Morta una donna a Gaza: ancora vittime per la mancanza di elettricità

Gaza. L'esplosione di una stufa a cherosene ha ucciso ieri una donna del campo profughi di Jabaliya, a nord di Gaza. La donna è stata identificata dal dottor Mu'awiya Hassanein, direttore dei servizi di ambulanza e pronto soccorso della Striscia, con il nome di Amani al-Majdalawi, 23 anni. La giiovane è morta prima di poter essere trasferita in un ospedale israeliano.

“Il continuo peggioramento dei rifornimenti di energia elettrica ha aumentato il ricorso della popolazione a generatori a carburante”, ha ribadito un rapporto settimanale dell'organo dell'Onu per la Protezione dei civili, citando il ferimento di cinque bambini dai 5 ai 15 anni in una casa di Beit Lahiya, causato dall'esplosione di un generatore.

Nel solo mese di marzo, sette persone sono state uccise in simili incidenti causati da bombole del gas, stufe a cherosene e generatori, mentre altri sei casi sono stati registrati tra gennaio e febbraio.

Lo scorso gennaio, in particolare, cinque bambini sono morti per avvelenamento da monossido di carbonio quando il generatore, collocato davanti alla loro stanza, caricato in modo scorretto, si è surriscaldato. 

Secondo l'Ufficio per gli Affari umanitari (OCHA), la produzione della centrale elettrica di Gaza ammontava la scorsa settimana a 30 megawatt, “circa il 38% della sua piena capacità, imponendo dei tagli di 8-12 ore al giorno alla maggioranza della popolazione.”

Un'altra vittima della carenza di energia è Musa Abu Mustafa, 25 anni, ferito gravemente dopo aver acceso un falò fuori da casa sua.

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