Il Cairo – EgyptIndependent. Sabato 2 giugno 2012.
Lo storico processo al deposto presidente egiziano Hosni Mubarak dovrebbe concludersi oggi, quando Ahmed Refaat, presidente della Corte, emetterà una sentenza.
Il processo ebbe inizio nell’agosto 2011 ed è stato aggiornato lo scorso 22 febbraio, quando Refaat ha dichiarato che un verdetto sarebbe stato pronunciato il 2 giugno. L’ex presidente rischiava d’incorrere in una serie di condanne, fino alla pena di morte, per aver concorso ad uccidere dei manifestanti durante le rivolte del gennaio e febbraio dell’anno scorso. Anche il suo ex ministro degli Interni Habib al-‘Adli è accusato degli stessi crimini nello stesso processo. Mubarak, insieme ai suoi figli Gamal e ‘Ala’, è anche perseguito per corruzione, nell’ambito della vendita di terre demaniali a prezzi inferiori agli standard di mercato.
Il processo si sta svolgendo all’Accademia di polizia, nel Quinto Assembramento, alla periferia est del Cairo.
12:25: anche Gamal e ‘Ala’ Mubarak sono stati riportati nella prigione di Tora, pur essendo stati assolti dalle accuse di corruzione nel verdetto di oggi. I due stanno comunque affrontando ancora le accuse di manipolazione del mercato finanziario.
12.00: il Pubblico ministero ha ordinato che Mubarak venga mandato nella prigione di massima sicurezza di Tora. La televisione di stato ha riferito che un elicottero con a bordo l’ex presidente è già arrivato nei pressi della struttura.
Il primo avvocato difensore di Mubarak, Farid ad-Dib, ha affermato che ha fatto ricorso contro la sentenza e che la sottoporrà alla Corte di cassazione. Ad-Dib ha precisato che vi sono stati degli errori riguardo alle motivazioni fornite dal giudice.
11.00: reazioni miste fuori dall’aula. Alcune delle famiglie dei martiri sono felici e cantano: “Siamo stati risarciti!” Altri, tuttavia, continuano a chiedere l’esecuzione dell’ex presidente e di ‘Adli. San’a’ Sa’id, il cui figlio Mo’izz as-Sayyed fu colpito a morte da un proiettile in piazza Tahrir, grida: “[Mubarak] deve morire, come mio figlio. Vogliamo la condanna a morte. Lo lasceranno evadere. Non c’è giustizia in questo paese”.
Mustafa Muhammad Mursi, anche lui padre di una delle vittime della repressione durante la sommossa, assicura che scoppierà un’altra rivoluzione finché Mubarak non verrà giustiziato. “Ci prendono in giro”, dice.
Mona Gaber, madre del martire Muhammad Mustafa, conferma: “Vogliamo la condanna a morte. Lo lasceranno uscire dopo cinque anni. Non lo voglio vivo.”
10.40: all’esterno dell’aula si sono scontrate le famiglie dei martiri e le forze della sicurezza centrale. Non è chiara la causa dei disordini.
10.30: gli avvocati che rappresentano le famiglie dei martiri esplodono in una protesta all’interno del tribunale, indignati per il fatto che i vice dell’ex ministro degli Interni Habib al-‘Adli sono sfuggiti alla condanna. Cantano: “Il popolo vuole pulizia nella magistratura!” e “Illegittimo!”. Scoppia una rissa in aula.
10:25: Mubarak e al’Adli sono condannati a 25 anni di carcere per aver concorso ad uccidere dei manifestanti: si tratta del massimo di pena carceraria previsto dalla legge egiziana.
Gli ex vice di al-‘Adli sono stati tutti assolti. Si tratta del gen. Ahmed Mohamed Ramzi ‘Abd ar-Rashid, ex Primo assistente del ministro per le Forze di sicurezza centrali; gen. ‘Adli Mustafa Fayed, ex Primo assistente per la Pubblica sicurezza; gen. Hasan ‘Abd ar-Rahman, ex Primo assistente per l’Agenzia per la sicurezza di stato; gen. Esma’il ash-Sha’er, ex presidente del Consiglio direttivo della sicurezza al Cairo; gen. Usama al-Marassi, ex presidente del Consiglio direttivo della sicurezza a Giza; gen. ‘Umar al-Farmawi, ex presidente del Consiglio direttivo della sicurezza nel quartiere 6 Ottobre, al Cairo.
L’ex presidente e i suoi due figli sono stati inoltre assolti da tutte le accuse per crimini finanziari, essendo passati 10 anni da quando questi furono commessi.
10.15: dopo un preambolo emozionato, il giudice assicura che la sua decisione si basa su considerazioni giuste. Precisa che la corte ha tenuto quarantanove udienze, deliberato per 250 ore e rivisto 60.000 pagine di prove.
10.05: il giudice Refaat legge la sua dichiarazione di apertura. Dopo aver assicurato di aver studiato a fondo le prove, loda la rivoluzione del 25 gennaio, descrivendola come una nuova alba per l’Egitto e la fine di trent’anni di tempi bui. Prosegue elencando i danni del regime di Mubarak, in particolare il mancato soddisfacimento delle esigenze economiche degli egiziani. Passa quindi ad elogiare i manifestanti che scesero in piazza.
10.00: il giudice Refaat dà inizio alla seduta, chiedendo il silenzio. Minaccia d’interrompere qualora vi fossero disturbi.
9.58: Mubarak e gli altri imputati sono giunti nella loro cella. Cosa tipica dell’intero processo, l’ex presidente è disteso su una barella e indossa occhiali da sole scuri. Recenti notizie riportate da media locali e internazionali riferiscono però che Mubarak è in buona salute, citando quanto riferito dai medici dell’ospedale dov’è attualmente ricoverato.
9.50: i parenti dei martiri uccisi durante i diciotto giorni di rivolta reggono alcune foto dei defunti mostrandole all’interno dell’aula. Le famiglie hanno intentato una causa civile contro Mubarak e gli altri imputati in un processo parallelo.
9.30: l’elicottero che trasporta l’ex presidente arriva all’Accademia di polizia. Al-‘Adli, Gamal, ‘Ala’ e gli altri imputati sono già in aula, dove resteranno dietro le sbarre durante la lettura della sentenza.
9.20: il giudice Refaat entra in aula. L’ex presidente, che sarà fatto arrivare in elicottero, non è ancora giunto a destinazione.
9.00: la seduta comincerà a momenti. Ingenti forze di sicurezza sono dispiegate fuori dall’Accademia di polizia. I parenti delle vittime si sono radunati fuori, ansiosi di conoscere il verdetto.
Press Tv. Venerdì 1° giugno 2012
Gli egiziani sono scesi in piazza per chiedere la squalifica dell’ex primo ministro Ahmad Shafiq dall’imminente ballottaggio per l’elezione del presidente.
Migliaia di manifestanti si sono radunati ieri in varie città dell’Egitto per opporsi ad alta voce all’idea che il primo presidente del dopo-rivoluzione sia un retaggio del precedente regime: lo ha riportato l’Associated Press.
Shafiq occupò la carica di primo ministro durante gli ultimi giorni dell’ex dittatore, prima che questi venisse destituito dalla rivolta popolare del febbraio 2011.
Nella dimostrazione col maggior numero di partecipanti, almeno 7.000 persone hanno manifestato nella città portuale di Alessandria. Molti reggevano bandiere egiziane, altri invece le loro scarpe, per protestare contro l’alleato di Mubarak.
Cortei più piccoli ma con le stesse motivazioni hanno dimostrato al Cairo, Port Said, Suez, Sinai del Nord e in altre regioni.
Le proteste hanno avuto luogo in vista della chiamata alle urne il 16 e 17 di questo mese, per un ballottaggio che vedrà correre per la presidenza Shafiq e il candidato dei Fratelli musulmani, Muhammad Mursi.
Quest’ultimo ha raccolto più del 24% dei voti nel primo turno delle elezioni, svoltosi a maggio, mentre Shafiq seguiva al secondo posto con più del 23%.
Il premier dell’era di Mubarak corre ora il rischio di essere escluso dal ballottaggio, se il parlamento approverà un decreto che vieti agli ex membri del passato regime di assumere cariche politiche.
La “Legge sulla privazione politica dei diritti civili” è attualmente all’esame della Corte costituzionale suprema, ed il verdetto è previsto per il 12 giugno.
Se Shafiq verrà squalificato, Mursi dovrà affrontare l’ex deputato Hamdin Sabahi, giunto terzo al primo turno elettorale.