Il mondo resta in silenzio mentre i palestinesi difendono Al-Aqsa

Gerusalemme-Imemc. Venerdì 27 luglio le forze dell’ordine israeliane hanno espulso i fedeli e chiuso la Moschea di al-Aqsa per quattro ore. Almeno 40 palestinesi sono rimasti feriti, 20 di questi sono stati arrestati.

Poliziotti israeliani armati hanno effettuato un raid nella Moschea di al-Aqsa, nella città vecchia di Gerusalemme, dopo le preghiere del 27 luglio 2018. Le forze israeliane hanno cacciato i fedeli con la forza fuori dall’edificio e hanno chiuso le entrate.

Circa 40 palestinesi hanno riportato ferite causate da proiettili di gomma antisommossa, gas lacrimogeni e granate assordanti che le forze dell’ordine israeliane hanno lanciato nel perimetro dell’edificio. La polizia israeliana ha arrestato oltre 20 fedeli palestinesi, tra cui 7 bambini, da quanto riportato dal  Wadi Hilweh Information Center. Testimoni palestinesi e funzionari del Waqf (‘fondazione pia’ islamica) attestano che le forze armate israeliane hanno attaccato i fedeli senza alcuna ragione o preavviso.

Dopo aver espulso i fedeli dalla moschea, le forze dell’ordine hanno sigillato le entrate di al-Aqsa e si sono posizionate di fronte a loro. Figure religiose palestinesi, politici e movimenti locali hanno fatto appello ai palestinesi per continuare le preghiere fuori dalla moschea, fino alla riapertura delle porte. Centinaia di persone si sono radunate, la maggior parte nella piazza di Bab Isba, e insieme hanno iniziato a pregare pacificamente.

In seguito alla protesta pacifica, le forze armate hanno riaperto le porte alla Moschea di al-Aqsa, rimasta chiusa per 4 ore. Centinaia di palestinesi hanno fatto ritorno all’edificio, cantando in coro. Questo sviluppo della vicenda rappresenta una vittoria per il movimento popolare palestinese. Ha ricordato alle persone quanto accaduto l’anno passato, quando le proteste pacifiche palestinesi costrinsero le autorità israeliane a rimuovere i metal detector posizionati intorno ad al-Aqsa.

Il ministro degli Esteri palestinese ha emesso un comunicato che condanna il raid israeliano alla moschea avvenuto venerdì, oltre all’indifferenza della comunità internazionale nei confronti dell’incidente:

“Il ministro degli Affari Esteri e degli Espatriati condanna fermamente l’odioso crimine commesso oggi dalle forze d’occupazione e dalla loro polizia alla Moschea al-Aqsa… Questa aggressione avviene all’interno del contesto di intensificazione dell’occupazione e dei suoi coloni… [il cui obiettivo è] istituire la divisione spaziale e temporale [della Moschea al-Aqsa]. Il silenzio della comunità internazionale sulle violazioni commesse nell’occupazione contro Gerusalemme e i suoi siti sacri islamici, in particolare la Moschea al-Aqsa, ha raggiunto il livello di complicità. Ciò esprime una grave indifferenza da parte della comunità internazionale per le sofferenze della società palestinese”.

Il Waqf giordano è responsabile per il mantenimento dello “status quo” della Moschea al-Aqsa, grazie a un accordo tra Israele e Giordania in seguito all’occupazione di Gerusalemme nel 1967. L’accordo dichiara che al-Aqsa è riservata ai fedeli musulmani, nonostante persone appartenenti ad altre religioni possano visitare il luogo sacro. I palestinesi e i funzionari del Waqf hanno a lungo avvertito che incursioni dei coloni israeliani e della polizia sarebbero stati un passo verso il cambiamento unilaterale dello status quo di al-Aqsa e della Gerusalemme occupata.

Ahmad Jaradat è Coordinatore Senior del Progetto Alternative Information Center.

Traduzione per InfoPal di Giulia Zeppi