell’ottobre 2003 da IPC

Silvia Cattori
Fonte : www.mondialisation.ca
Link : http://www.mondialisation.ca/index.php?context=va&aid=6718
9.09.07

Traduzione per www.comedonchisciotte.org di GIANNI GIULIANI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.